Chirurgia estetica sì o no? La tentazione è forte, perché invecchiare fa paura. Oggi più di ieri. Il crescere ramificato delle rughe attorno agli occhi e alla bocca, l’appesantirsi e l’intristirsi dell’immagine allo specchio ci ruba una smorfia di irritazione e di malinconia, ogni mattina, quando lo specchio ci rimanda impietoso l’immagine assonnata e appesantita dagli anni. Quell’immagine che si incrina è più disturbante per la donna, ancor più se bella. Perché gli anni le rubano quello che spesso è stato il pilastro capitale della sua autostima, dell’ammirazione sociale che è riuscita ad avere nel piccolo o grande mondo della sua vita. I quarant’anni – nel mezzo del cammin di nostra vita – sono il giro di boa che segna l’aumento vertiginoso delle richieste di interventi estetici al viso. Un’età vulnerabile, oggi più di ieri. Eppure già Shakespeare colse questo momento di vulnerabilità universale quando scrisse, in un magistrale sonetto: “Quando quaranta inverni cingeranno d’assedio la tua fronte, e scaveranno nella bellezza tua trincee profonde...” .
Allora, l’unica risposta agli insulti del tempo, il prolungamento di giovinezza, stava nella continuità della vita attraverso i figli. Oggi invece c’è una forte possibilità di diluire l’effetto del tempo, attraverso la prevenzione. Iniziando con il limitare la passione per l’abbronzatura, mentre va eliminato totalmente il fumo, che distrugge la pelle. Un’alimentazione di qualità, un giusto sonno e il quotidiano movimento fisico fanno il resto, sciogliendo quelle tensioni che segnano un viso – e malamente – anche e più del passare degli anni. Creme e cure estetiche ammorbidiscono l’impatto del tempo. Dopo la menopausa, un’appropriata terapia ormonale sostitutiva, se non esistono controindicazioni, nutre la pelle in profondità. E tuttavia, per molte donne non basta. Vogliono e rincorrono l’intervento che magicamente tolga dieci o vent’anni in un sol colpo. Per molte, un’illusione pagata al prezzo di una faccia di plastica.
E allora, chirurgia cosmetica al volto, sì o no? Direi piuttosto, quando, come e perché farla. Di certo no, quando la motivazione profonda viene da un problema interiore più sostanziale, a cui il bisturi non può certo porre rimedio. Quando la donna, intorno – o anche prima – dei quarant’anni, non si sente più amata, visibile, desiderata. E allora pensa: “Se fossi più bella, se sembrassi più giovane, allora sì, piacerei ancora, potrei ancora suscitare una passione d’amore”. Errore. Nessun chirurgo estetico può riparare una ferita al cuore – qual è la paura di non essere più amata – anche se un intervento ben riuscito può appagare il narcisismo della donna, confermato dai commenti positivi di chi, come lei, pensa che l’immagine esteriore sia tutto. Col rischio, tuttavia, sotto gli occhi di ciascuno: che per un viso ben ritoccato ce ne sono dieci che diventano poco credibili, se non delle caricature, per i labbroni sproporzionati, gli occhi tirati, gli zigomi gonfi, e il patetico sovraccarico dei segnali di attrazione sessuale.
Sì invece al piccolo aiuto, credibile, fatto rispettando l’armonia del viso e l’unicità dei suoi tratti. Fatto rispettando anche la verità dei piccoli segni che la vita ha scritto su ogni nostro volto, attraverso il sorriso e il pianto, l’amore e il dolore, la tristezza e la gioia, la sconfitta e la speranza. Il fascino di una donna, ad ogni età, è per fortuna altro dal numero delle sue rughe. La giusta cura di sé, che dice anche il rispetto e l’amore per il proprio corpo e per gli altri, è positiva. E un chirurgo estetico e un dermatologo di qualità possono senz’altro aiutare la donna in questa ricerca di armonia. Di armonia tra l’età vera che si sente dentro, e l’età scritta sul suo volto e sul suo corpo. Un’armonia tanto più profonda, e seducente, quanto più si radica nella consapevolezza del tempo e della propria storia, nell’ammorbidirsi dei furori della giovinezza, nella dolcezza pacificata con cui una donna sa gustarsi il tempo, e il gioco della vita, con intatto entusiasmo ma maggiore misura di gesti e più profonde risonanze interiori.
