Come è cambiato il dialogo tra madri e figlie negli ultimi cinquant’anni? Un’interessante indagine demoscopica, con particolare riguardo alla contraccezione, è stata condotta dall’Istituto Astra su 1566 donne italiane adulte, rappresentative di 25.2 milioni di connazionali residenti nel nostro Paese. I dati più meritevoli di una riflessione condivisa sono quelli longitudinali, perché ci consentono di cogliere quei mutamenti sociali cardinali che, nel bene e nel male, ci dicono come stia cambiando la nostra società. Lo fanno a partire da quel cuore pulsante della famiglia che è la donna con la sua capacità, o meno, di trasmettere sapere e valori ai propri figli e, nello specifico, alle figlie.
Innanzitutto, la vita quotidiana: rispetto agli anni Cinquanta, cala l’argomento della spesa alimentare (dal 70,1% al 54,7%): il che rispecchia bene una tendenza a perdere la trasmissione di quel sapere essenziale che è connaturato al nutrire, alla preparazione personale del cibo come gesto di dedizione, come cura, come amore visibile. Mostra una lieve flessione la televisione (dal 58,2% al 50,3%): e su questo non piange nessuno. Salgono invece vertiginosamente gli argomenti centrati sul look: lo shopping per abbigliamento, scarpe, profumi e gioielli cresce dal 44.3% all’82,5%, diventando il primo argomento di conversazione (!) tra madri e figlie. Con lo stesso incremento volano i discorsi su estetiste, parrucchiere e cura del corpo (dal 29,8% al 63,2%), viaggi (dal 37,8 al 60,1%) e raddoppia pure lo sport (dall’8,6% al 18,8%). Crescente passione per immagine e fitness, dunque, per apparenza, attrattività e seduttività. Una femminilità assaporata, che si cura con più consapevolezza, con maggiore gusto, e che viene esibita per piacere, per divertimento, o per compenso, specchio perfetto, nel microcosmo famigliare, di quanto vediamo nel macrocosmo sociale, dove l’immagine, oggi, parla per il tutto.
Aumenta nettamente la confidenza sui temi di amici e amori, specie per le generazioni più giovani, con un balzo che porta il parlare d’amore dal 34,5 al 79,1%, mentre sale bene il dialogo anche su quell’area prima molto più riservata che riguarda i rapporti di coppia.
Crolla invece, ahinoi, l’area culturale e spirituale: dopo la salita per lo slancio entusiasta degli anni Ottanta, in cui madri e figlie parlavano tra loro di libri, cinema e teatro addirittura nel 40,5% dei casi, il dato scende al 26,6%. Se una madre legge poco, i figli leggeranno ancora meno. Al minimo storico la politica (come non capirlo?) che dal 28,4% degli anni Cinquanta cade all’attuale 13,9%: se poi le donne in politica sono poche, forse è anche perché il disinvestimento è radicato fin dai tempi della prima adolescenza e perché il lessico quotidiano è quasi del tutto monco su questo tema. Come tendenza, tuttavia, il dato più negativo spetta alla religione, in linea con la rapida laicizzazione della nostra società: se a cavallo della seconda guerra mondiale parlavano di religione tra loro il 52,9% delle donne italiane (madri e figlie), e negli anni Cinquanta ancora conversava su questo tema il 41,3%, il dialogo sull’anima crolla ora al 22,1%.
Lo spostamento dell’attenzione sul visibile, sull’immagine e sulla seduttività del corpo rispecchia dunque un progressivo disinteresse sia per l’invisibile, per lo spirituale, anche come tema di ricerca e riflessione sul senso ultimo della vita, sia per la cultura e il destino sociale.
Resta sostanzialmente invariato negli anni il tema della salute, per il quale le donne italiane continuano a mostrare un grande interesse, oggi animato da una crescente voglia di conoscenza in prima persona, agevolata dai grandi strumenti di aggiornamento divulgativo (quotidiani, periodici, radioTV e Internet). E cresce in modo esponenziale la confidenza sui gradi temi dell’intimità, prima autentico tabù: sessualità e contraccezione, che balzano da percentuali irrisorie (3,1% e 6,6% rispettivamente) negli anni Cinquanta al 27,8 e 38% ai giorni nostri.
