“Gentile professoressa, ho 52 anni e sono felicemente sposato, ma un mese fa mi è stato diagnosticato un tumore alla prostata. Dovrò operarmi, e questo mi preoccupa molto. L’intervento avrà ripercussioni sulla mia sessualità? Che cosa dobbiamo aspettarci, io e mia moglie? E cosa dovrò fare, durante la convalescenza? Grazie di cuore per i consigli che vorrà darmi”.
Massimo L. (Torino)
Massimo L. (Torino)
Gentile Massimo, come tutte le forme di tumore, anche il cancro alla prostata richiede terapie che, seppure efficaci, possono avere ripercussioni sulla qualità della vita. Il primo impatto del tumore è esistenziale: una diagnosi di questo tipo scatena angoscia, paura, a volte disperazione, ma anche rabbia e senso di solitudine. E’ importantissimo, in questa fase, saper fare quadrato con le persone amate, per non perdere la fiducia nel futuro e mantenere un atteggiamento positivo verso le terapie. Dalla sua lettera traspare un rapporto molto positivo con sua moglie: sarà questa la sua prima “riserva” di energia nei momenti difficili che precederanno l’operazione e accompagneranno la convalescenza.
Che cosa succede alla sessualità quando ci si ammala di un tumore di questo tipo?
La vulnerabilità della funzione sessuale è correlata:
- allo stadio del tumore e al tipo di trattamento, conservativo o radicale;
- all’eventuale ricorso alla chemioterapia o alla radioterapia;
- all’età e al carattere del paziente;
- alla qualità delle cure mediche e del supporto familiare;
- alla presenza o meno di recidive.
L’intervento chirurgico radicale può portare alla lesione dei nervi che coordinano l’erezione, con un deficit funzionale che varia dal 20 al 90%: una variabilità che dipende della corretta esecuzione del “nerve sparing”, che permette di risparmiare i nervi da cui dipende proprio l’erezione.
- allo stadio del tumore e al tipo di trattamento, conservativo o radicale;
- all’eventuale ricorso alla chemioterapia o alla radioterapia;
- all’età e al carattere del paziente;
- alla qualità delle cure mediche e del supporto familiare;
- alla presenza o meno di recidive.
L’intervento chirurgico radicale può portare alla lesione dei nervi che coordinano l’erezione, con un deficit funzionale che varia dal 20 al 90%: una variabilità che dipende della corretta esecuzione del “nerve sparing”, che permette di risparmiare i nervi da cui dipende proprio l’erezione.
Il "nerve sparing" mette al sicuro da brutte sorprese?
Non del tutto, nel senso che non garantisce a priori un’erezione perfetta. Molto dipende anche:
- dall’età al momento della diagnosi: prima dei 60 anni, l’80% degli uomini può recuperare una buona erezione; ma questa percentuale scende al 30% sopra i 70;
- dalla qualità dell’erezione prima dell’intervento: se c’erano già problemi prima, è molto probabile che l’operazione peggiori ulteriormente il quadro;
- da altri eventuali problemi di salute: il diabete, l’ipertensione, il sovrappeso, per non parlare del fumo e dell’alcol, sono nemici giurati della funzione sessuale e tendono ad aggravare il rischio legato all’operazione in sé.
L’erezione può poi essere compromessa anche da fattori non direttamente sessuali, ma sempre determinati dal tumore, come la debolezza generale, la carenza di sonno, lo scarso appetito e soprattutto la depressione più o meno marcata.
- dall’età al momento della diagnosi: prima dei 60 anni, l’80% degli uomini può recuperare una buona erezione; ma questa percentuale scende al 30% sopra i 70;
- dalla qualità dell’erezione prima dell’intervento: se c’erano già problemi prima, è molto probabile che l’operazione peggiori ulteriormente il quadro;
- da altri eventuali problemi di salute: il diabete, l’ipertensione, il sovrappeso, per non parlare del fumo e dell’alcol, sono nemici giurati della funzione sessuale e tendono ad aggravare il rischio legato all’operazione in sé.
L’erezione può poi essere compromessa anche da fattori non direttamente sessuali, ma sempre determinati dal tumore, come la debolezza generale, la carenza di sonno, lo scarso appetito e soprattutto la depressione più o meno marcata.
Quanto tempo ci vuole per ritrovare un'erezione valida?
Dai 6 ai 36 mesi, e questo anche se l’intervento è stato chirurgicamente impeccabile: si tratta quindi di una convalescenza lunga e difficile, che può mettere alla prova molti uomini e molte coppie.
Come potrò renderla meno faticosa e più produttiva?
Essenzialmente in due modi. Innanzitutto assumendo, sotto controllo medico, un farmaco vasoattivo che favorisca biologicamente l’erezione: appartengono a questa categoria gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5, come il sildenafil, il tadalafil e il vardenafil. Quest’ultimo può essere assunto anche per via sublinguale, una modalità che ne accelera gli effetti. Il secondo modo pertiene al rapporto di coppia, e qui torno a sottolineare l’importanza fondamentale dell’amore che la lega a sua moglie: cercare di ristabilire insieme un’intimità soddisfacente, fatta di desiderio ma anche di gesti affettuosi, aiuterà certamente il recupero di una buona funzionalità, soprattutto se in parallelo assumerà – come dicevo – i giusti farmaci.
Riassumendo: non si abbatta e cerchi di mantenere un atteggiamento positivo. Di tumore alla prostata oggi si guarisce bene, se l’operazione è tempestiva e le cure adeguate. E, ferme restando le condizioni di cui le ho parlato, anche la funzione sessuale può tornare a livelli soddisfacenti. Sono certa che l’amore di sua moglie l’accompagnerà in questo cammino difficile. Se ritiene, torni a darci sue notizie: l’aspettiamo con fiducia!
Riassumendo: non si abbatta e cerchi di mantenere un atteggiamento positivo. Di tumore alla prostata oggi si guarisce bene, se l’operazione è tempestiva e le cure adeguate. E, ferme restando le condizioni di cui le ho parlato, anche la funzione sessuale può tornare a livelli soddisfacenti. Sono certa che l’amore di sua moglie l’accompagnerà in questo cammino difficile. Se ritiene, torni a darci sue notizie: l’aspettiamo con fiducia!
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