“Gentile Professoressa, d’intesa con mia moglie Le scrivo a proposito di nostro figlio Matteo, quattordicenne. E’ sempre stato un bambino simpatico, abbastanza bravo a scuola. Siccome è figlio unico, l’abbiamo incoraggiato a fare sport, perché stesse in compagnia. Così per molto tempo ha giocato a calcetto e fatto nuoto, anche per correggere una leggera scoliosi. D’estate me lo portavo a fare il bagno al mare, o lunghe passeggiate sulla spiaggia, durante le quali parlavamo di tante cose. Poi l’anno scorso ha iniziato lo sviluppo puberale, ed è diventato molto introverso. Praticamente non comunica più. Il rendimento scolastico è peggiorato. E ha persino abbandonato la pallavolo e il nuoto, nonostante l’allenatore – che lo apprezza molto – abbia cercato in tutti i modi di fargli cambiare idea. Non vuole più andare al mare e preferisce le vacanze in montagna. E’ diventato pudico in modo quasi ossessivo: è impossibile entrare nella sua stanza se si sta cambiando. Il medico dice che è solo un po’ di depressione puberale, e che prima o poi passerà. Io e mia moglie però siamo molto in ansia, soprattutto perché non sappiamo come prenderlo. Lei che cosa ci suggerisce?”.
Un padre preoccupato
Un padre preoccupato
Gentile signore, è evidente che suo figlio è in grossa difficoltà: dire che “passerà” non è la risposta più appropriata. E’ vero che l’inizio della pubertà porta con sé un terremoto psicofisico, anche a livello ormonale, che spesso sembra cambiare profondamente i nostri figli, trasformando ragazzini un tempo sereni in piccoli adulti perennemente corrucciati e in guerra con il mondo. Ma, nel caso di Matteo, mi sembra che emerga una sofferenza ancora più profonda: il fatto per esempio che rifiuti anche la compagnia dei coetanei è molto indicativo. A quell’età, il gruppo dei pari è l’unico contesto in cui un adolescente si sente davvero a proprio agio, perché rispecchia, “contiene” e al tempo stesso gli permette di sfogare le sue ansie di cambiamento, offrendogli la possibilità di operare il primo “strappo” sano con l’ambiente familiare di origine. In questa fase, emerge spesso anche la figura di un adulto di riferimento, che consente al ragazzo di maturare un primo senso di autonomia e lo segue nella sua ricerca di autonomia e verità, riconoscendo e sancendo con la sua autorevolezza le sue conquiste. Matteo invece rifugge sia la rassicurante presenza dei compagni, sia la figura positiva dell’allenatore, e questo mi fa pensare a un problema più radicale.
Quale può dunque essere l'origine di questo malessere?
Nei cambiamenti comportamentali che lei descrive, c’è un denominatore comune: vostro figlio non vuole più saperne di spogliarsi davanti agli altri. Non davanti a lei e a sua moglie, non davanti ai compagni di squadra, cosa ovvia in chi si allena in uno sport di gruppo, non al mare. E questo dopo la pubertà. L’ipotesi è che qualcosa, nei cambiamenti del suo corpo, lo inquieti molto: al punto che non riesce a parlarne.
Cosa ci può essere di così drammatico nel cambiamento puberale?
Durante la pubertà, circa un ragazzo su due può avvertire anche un ingrossamento della ghiandola mammaria, a volte con una tensione fastidiosa. Questo cambiamento, dovuto alle fluttuazioni ormonali, può spaventarlo molto. E inizia a pensare a tante cose: cosa mi sta succedendo? Non è che per caso sto diventando femmina? Un pensiero inconfessabile. Molti ragazzi provano una grandissima vergogna e hanno paura di quello che potrebbe succedere. Paura di essere ammalati, anormali, ma soprattutto paura di essere derisi dai compagni: ecco perché abbandonano lo sport, perché non vogliono più andare al mare o in gita scolastica, perché hanno pudore di spogliarsi anche davanti ai familiari. Siccome nessuno ne parla, pensano di essere gli unici ad avere questo problema. E invece no: questo ingrossamento, che dura al massimo qualche mese, ed è quindi temporaneo, è normalissimo. Si chiama “ginecomastia”, che significa appunto ingrossamento, nel maschio, della ghiandola del seno. Solo raramente dura oltre i sei-otto mesi. In tal caso, se crea gravi problemi psicologici, si può togliere la ghiandola con un piccolo intervento chirurgico. L’importante è che il ragazzo non si senta solo, ne parli con i genitori e con il medico di famiglia. In caso di aumento di peso o di franca obesità, invece, l’ingrossamento è normalmente dovuto all’adipe e si parla quindi di “pseudoginecomastia”.
Che cosa le fa pensare che si tratti proprio di ginecomastia?
