Sintesi dell'intervista e punti chiave
Perché è biologicamente possibile una contraccezione “di emergenza”, ossia attuata dopo il rapporto? Quali sono i metodi più diffusi? A quali rischi ci si espone con un rapporto non protetto? E’ vero che il profilattico dovrebbe sempre essere usato, anche se la ragazza adotta un contraccettivo sicuro?
In questa intervista illustriamo:
- come il meccanismo fisiologico della fecondazione e la possibilità degli spermatozoi di sopravvivere a lungo nella tuba, in attesa della maturazione dell’ovocita, rendano possibile un intervento a posteriori che scongiuri l’effettivo concepimento, agendo quindi come un vero e proprio contraccettivo;
- le caratteristiche della prima “pillola del giorno dopo” sviluppata negli anni Settanta;
- i metodi utilizzati oggi: progestinico ad alte dosi (levonorgestrel), somministrato in pillole (la soluzione preferita in Italia) o tramite spirale; pillola al mifepristone, o RU486, che però nel nostro Paese è approvata solo come farmaco abortivo di uso ospedaliero;
- come un rapporto non protetto esponga non solo alle gravidanze indesiderate, ma anche alle malattie sessualmente trasmesse (come la Chlamydia, l’AIDS e le infezioni da Papillomavirus), oggi in netto aumento;
- come il 50% circa dei concepimenti siano accidentali, e come nella metà di questi casi la donna finisca per scegliere l’interruzione volontaria della gravidanza: un esito comunque drammatico, che si potrebbe evitare con una contraccezione sicura;
- i dati di vendita dei profilattici, che confermano l’insufficiente assunzione di responsabilità dell’uomo e della coppia nei confronti della protezione dalle malattie sessualmente trasmesse e dai concepimenti non desiderati.
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Parole chiave:
Pillola del giorno dopo