Sì, invecchiare fa paura. E tuttavia è possibile essere amici del tempo che passa, se sappiamo abitarlo con pienezza, invece che combatterlo con strategie illusorie, che ne negano la verità e l’ineludibilità. Soprattutto, che spostano il problema sulla superficie del volto, come se davvero l’immagine fosse tutto quel che conta per essere felici e vivere con pienezza. Rischiando di smarrire la maggiore possibilità di qualità di vita che ognuno di noi ha, in ogni stagione, quando sa mantenere armoniosa la musica che unisce il tempo del volto col tempo del cuore.
Allora, l’unica risposta agli insulti del tempo, il prolungamento di giovinezza, stava nella continuità della vita attraverso i figli. Oggi invece c’è una forte possibilità di diluire l’effetto del tempo, attraverso la prevenzione. Iniziando con il limitare la passione per l’abbronzatura, mentre va eliminato totalmente il fumo, che distrugge la pelle. Un’alimentazione di qualità, un giusto sonno e il quotidiano movimento fisico fanno il resto, sciogliendo quelle tensioni che segnano un viso – e malamente – anche e più del passare degli anni. Creme e cure estetiche ammorbidiscono l’impatto del tempo. Dopo la menopausa, un’appropriata terapia ormonale sostitutiva, se non esistono controindicazioni, nutre la pelle in profondità. E tuttavia, per molte donne non basta. Vogliono e rincorrono l’intervento che magicamente tolga dieci o vent’anni in un sol colpo. Per molte, un’illusione pagata al prezzo di una faccia di plastica.
E allora, chirurgia cosmetica al volto, sì o no? Direi piuttosto, quando, come e perché farla. Di certo no, quando la motivazione profonda viene da un problema interiore più sostanziale, a cui il bisturi non può certo porre rimedio. Quando la donna, intorno – o anche prima – dei quarant’anni, non si sente più amata, visibile, desiderata. E allora pensa: “Se fossi più bella, se sembrassi più giovane, allora sì, piacerei ancora, potrei ancora suscitare una passione d’amore”. Errore. Nessun chirurgo estetico può riparare una ferita al cuore – qual è la paura di non essere più amata – anche se un intervento ben riuscito può appagare il narcisismo della donna, confermato dai commenti positivi di chi, come lei, pensa che l’immagine esteriore sia tutto. Col rischio, tuttavia, sotto gli occhi di ciascuno: che per un viso ben ritoccato ce ne sono dieci che diventano poco credibili, se non delle caricature, per i labbroni sproporzionati, gli occhi tirati, gli zigomi gonfi, e il patetico sovraccarico dei segnali di attrazione sessuale.
Sì invece al piccolo aiuto, credibile, fatto rispettando l’armonia del viso e l’unicità dei suoi tratti. Fatto rispettando anche la verità dei piccoli segni che la vita ha scritto su ogni nostro volto, attraverso il sorriso e il pianto, l’amore e il dolore, la tristezza e la gioia, la sconfitta e la speranza. Il fascino di una donna, ad ogni età, è per fortuna altro dal numero delle sue rughe. La giusta cura di sé, che dice anche il rispetto e l’amore per il proprio corpo e per gli altri, è positiva. E un chirurgo estetico e un dermatologo di qualità possono senz’altro aiutare la donna in questa ricerca di armonia. Di armonia tra l’età vera che si sente dentro, e l’età scritta sul suo volto e sul suo corpo. Un’armonia tanto più profonda, e seducente, quanto più si radica nella consapevolezza del tempo e della propria storia, nell’ammorbidirsi dei furori della giovinezza, nella dolcezza pacificata con cui una donna sa gustarsi il tempo, e il gioco della vita, con intatto entusiasmo ma maggiore misura di gesti e più profonde risonanze interiori.
Sì, invecchiare fa paura. E tuttavia è possibile essere amici del tempo che passa, se sappiamo abitarlo con pienezza, invece che combatterlo con strategie illusorie, che ne negano la verità e l’ineludibilità. Soprattutto, che spostano il problema sulla superficie del volto, come se davvero l’immagine fosse tutto quel che conta per essere felici e vivere con pienezza. Rischiando di smarrire la maggiore possibilità di qualità di vita che ognuno di noi ha, in ogni stagione, quando sa mantenere armoniosa la musica che unisce il tempo del volto col tempo del cuore.