Gli effetti dannosi di questa bevanda dipendono direttamente dalla concentrazione di alcol nel sangue (“alcolemia”): più è alta, maggiori sono gli effetti, sia in acuto, subito dopo l’assunzione, sia in cronico, nel tempo, per gli effetti sommatori delle ripetute ondate di alcol che si riversano sul cervello e su tutti i tessuti.
L’alcolemia dipende sia da quanto alcol ingeriamo, sia da come beviamo. Gli effetti negativi sono associati a tre situazioni: bere troppo, bere troppo spesso e bere troppo velocemente. Ancor peggio se il bere non si accompagna al cibo, o quasi. In questo senso l’“happy hour” alcolica è pericolosissima: il “social drinking”, il bere in compagnia, aumenta l’accettabilità sociale del bere, ne potenzia gli effetti euforizzanti e facilitanti dei rapporti interpersonali (perché disinibisce e rende “più simpatici”) e ne silenzia i rischi, per la salute ma anche per la vita sessuale. Con rischi maggiori nella donna.
La vulnerabilità femminile è spiegabile da differenze fisiche legate a:
1. diversa struttura corporea rispetto all’uomo. La donna è generalmente più piccola rispetto al partner e ha fisiologicamente più tessuto grasso. L’alcol diffonde meno nei tessuti e, a parità di alcol ingerito, l’alcolemia della donna è più alta;
2. diversa attività degli enzimi (“alcol-deidrogenasi”), ossia delle proteine che metabolizzano l’alcol e lo eliminano. Nelle donne l’attività di questi “neutralizzatori” è nettamente più bassa rispetto ai maschi;
3. diverso profilo ormonale: gli estrogeni sembrano aumentare la sensibilità del fegato al danno da alcol, soprattutto in fase premestruale (quando le donne tendono a bere di più per combattere sindrome premestruale e depressione).
L’alcol danneggia anche il cervello: colpisce le cellule nervose della corteccia frontale, che coordina emozioni, motivazioni e decisioni, e dell’ippocampo, area centrale dell’apprendimento e della memoria.
Perché il binomio alcol e sesso è più pericoloso nell’adolescenza? Perché quest’età presenta una maggiore plasticità del cervello che lo rende più sensibile a rendere permanenti i comportamenti “abbinati” che il soggetto vive, se sono premiati da un picco di piacere. Se il ragazzo beve per ridurre l’ansia da prestazione e questo gli consente di durare un po’ di più, tenderà a far sesso solo dopo aver bevuto (lo fa il 41% dei ragazzi che ha la sensazione di durare troppo poco). Il premio di piacere (“principio di ricompensa”) tende a consolidare le basi biologiche che sottendono il binomio alcol-sesso, fino a renderlo (quasi) inscindibile. Se la ragazza tende ad usare l’alcol per sentirsi più disinibita e capace quindi di arrivare all’orgasmo, tenderà a bere sempre, prima di farlo. E’ come se si creassero dei circuiti neuronali rigidi, come i binari del treno, su cui il comportamento viaggia poi in modo (quasi) obbligato. Dico “quasi” perché plasticità significa anche duttilità e possibilità di cambiamento. Possibilità tuttavia sempre più rara quanto più a lungo il binomio alcol-sesso è stato utilizzato e si è radicato nel cervello e nei vissuti affettivi.
Il prezzo in salute è enorme: per lui, che vedrà la qualità dell’erotismo impoverirsi e complicarsi da problemi di erezione. Per lei, perché sono in agguato malattie sessualmente trasmesse e gravidanze indesiderate: la donna sotto effetto dell’alcol ha infatti minore capacità di autoprotezione, di richiedere l’uso del profilattico, di sottrarsi ad “avance” indesiderate, di riconoscere situazioni e persone pericolose, per cui resta più spesso vittima di abusi e molestie, individuali e di gruppo. Per entrambi, perché, dopo l’amore, rischiano incidenti alla guida, anche fatali.
Molte ragioni per aumentare l’impegno educativo sui rischi dell’alcol, a casa e a scuola, e incoraggiare i genitori a vigilare di più sulla salute, sessuale e non, dei loro figli.
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