Perché l’amore è sempre più fragile ed effimero? Innanzitutto perché sono cambiate le priorità: l’“io” è più importante del “noi”. Il diritto alla felicità è più forte dei doveri che il vivere in coppia comporta. E se “io” e “noi” sono in conflitto, oggi vince l’io, ieri vinceva il noi. L’unica certezza è l’Io, in una società dove aumentano i single, sempre più connessi e sempre più soli, che s’incontrano a volte solo per far sesso. L’istinto, l’impulsività nel seguire l’attrazione fisica, hanno la priorità sulla componente romantica, affettiva, amicale, progettuale. Questione di odore e di pelle, questione di feromoni e di sistema immunitario. Ricerche condotte da C. Larson e collaboratori dell’Università di California hanno dimostrato che più piace l’odore di pelle, più i sistemi immunitari dei due partner sono diversi, maggiore è l’attrazione fisica e maggiore è la probabilità di avere figli più vitali. Di converso, più i geni compresi nel sistema immunitario (Sistema Maggiore di Istocompatibilità, Major Histocompatibility Complex, MHC) sono simili tra i due partner della coppia, minore è l’attrazione di pelle (“ci vogliamo tanto bene ma io ho sempre poco desiderio, poca voglia di far l’amore”), più le donne mostrano una minore responsività sessuale nel tempo, un aumento di partner al di fuori della coppia stabile e, all’ovulazione, una maggiore attrazione verso uomini diversi dal partner abituale con cui si condividono troppe somiglianze genetiche. E tuttavia, se la questione è biologica e quindi millenaria, perché lo scenario dell’amore sta cambiando?
Uomini e donne sentono entrambi la potenza del biologico. Ma nei millenni (e tutt’ora in molte realtà) il contesto sociale, religioso, economico e culturale ha consentito comportamenti opposti. Con uomini molto promiscui (con eccezioni ispirate da norme religiose), e donne monogame o quasi per dipendenza economica, feroce controllo sociale, stigmatizzazioni (la lettera scarlatta…) e punizioni anche mortali. Nella donna, ci sono due criteri di scelta del partner: attrattività fisica da un lato, capacità di provvedere e aver cura di lei e dei figli dall’altro. La dipendenza economica della donna era un fattore formidabile di stabilità (che non è sinonimo di felicità) e di opzione per la scelta di partner protettivi, anche economicamente sicuri. Ora che la donna è indipendente, guadagna e ai figli può anche provvedere da sé domina sempre più anche in lei la scelta di attrattività sessuale, molto più potente ma anche effimera. Oggi la ricerca dell’amore passione, acceso da un’attrazione fisica travolgente, è la priorità di chi è giovane, di chi si sente giovane e di chi sente l’innamoramento come la più piacevole “autoterapia” antidepressiva. E’ venuta meno la grande forza stabilizzatrice delle famiglie che è stato il cattolicesimo, che nell’ottica della fede, del sacrificio (spesso più femminile), del perdono, della pazienza, della prudenza e della sopportazione ha aiutato molte coppie a superare crisi anche profonde dando un senso positivo e forte all’energia dedicata alla ricomposizione di piccole e grandi fratture affettive. Dall’economia del risparmio e del rammendo, anche affettivo, si è passati all’economia dello spreco, dell’usa e getta. E’ cambiato il senso del tempo: ieri “si stava insieme finché morte non ci separi”, oggi “finché dura”. L’amore è sempre più fragile ed effimero. Il segreto della capacità di amare a lungo, da adulti, sta (anche) nell’aver imparato e vissuto bene l’alfabeto dell’amore da bambini. Oltre che nella fortuna di trovare una persona chimicamente ed affettivamente “giusta”. Ma con coppie e famiglie sempre più lacerate e distratte, anche il linguaggio dell’amore e l’arte di amare si stanno perdendo. Ci servirà un’archeologia dell’amore?
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