Leggendo la sua lettera, mi è tornato alla mente un episodio che mi capitò quando, da giovane, lavoravo fra l’altro nei consultori familiari del Veneto, e svolgevo con passione moltissima attività di educazione sessuale nelle scuole medie inferiori e superiori. Il ricordo è chiarissimo, e potrebbe davvero fornire la soluzione del vostro problema. Ero nella prima superiore di un istituto grafico: gli alunni erano tutti maschi. Parlando della pubertà, accennai anche all’ingrossamento della ghiandola mammaria. L’attenzione, già alta, diventò altissima. Mi resi conto che stavo toccando un argomento per loro molto importante. Così spiegai con calma di cosa si trattava e che non c’era motivo di preoccuparsi. Si alzarono rapidamente molte mani e scattarono mille domande: “E’ successo anche al mio amico: come dice lei, moriva dalla paura di cambiare sesso”, “E’ proprio vero: anche un mio amico non voleva più venire a giocare a calcio perché gli altri lo prendevano in giro”, “A me sembra che ce l’hanno di più i ragazzi grassi, vero?”, “Non è che poi uno diventa omosessuale?”. L’ansia e gli interrogativi di quei ragazzini di allora sono oggi ancora più forti, perché nell’epoca attuale il diventare maschio si confronta non più con un modello unico, ma con identità multiple, la possibilità di cambiamenti di sesso, e un’esposizione mediatica di tutte le variazioni sul tema che può diventare ancora più confusiva se il ragazzo ha un carattere fragile e introverso.
Come procedere dunque nel caso di Matteo?
Scegliete il momento opportuno e provate a dirgli: “Sai, forse non ti ho detto che con lo sviluppo il corpo può cambiare in modo improvviso e crearci molte ansie. Per esempio, moltissimi ragazzi si sentono quasi crescere un po’ il seno e hanno una paura pazzesca di non essere normali. Invece è una cosa normalissima. Magari è successo anche a te… E’ questo che ti sta preoccupando? O è qualche altro cambiamento del tuo corpo?”. A volte il ragazzino scoppia in lacrime, tanta è la tensione che si era accumulata… Forse capiterà anche a vostro figlio. Rotto il muro del silenzio e della solitudine, il cammino è in discesa. Se il problema è effettivamente quello, è importante accompagnare il ragazzo dal medico di famiglia o dall’andrologo per valutare l’entità della ginecomastia. Il mio consiglio è di andare prima solo lei e sua moglie, per valutare come il medico intende affrontare il problema. Stabilito un accordo fiduciario con il medico, potrete poi accompagnare vostro figlio. Le opzioni sono diverse:
- se si tratta di pseudoginecomastia dovuta all’adipe, la cura prevede il dimagrimento ed eventualmente la liposuzione dell’adipe in eccesso;
- se invece si tratta di vera ginecomastia, la scelta dipende dalle dimensioni:
* se l’ingrossamento dell’areola mammaria è modesto, è sufficiente che il medico visiti il ragazzo e lo rassicuri sulla completa scomparsa spontanea del fenomeno nell’arco di sei-otto mesi;
* se invece la ghiandola mammaria è davvero cresciuta in modo preoccupante per il ragazzo, in casi selezionatissimi è indicata la rimozione della ghiandola stessa, con una microscopica incisione periareolare che non lascia cicatrici. La cosa più importante è che il medico rassicuri il ragazzo che questo fenomeno è dovuto al terremoto ormonale della pubertà e non ha nulla a che vedere con la mascolinità, e che dopo questa temporanea crisi potrà crescere sano e forte.
Davvero rassicurato riguardo alle sue ansie profonde, Matteo riprenderà il calcetto, o magari un altro sport. Il mare gli piacerà di nuovo. Ritroverà il gusto di parlare con voi. E, soprattutto, potrà tornare a guardare con fiducia al suo corpo e al suo futuro.
- se si tratta di pseudoginecomastia dovuta all’adipe, la cura prevede il dimagrimento ed eventualmente la liposuzione dell’adipe in eccesso;
- se invece si tratta di vera ginecomastia, la scelta dipende dalle dimensioni:
* se l’ingrossamento dell’areola mammaria è modesto, è sufficiente che il medico visiti il ragazzo e lo rassicuri sulla completa scomparsa spontanea del fenomeno nell’arco di sei-otto mesi;
* se invece la ghiandola mammaria è davvero cresciuta in modo preoccupante per il ragazzo, in casi selezionatissimi è indicata la rimozione della ghiandola stessa, con una microscopica incisione periareolare che non lascia cicatrici. La cosa più importante è che il medico rassicuri il ragazzo che questo fenomeno è dovuto al terremoto ormonale della pubertà e non ha nulla a che vedere con la mascolinità, e che dopo questa temporanea crisi potrà crescere sano e forte.
Davvero rassicurato riguardo alle sue ansie profonde, Matteo riprenderà il calcetto, o magari un altro sport. Il mare gli piacerà di nuovo. Ritroverà il gusto di parlare con voi. E, soprattutto, potrà tornare a guardare con fiducia al suo corpo e al suo futuro.