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La rivincita della terapia ormonale sostitutiva – Parte 5: che cosa dice veramente la Women's Health Initiative (WHI)

La rivincita della terapia ormonale sostitutiva – Parte 5: che cosa dice veramente la Women's Health Initiative (WHI)

17/01/2013

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano
Conferenza stampa tenuta dalla professoressa Graziottin il 24 ottobre 2012 a Milano

Sintesi del video e punti chiave

Nelle precedenti parti della conferenza stampa abbiamo visto come tutti i più importanti studi clinici osservazionali e trial randomizzati confermino che una terapia ormonale su misura, iniziata subito dopo la menopausa, riduce in misura significativa il rischio cardiovascolare, e tanto più in giovane età, nelle donne isterectomizzate. E abbiamo spiegato come il correlato biologico di questi dati sia l’invecchiamento vascolare, in cui l’infiammazione gioca un ruolo decisivo: la carenza di estrogeni accelera questo processo, mentre la terapia ormonale lo rallenta, riducendo l’infiammazione, purché sia iniziata al più presto dopo il termine della vita fertile.
A questo punto è interessante chiedersi perché la Women’s Health Initiative (WHI), studio condotto negli Stati Uniti a partire dal 1991, abbia tanto spaventato il mondo, scatenando un movimento di opinione senza precedenti contro l’uso degli ormoni. In realtà, in quella che nella scorsa puntata abbiamo definito “finestra di opportunità” terapeutica, la WHI ha prodotto risultati non dissimili dallo studio danese di Schierbeck e collaboratori, e da tanti altri. Ma il razionale dell’indagine, le modalità di campionamento, il tipo di ormoni utilizzati nella sperimentazione e la tardiva correzione delle primissime e allarmanti interpretazioni dei dati hanno condizionato per un decennio la visione della terapia sostitutiva e recato un danno obiettivo alle donne che avrebbero potuto assumerla non solo senza rischi, ma anche con consistenti benefici per la salute.
Come è stata condotta la WHI rispetto ad altre analoghe indagini? Che cosa dice realmente sui rischi di carcinoma della mammella e di accidenti cardiovascolari, quando la terapia sia correttamente utilizzata?
Nella quinta parte della conferenza stampa, la professoressa Graziottin illustra:
- le differenze di campionamento fra la WHI e il Nurse Health Study, che hanno portato – nel primo – ad attribuire agli ormoni una pericolosità che era invece riconducibile al ritardo terapeutico (e quindi all’età) e agli stili di vita (fumo e peso, in primis);
- come inoltre la WHI abbia studiato gli effetti della terapia su donne completamente asintomatiche, il che è l’opposto di quanto si dovrebbe fare quando si analizzino i benefici e gli effetti collaterali di un farmaco;
- il tipo di ormoni utilizzati nella WHI e nello studio di Schierbeck e collaboratori;
- come è cambiata l’interpretazione dei dati della WHI con il passare degli anni, passando da un allarmismo generalizzato in ambito cardiovascolare, nel 2002, all’ammissione che – all’interno della finestra di opportunità – i rischi in realtà si riducono, nel 2007;
- come anche secondo la WHI il rispetto della finestra di opportunità non modifichi in misura statisticamente significativa il rischio di carcinoma della mammella, riduca in modo consistente il rischio di cancro del colon (meno 44%) e, nelle donne isterectomizzate, protegga dagli eventi coronarici e dall’infarto miocardico.

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Per approfondire

Schierbeck LL, Rejnmark L, Tofteng CL, Stilgren L, Eiken P, Mosekilde L, Køber L, Jensen JE.
Effect of hormone replacement therapy on cardiovascular events in recently postmenopausal women: randomised trial
BMJ. 2012 Oct 9; 345: e6409. doi: 10.1136/bmj.e6409

Parole chiave:
Apparato e patologie cardiovascolari Carcinoma mammario Menopausa e premenopausa Stili di vita Terapia ormonale sostitutiva

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