Raffaele F. (Roma)
I fattori predisponenti: disturbi intestinali
I fattori predisponenti: ipertono del pavimento pelvico, carenza estrogenica vaginale, diabete
Il livello di estrogeni condiziona sia l’ecosistema vaginale, sia la capacità dell’uretra di difendersi dai traumi meccanici ed evitare la risalita di germi dai genitali esterni. La misurazione del pH è un modo semplice e accurato per accertare il livello di estrogeni in vagina: in caso di carenza – come tipicamente avviene nei blocchi mestruali da dieta o da stress (amenorrea), in puerperio e in menopausa – può essere ripristinato con estrogeni locali.
Infine, bisogna fare attenzione al diabete, che triplica il rischio di cistiti: per accertarne la presenza, basta fare un prelievo di sangue, e valutare la glicemia e l’emoglobina glicata, un “marcatore” della malattia.
I fattori precipitanti e di mantenimento
Lei prima ha parlato di biofilm patogeni: che cosa sono?
In vagina questi biofilm sono soprattutto extracellulari, e sono la principale causa delle vaginiti. In vescica, invece, sono intracellulari: quando si moltiplicano al punto da rompere le cellule che li ospitano, infettano l’urina e provocano la cistite.
Se la cistite è un fenomeno così complesso, come ci si può curare efficacemente?
- la regolarizzazione dell’intestino, con eliminazione degli alimenti cui si sia eventualmente intolleranti e limitazione degli zuccheri semplici;
- il rilassamento del pavimento pelvico contratto, con fisioterapia e/o biofeedback di rilassamento;
- l’ottimizzazione del livello di estrogeni in vagina;
- gli estratti di mirtillo rosso e soprattutto i lattobacilli, che migliorano l’ecosistema intestinale e proteggono la parete interna della vescica (urotelio) dai biofilm patogeni sviluppati dall’Escherichia coli;
- il destro mannosio, uno zucchero inerte che intercetta l’Escherichia coli e ne riduce la capacità aggressiva nei confronti dell’urotelio;
- l’evitamento della penetrazione finché non si siano normalizzati questi diversi aspetti;
- la massima attenzione ai colpi di freddo.
Nel caso in cui le microabrasioni del vestibolo vaginale avessero già provocato una vestibolite vulvare (problema però a cui lei non accenna), a questa terapia andrebbero associati:
- farmaci antinfiammatori, per bloccare l’iperattivazione dei mastociti, cellule del sistema immunitario che scatenano l’infiammazione;
- farmaci antimicotici contro un’eventuale infezione da candida, a cui la vestibolite è spesso associata;
- una dieta priva anche di prodotti lievitati (come il pane, la pasta o la pizza).
Può dirci qualcosa di più sul destro mannosio?
Il meccanismo d’azione alla base della sua attività anti-infettiva è costituito dall’inibizione competitiva dell’adesione batterica, in particolare dell’Escherichia coli, alle cellule uroteliali. Questo microrganismo, infatti, è caratterizzato da appendici filamentose, chiamate fimbrie, alla cui estremità sono presenti delle adesine con elevata affinità per i residui glucidici delle glicoproteine di superficie delle cellule: queste strutture conferiscono ai batteri la capacità di aderire alle cellule epiteliali, un po’ come un velcro, e di colonizzare i tessuti.
Il destro mannosio impedisce l’impianto dell’Escherichia coli sui recettori delle cellule vescicali e dell’epitelio vaginale, ne facilita il distacco e la conseguente eliminazione con il flusso urinario, e contribuisce alla ristrutturazione delle mucose danneggiate, garantendo una maggiore protezione da successivi attacchi batterici.
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