Bene, ma non benissimo: ancora oggi non parla di contraccezione con la propria madre il 62% delle giovanissime. Il che spiega poi i fallimenti contraccettivi in questa fascia di età, in cui usa pillola o cerotto solo il 12,3% delle intervistate, contro un inquietante 46,4% “che non usa nulla”(!). Nonché la grande vulnerabilità che le adolescenti hanno a contrarre malattie sessualmente trasmesse: nonostante tutto il gran parlare di prevenzione, l’uso del profilattico viene riferito stabile (intorno al 25%) dagli anni Settanta ad oggi, dopo l’aumento iniziale seguito al secondo dopoguerra. In particolare, poi, l’uso dei contraccettivi ormonali mostra una tendenza inversamente proporzionale all’uso dei metodi più vulnerabili all’errore: dal coito interrotto alla conta rocambolesca dei giorni a maggior rischio di fertilità.
Del cerotto contraccettivo, metodo che ovvia molti degli errori di assunzione legati alla pillola, mostrano buona conoscenza il 42,0% delle italiane, soprattutto tra i 15 e i 44 anni, del Nord-Italia e del Centro, laureate e diplomate. Il messaggio forte, che ritorna nel dialogo madri e figlie, è che “non si deve ricordare di prenderlo tutti i giorni (essendo settimanale) (concetto citato dal 78,6% delle intervistate che conoscono il metodo), è facile da applicare, è più leggero per il fegato (45,0%), consente un rilascio graduale e costante di ormoni (30,9%), protegge più a lungo della pillola in caso di dimenticanza (18,9%). Infine, il 16,1 per cento delle intervistate sa che il cerotto contraccettivo può essere utilizzato in caso di intolleranza al lattosio: una chicca, che indica come una percentuale non trascurabile di italiane sia capace di una conoscenza specifica, quando è molto interessata ad un tema di salute.
Nel complesso, il dialogo tra madri e figlie ci dice dove affondano le loro radici i grandi cambiamenti sociali di cui siamo tutti testimoni: e se ci può far piacere l’aumentata confidenza sul tema degli affetti e dell’amore, non può non destare preoccupazione la caduta verticale di cultura, politica e spiritualità, a vantaggio di un’attenzione tutta spostata sull’effimero, sul visibile, sull’immagine. Seppure in crescita, resta comunque carente l’educazione che le madri danno alle figlie, specie giovani e giovanissime, sul tema della contraccezione: la maggioranza (il 62%) non parla di questo aspetto essenziale della salute, specie per le adolescenti d’oggi.
In questa singolare foto, tratta dal lessico quotidiano, oggi madri e figlie sorridono felici facendo shopping insieme, o raccontandosi di affetti e amori, senz’altro più amiche, tra loro, di cinquant’anni fa. Ma sono i non detti, la perdita di attenzione alla trasmissione di cultura, di sapere, di impegno, anche sociale, a far intravvedere una crescente perdita del ruolo genitoriale, con madri a cui piace sempre più far le ragazze, con le loro figlie, che non le madri.
Innanzitutto, la vita quotidiana: rispetto agli anni Cinquanta, cala l’argomento della spesa alimentare (dal 70,1% al 54,7%): il che rispecchia bene una tendenza a perdere la trasmissione di quel sapere essenziale che è connaturato al nutrire, alla preparazione personale del cibo come gesto di dedizione, come cura, come amore visibile. Mostra una lieve flessione la televisione (dal 58,2% al 50,3%): e su questo non piange nessuno. Salgono invece vertiginosamente gli argomenti centrati sul look: lo shopping per abbigliamento, scarpe, profumi e gioielli cresce dal 44.3% all’82,5%, diventando il primo argomento di conversazione (!) tra madri e figlie. Con lo stesso incremento volano i discorsi su estetiste, parrucchiere e cura del corpo (dal 29,8% al 63,2%), viaggi (dal 37,8 al 60,1%) e raddoppia pure lo sport (dall’8,6% al 18,8%). Crescente passione per immagine e fitness, dunque, per apparenza, attrattività e seduttività. Una femminilità assaporata, che si cura con più consapevolezza, con maggiore gusto, e che viene esibita per piacere, per divertimento, o per compenso, specchio perfetto, nel microcosmo famigliare, di quanto vediamo nel macrocosmo sociale, dove l’immagine, oggi, parla per il tutto.
Aumenta nettamente la confidenza sui temi di amici e amori, specie per le generazioni più giovani, con un balzo che porta il parlare d’amore dal 34,5 al 79,1%, mentre sale bene il dialogo anche su quell’area prima molto più riservata che riguarda i rapporti di coppia.
