Giorgio (Torino)
Quali sono le principali ragioni del ritardo procreativo a cui si assiste sempre più di frequente?
Quali fattori contribuiscono a questo cambiamento antropologico e sociale?
Accanto a queste donne, più nell’ombra ma anche più numerose, ci sono quelle che intorno ai quarant’anni fanno un bilancio di vita non del tutto soddisfacente: il lavoro non ha dato i risultati attesi, l’amore ha deluso più di una volta. Ed ecco la folgorazione: «Un bambino mio può riaccendere di luce la mia vita». Un figlio, questa volta, “riparativo”, che nasce con un’ipoteca complessa sul proprio destino: dare senso alla vita della mamma o della coppia.
Nel mezzo, tutte le donne per le quali un diverso senso delle priorità della vita, un diverso senso del tempo e del significato dell’essere madri ha comunque comportato un variabile ritardo rispetto ai tempi della procreazione più fisiologici.
Che cosa si oppone, a livello biologico, alle cicogne tardive?
Con il passare degli anni, la fertilità si riduce per molteplici ragioni. La biologia ovarica, innanzitutto, mantiene i limiti di sempre. Le cellule riproduttive, gli ovociti, perdono la loro qualità migliore dopo i trent’anni, con un secondo crollo dopo i 35-38 anni. Questa scarsa qualità si traduce in un aumento degli aborti spontanei, che arrivano al 40% dei concepimenti a quarant’anni, e nell’8% di malformazioni a termine, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale, che è del 3-5%, a seconda della zona di residenza. Aumenta, in particolare, il rischio di malattie cromosomiche.
In secondo luogo, diminuisce la qualità del trasporto tubarico: normalmente l’ovocita viene fecondato nel terzo esterno della tuba, dopodiché viene trasportato in utero dalle ciglia dell’epitelio tubarico che costituiscono una sorta di delicato “tapis roulant”. Con l’età, e la promiscuità contemporanea, aumenta la probabilità di infezioni delle tube, soprattutto da malattie sessualmente trasmesse (clamidia e gonococco, in primis) che ledono l’epitelio ciliato. La tuba è pervia, ma il trasporto non funziona correttamente. Ed ecco l’infertilità tubarica, oppure la gravidanza “extrauterina”, in cui l’uovo fecondato si annida nella tuba, con esiti non solo di aborto ma anche di pericolo di emorragie interne a volte gravissime per la madre.
Infine, l’utero non può non essere più la casa perfetta per il bimbo che verrà: i fibromi possono alterare la forma della cavità uterina riducendo la possibilità sia di concepimento e annidamento, sia di prosecuzione della gravidanza.
E le difficoltà legate alla salute generale?
In conclusione
Fecondazione assistita Fertilità e infertilità Gravidanza tardiva Rischi ostetrici e fetali