Carlo T. (Milano)
Che cos'è l'effetto placebo?
E l'effetto nocebo?
E' vero che l'effetto placebo viene usato anche nella sperimentazione dei nuovi farmaci?
Come fa un'aspettativa positiva a essere curativa?
Può spiegare meglio questo punto?
Come possiamo essere sicuri che tutto questo avviene realmente nel nostro cervello?
- il giro cingolato anteriore, che collabora alla modulazione del dolore viscerale;
- la corteccia prefrontale, coinvolta nelle emozioni, nella percezione del tempo, nei meccanismi di ricompensa, tutti aspetti che contribuiscono all’elaborazione del significato esistenziale del dolore;
- la sostanza grigia periacqueduttale, centrale nelle reazioni di ansia e di panico, che aumentano anche nel dolore.
Prima ha detto che anche un consiglio o un incoraggiamento possono fungere da placebo. In quali casi?
Che cosa scatena invece l'effetto nocebo?
1) la persona attribuisce al farmaco che crede di assumere sintomi che erano già presenti prima della sperimentazione, ma ai quali dedicava poca attenzione. Questo può succedere per esempio con i sintomi neurovegetativi “aspecifici” (debolezza, stanchezza, irritabilità), i sintomi digestivi, alcuni sintomi sessuali o ancora con certi sintomi cutanei di lieve entità;
2) la documentazione sui possibili effetti negativi del farmaco opera un condizionamento negativo che agisce poi sul sistema neurobiologico, immunitario e ormonale in modo opposto a quanto fa il placebo: riducendo quindi la serotonina, la dopamina e gli oppioidi endogeni, e accrescendo le molecole dell’ansia e dello stress.
Gli studi più recenti ci dicono infatti che le aree cerebrali coinvolte nell’effetto placebo o nocebo sono le stesse, e sono quella coinvolte nei sistemi di ricompensa e nella motivazione comportamentale: esse possono quindi giocare un ruolo essenziale nel processo di accettazione o rifiuto di un farmaco, che sta poi alla base della compliance, dell’aderenza e della persistenza d’uso.
L'effetto nocebo è raro?
Ma capita a tutti? Ci sono fattori di vulnerabilità all'effetto nocebo?
1) avere una personalità ansiosa, e quindi iperreattiva anche dal punto di vista neurovegetativo;
2) essere depressi: pensi che la depressione può aumentare da tre a sette volte la percezione del dolore viscerale;
3) avere paura del futuro, un aspetto cruciale soprattutto nel dolore cronico;
4) avere un medico freddo e frettoloso;
5) vivere in un contesto che nutra scarsa fiducia verso il farmaco usato, o verso i medicinali in generale.
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