A che cosa servono tutte le raccomandazioni degli esperti, legali in testa, che raccomandano alle donne vittime di violenza, abusi o stalking di non rassegnarsi, ma di reagire e denunciare? Se resisto e denuncio, per somma beffa lui non sarà allora perseguibile “perché sono forte”? Se sono debole, subisco e taccio. In entrambi i casi, il risultato è lo stesso: lui non paga per quel che ha fatto. E non ci sarà giustizia, in ogni caso. E’ questo il progresso civile? Questa sentenza è grave per molti aspetti. Innanzitutto, consegna la donna picchiata e abusata ad una solitudine senza protezione, perché legittima la violenza, se “non abituale” e se lei è forte. Pone quindi due eccezioni a una regola che dovrebbe essere universale: la violenza, in famiglia e fuori, non può e non deve essere tollerata e va perseguita con severità in ogni caso dalla legge. Legge garante, come ci si aspetterebbe, di una convivenza sociale in cui le regole base siano fatte rispettare senza eccezioni.
A ben vedere, purtroppo, questa sentenza grave va oltre la questione uomo-donna. Crea infatti – o avvalla – una prospettiva di giudizio molto insidiosa: la gravità del reato non dipende dall’atto in sé, ma dalla “forza di carattere” dell’ingiuriato o dell’aggredito. Domani questa sentenza consentirà di depenalizzare anche gli abusi e i maltrattamenti sui bambini o sugli anziani, se hanno carattere “forte”? Più sei emotivamente solido, allora, e meno è probabile che lo Stato ti difenda? A ben pensare, questa sentenza sembra addirittura anticostituzionale: se infatti l’articolo 3 della nostra Costituzione recita che i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge, com’è possibile che il carattere, più o meno forte, della vittima diventi un’attenuante per l’aggressore, marito o no che sia? E chi stabilisce i criteri per cui un carattere è forte? Ugualmente, come può essere un’attenuante il fatto che non vi sia, nelle aggressioni, “abitualità”? E qual è il limite di abituale, e chi lo fissa? Picchiare una volta alla settimana va bene, ma due è troppo? O è abituale solo se succede tutti i giorni? Se, costituzionalmente, uomini e donne sono uguali davanti alla legge, allora, per luminosa simmetria, potrà un cittadino ingiuriare un uomo forte, chiunque egli sia, ma in modo ”non abituale”, magari ogni due-tre mesi, così il comportamento vessatorio non sussiste? Potrà un cittadino, per ironica iperbole, insultare o picchiare un giudice di Suprema Corte dal carattere forte, ogni sei-sette mesi, o, meglio, una tantum? Tanto il comportamento non è abituale e la forza di carattere del grande uomo lo proteggerà sicuramente da tutti gli effetti negativi di due insulti o di due legnate. In fondo, picchiare, ingiuriare, minacciare, in sé, non sarà (più) reato...
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