Quali fattori modulano la vulnerabilità della sessualità al tumore? Sono correlati al cancro e al trattamento, alla personalità dell’uomo prima della malattia, ma anche alla qualità delle cure e del supporto, medico e familiare: l’esito è diverso a seconda dell’età dell’uomo, del tipo di cancro e dello stadio; del fatto che ci siano o meno recidive; della terapia effettuata, conservativa o radicale; dell’eventuale chemio o radioterapia. Un primo stadio di un tumore al colon lascia praticamente intatta la sessualità, mentre un tumore avanzato, in qualsiasi organo si trovi, presenta un conto pesante su tutte le dimensioni della salute, inclusa la potenza sessuale. Tra tutti i tumori, il cancro alla prostata ferisce la sessualità in modo pervasivo, perché l’intervento chirurgico radicale può portare alla lesione dei nervi che coordinano l’erezione, con un deficit funzionale che varia dal 20 al 90%.
Come mai una disparità così grande? Oltre alle variabili sopraindicate, c’è da considerare la reale capacità del chirurgo di fare il cosiddetto “nerve sparing”, ossia di risparmiare dalla lesione chirurgica i nervi da cui dipende l’erezione. Attenzione: il fatto che il chirurgo abbia adottato questa strategia protettiva, non garantisce un’erezione perfetta comunque. Molto dipende anche dall’età dell’uomo al momento della diagnosi: l’80% degli uomini di meno di 60 anni può recuperare una buona erezione, contro il 30% se l’età supera i 70 anni; dalla qualità dell’erezione prima dell’intervento: se c’erano già problemi prima, è difficile che la funzione sessuale vada meglio dopo; dalle comorbilità già presenti: un uomo diabetico, iperteso, sovrappeso e magari fumatore ha meno probabilità di recuperare la funzione sessuale di un uomo che non abbia altri fattori di rischio.
Un tumore e le sue cure minano l’integrità corporea. Causano debolezza, disturbi del sonno e dell’appetito, e depressione: il desiderio latita, le erezioni spontanee notturne e mattutine tendono a scomparire. E’ frequente questo? Sì, con un effetto più pervadente se le cure sono impegnative. Quanto tempo ci vuole per ritrovare un’erezione degna del nome? Dai 12 ai 24 mesi, anche se l’intervento alla prostata è stato chirurgicamente impeccabile, incluso il “nerve sparing”, con una variabilità dai 6 ai 36 mesi. Una convalescenza sessuale lunga e difficile, che può mettere alla prova molti uomini e molte coppie.
E’ possibile rendere meno faticosa questa attesa? Sì: incoraggiando la coppia a (ri)trovare un’intimità più variata e ad esplorare una “mappa d’amore” più gratificante per entrambi. Meglio se utilizzando farmaci, quali gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5, come il Sildenafil (Viagra), il Tadalafil (Cialis) e il Vardenafil (Levitra), che favoriscono una vera e propria “ginnastica vascolare” dei corpi cavernosi, le strutture specializzate da cui dipende l’erezione. Insieme, coccole e farmaci creano una sinergia virtuosa che accelera la velocità di recupero della sessualità. E, se desiderato, è importante preservare la fertilità, con la conservazione del seme, prima delle cure: per tenere aperto lo sguardo sul futuro, anche procreativo. Oltre che un’opportunità, è un messaggio di speranza: ce la farai!
Disturbi dell'erezione / Disfunzione erettile Farmaci vasoattivi Prostata Rapporto di coppia Sessualità maschile Tumore alla prostata Tumori e linfomi