Tutte le volte in cui ricordiamo un momento felice, e ci soffermiamo a riviverlo, il nostro corpo cambia. Si acquieta. Spontaneamente, calano adrenalina e cortisolo, si abbassano la pressione e la frequenza cardiaca, rallenta il respiro. Se ci alleniamo a risentire le emozioni dei sensi, ci alleniamo anche a saper essere (più) felici. Succede lo stesso tutte le volte in cui raccontiamo un bel viaggio, un’esperienza che ci ha dato gioia, entusiasmo, emozioni. Il ricordo non è una nuvola rosa o nera sopra la testa, o un file colorato nel cervello. Parte da lì, certo, ma con un’onda rapidissima permea tutto il corpo con le emozioni che lo accompagnano. Quelle negative (ne abbiamo parlato in passato) riattivano il trauma e lo stress. Ma quelle positive, che possiamo richiamare alla memoria a piacimento, sono preventive e terapeutiche. Preventive, perché creano uno scudo emotivo interiore contro le difficoltà e le avversità: ne avremo un gran bisogno nei mesi a venire. Terapeutiche, perché il ricordo bello ci cura: ripara ferite, accelera guarigioni, potenzia la voglia di reagire e di vivere. Si combattono meglio le malattie quando ci si sente amati: perché ci aiutano (anche) i ricordi positivi, figli degli affetti di qualità. E vogliamo e vorremo vivere finché intuiremo davanti a noi momenti felici, piccole o grandi emozioni, minute o immense sorprese. Da condividere.
Ricordare i dieci momenti più belli dell’estate è anche un gioco da fare con i figli, in coppia, in famiglia, o con gli amici. E perfino in classe. E’ un modo bello per conoscersi, per comprendersi, per sorprendersi. Pur avendo fatto le vacanze insieme, è curioso sentire che la selezione dei top-ten fatta dai figli è diversa dalla nostra, e quella dell’uomo da quella della donna. O che ci sono inattese coincidenze e sintonie. E allora rinforziamo lo scudo interiore. Facciamo provvista di endorfine, molecole che nel cervello raccontano e scrivono la gioia di vivere, di amare, di essere felici. Miglioriamo le connessioni tra le vie della gioia, dei pensieri, dei ricordi (quelle del dolore si creano da sole!). Un solo ricordo non basta. E’ la ripetizione che consolida l’effetto positivo, come per ogni allenamento che si rispetti. In auto (quando è un altro che guida), in treno, in autobus, mentre si va al lavoro a piedi, o la sera prima di addormentarsi, ricordare i momenti felici è un’autoterapia. E un’immunoterapia, innocua ed efficace. E’ un modo per selezionare il meglio della vita, e creare anticorpi contro il male. Gli estroversi lo fanno per natura. Ma si può imparare, con attenzione e costanza, anche a saper ricordare: solo il bene. Per saper vivere, molto meglio, quando verrà l’inverno. Da previdenti marmotte emotive.
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