Il punto: l’endometriosi è malattia benigna, insidiosa e progressiva; colpisce circa il 15% delle donne in età fertile. Il 60% ha sintomi chiari prima dei 20 anni. Eppure il ritardo diagnostico si aggira sui 9 anni: la metà persi dalla famiglia prima di capire che quel dolore non è normale e il resto dai medici che non ci pensano o non “vedono” lesioni. E’ caratterizzata dalla diffusione e dall’impianto dell’endometrio al di fuori dell’utero. In condizioni normali questa mucosa cresce sotto l’effetto di estrogeni e progesterone, per prepararsi ad accogliere e nutrire l’embrioncino di una nuova vita. Si sfalda invece e si rinnova ad ogni ciclo, in cui non ci sia stata fecondazione, originando la mestruazione. Quando l’endometrio si impianta in tessuti diversi dall’utero – tube, peritoneo, ovaie, vagina, vescica, uretere, intestino, ma anche tessuti extraddominali – cresce e si sfalda sotto l’effetto degli ormoni sessuali come l’endometrio in utero. Qui sta il problema: il sangue rilasciato dallo sfaldamento nei diversi tessuti è un potente fattore di infiammazione, di dolore e di danno funzionale e organico progressivo. L’endometriosi non tempestivamente diagnosticata e/o non adeguatamente curata causa mestruazioni invalidanti, dolore pelvico cronico sempre più grave, dolore ai rapporti, inizialmente alla penetrazione profonda, poi anche all’inizio della vagina (dispareunia “profonda” e poi “introitale”), perdita di desiderio e impoverimento progressivo della sessualità e dell’intimità, riduzione della fertilità e menopausa precoce (se ha comportato asportazione di una o più cisti ovariche endometriosiche). L’infiammazione causa non solo dolore ma anche neuroinfiammazione e quindi depressione severa, come ho ricordato nella mia relazione: “Endometriosis: the still neglected sexual issues”. Colpisce la giovane donna: nella sua femminilità, fino a maledire ogni ciclo che le devasta la vita; nella funzione sessuale: il 70% delle donne con endometriosi perde il desiderio a causa del dolore alla penetrazione che nel tempo blocca ogni piacere; nella relazione di coppia: con drastica riduzione della frequenza dei rapporti e della fertilità. Il 32% li ha solo per concepire, il 46% solo per soddisfare il partner e non perderlo.
Prima sfida: anticipare la diagnosi alle prime battute della malattia, per poter fare terapie mediche sicure ed efficaci con pillole contraccettive in continua (senza pause) o con progestinici. Genitori e insegnanti, allertatevi: la mestruazione dolorosa che obbliga la ragazza a letto è il primo sintomo di endometriosi. I sintomi “pesano” nella diagnosi prima dei segni, ossia le lesioni obiettivabili: l’ascolto clinico attento è il primo passo. Le lesioni minime possono non essere ancora visibili con gli attuali mezzi di indagine ma essere già pericolose, dolorose e progressive. I sintomi precoci devono portare a diagnosi e terapia, tanto prima, tanto meglio per la ragazza e il suo futuro.
Seconda sfida: terapie mediche per “raffreddare” l’infiammazione (l’incendio biochimico dei tessuti scatenato dal sangue mestruale) e ridurre il dolore, prima e dopo un’eventuale chirurgia, così da mantenere una migliore salute, senza dolore, e da arrivare al concepimento in condizioni ottimali. Sono allo studio protocolli di “staffetta terapeutica” ancora da perfezionare.
Terza sfida: superare la visione minimalista di curare una cisti endometriosica o un nodulo infiltrante per curare bene la donna: terapie mediche tempestive; chirurgia solo se indicata e conservativa; crioconservazione di ovociti se la riserva ovarica è a rischio; modulazione farmacologica delle basi biologiche del dolore; fisioterapia per ridurre l’ipertono difensivo del pavimento pelvico, causa di cistiti e altro dolore, e le alterazioni posturali; eventuale aiuto psicosessuale. Con ascolto e attenzione, studio e ricerca, e tanta passione: con la donna al centro, per un vero progetto di salute.
Link correlati:Endometriosi - Prima parte: Che cos'è e perché causa dolore
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