Crolla invece, ahinoi, l’area culturale e spirituale: dopo la salita per lo slancio entusiasta degli anni Ottanta, in cui madri e figlie parlavano tra loro di libri, cinema e teatro addirittura nel 40,5% dei casi, il dato scende al 26,6%. Se una madre legge poco, i figli leggeranno ancora meno. Al minimo storico la politica (come non capirlo?) che dal 28,4% degli anni Cinquanta cade all’attuale 13,9%: se poi le donne in politica sono poche, forse è anche perché il disinvestimento è radicato fin dai tempi della prima adolescenza e perché il lessico quotidiano è quasi del tutto monco su questo tema. Come tendenza, tuttavia, il dato più negativo spetta alla religione, in linea con la rapida laicizzazione della nostra società: se a cavallo della seconda guerra mondiale parlavano di religione tra loro il 52,9% delle donne italiane (madri e figlie), e negli anni Cinquanta ancora conversava su questo tema il 41,3%, il dialogo sull’anima crolla ora al 22,1%.
Lo spostamento dell’attenzione sul visibile, sull’immagine e sulla seduttività del corpo rispecchia dunque un progressivo disinteresse sia per l’invisibile, per lo spirituale, anche come tema di ricerca e riflessione sul senso ultimo della vita, sia per la cultura e il destino sociale.
Resta sostanzialmente invariato negli anni il tema della salute, per il quale le donne italiane continuano a mostrare un grande interesse, oggi animato da una crescente voglia di conoscenza in prima persona, agevolata dai grandi strumenti di aggiornamento divulgativo (quotidiani, periodici, radioTV e Internet). E cresce in modo esponenziale la confidenza sui gradi temi dell’intimità, prima autentico tabù: sessualità e contraccezione, che balzano da percentuali irrisorie (3,1% e 6,6% rispettivamente) negli anni Cinquanta al 27,8 e 38% ai giorni nostri.
Bene, ma non benissimo: ancora oggi non parla di contraccezione con la propria madre il 62% delle giovanissime. Il che spiega poi i fallimenti contraccettivi in questa fascia di età, in cui usa pillola o cerotto solo il 12,3% delle intervistate, contro un inquietante 46,4% “che non usa nulla”(!). Nonché la grande vulnerabilità che le adolescenti hanno a contrarre malattie sessualmente trasmesse: nonostante tutto il gran parlare di prevenzione, l’uso del profilattico viene riferito stabile (intorno al 25%) dagli anni Settanta ad oggi, dopo l’aumento iniziale seguito al secondo dopoguerra. In particolare, poi, l’uso dei contraccettivi ormonali mostra una tendenza inversamente proporzionale all’uso dei metodi più vulnerabili all’errore: dal coito interrotto alla conta rocambolesca dei giorni a maggior rischio di fertilità.
Del cerotto contraccettivo, metodo che ovvia molti degli errori di assunzione legati alla pillola, mostrano buona conoscenza il 42,0% delle italiane, soprattutto tra i 15 e i 44 anni, del Nord-Italia e del Centro, laureate e diplomate. Il messaggio forte, che ritorna nel dialogo madri e figlie, è che “non si deve ricordare di prenderlo tutti i giorni (essendo settimanale) (concetto citato dal 78,6% delle intervistate che conoscono il metodo), è facile da applicare, è più leggero per il fegato (45,0%), consente un rilascio graduale e costante di ormoni (30,9%), protegge più a lungo della pillola in caso di dimenticanza (18,9%). Infine, il 16,1 per cento delle intervistate sa che il cerotto contraccettivo può essere utilizzato in caso di intolleranza al lattosio: una chicca, che indica come una percentuale non trascurabile di italiane sia capace di una conoscenza specifica, quando è molto interessata ad un tema di salute.
Nel complesso, il dialogo tra madri e figlie ci dice dove affondano le loro radici i grandi cambiamenti sociali di cui siamo tutti testimoni: e se ci può far piacere l’aumentata confidenza sul tema degli affetti e dell’amore, non può non destare preoccupazione la caduta verticale di cultura, politica e spiritualità, a vantaggio di un’attenzione tutta spostata sull’effimero, sul visibile, sull’immagine. Seppure in crescita, resta comunque carente l’educazione che le madri danno alle figlie, specie giovani e giovanissime, sul tema della contraccezione: la maggioranza (il 62%) non parla di questo aspetto essenziale della salute, specie per le adolescenti d’oggi.
In questa singolare foto, tratta dal lessico quotidiano, oggi madri e figlie sorridono felici facendo shopping insieme, o raccontandosi di affetti e amori, senz’altro più amiche, tra loro, di cinquant’anni fa. Ma sono i non detti, la perdita di attenzione alla trasmissione di cultura, di sapere, di impegno, anche sociale, a far intravvedere una crescente perdita del ruolo genitoriale, con madri a cui piace sempre più far le ragazze, con le loro figlie, che non le madri.
Adolescenti e giovani Contraccezione ormonale Educazione Educazione sessuale e contraccettiva Famiglia e rapporti familiari