“La marmottina se ne stava tranquilla all’entrata della tana. Improvvisamente, un’ombra scura si disegna sul terreno. Un intuito antico scuote la marmotta con un brivido. Un balzo indietro, il cuore in tumulto, dentro la tana. L’aquila reale la manca d’un soffio...”. “Mi sono svegliata di soprassalto – mi racconta la signora – e ho sentito che quella marmottina ero io, che mi salvavo per un miracolo da un agguato mortale. Mi sono chiesta chi fosse, che cosa rappresentasse il predatore che silenzioso mi piombava addosso. Avevo appena superato un duro periodo sul lavoro, con un collega che aveva cercato di silurarmi. Tuttavia la situazione era risolta. Eppure era arrivato quel sogno inquietante. Ho sentito che quella marmottina ero io. Ma allora chi era, cos’era quel predatore?”. La settimana dopo, la signora mi porta spaventata l’esito della mammografia appena ritirata: tumore maligno. Ancora più sgomenta, mi ricorda il sogno della settimana prima. “Era un’avvisaglia del corpo?” mi chiede. “Un segnale profondo che qualcosa di grave ha cercato di ghermirmi? Il fatto che la marmottina si sia salvata vorrà dire che ce la farò a curarmi e guarire?”.
“Andavo a cavallo, a pelo, su un magnifico cavallo, grande, nero, dal pelo lucido. Io non ho mai montato un cavallo, anche se è un animale che mi affascina. Però mi fa anche tanta paura. Eppure, nel sogno mi sentivo sicura, felice, leggera, un tutt’uno con quell’animale stupendo, il corpo pieno di energia, come se non avessi mai fatto altro nella vita... Una corsa nel vento, in riva al mare e una sensazione magnifica di felicità. Mi sono svegliata con una gioia dentro che non ricordavo. Ci ho pensato tanto: un sogno così non l’avevo mai fatto, prima. Che sia legato a questo nuovo amore?”. Innamorata per la prima volta in modo profondo e appassionato, la giovane donna sta scoprendo la sua sensualità, fino a quel momento addormentata. E il sogno le regala un’intuizione di carnale, emozionante felicità.
“Che spavento! Che orrore! Camminavo in un bosco e dal terreno venivano su serpenti. Urlavo e non sapevo più dove andare. Mi sono svegliata col cuore in gola. Che paura!...”.
“Il mio gattino cadeva in una canale d’acqua lenta che confluiva in un fiume dalla corrente vorticosa. Tutti guardavano senza parlare. Senza muovere un dito per salvarlo. L’ho visto andare sotto, col movimento che fanno gli animali che annegano. Ho visto che stava andando verso la grande corrente. Piena d’angoscia mi sono buttata nell’acqua, sono andata sotto, l’ho preso con un singhiozzo in gola temendo che fosse troppo tardi. E invece ho sentito che si aggrappava con le unghiette sul mio braccio. “Allora è vivo!” mi sono detta. Mi sono data un colpo di reni e riuscivo a riemergere con il mio gattino in braccio e un’ondata di felicità, prima che la grande corrente ci travolgesse. Salvi!!! Mi sono svegliata finalmente sorridendo, dopo tanto tempo...”. Il gattino del sogno, quasi perduto e salvato, è il segno magnifico del bel lavoro psicoterapeutico che la giovane donna sta facendo con una collega per superare le ferite di un vecchio abuso, da cui nessuno l’aveva difesa.
Tra gli abitanti misteriosi dei nostri sogni, gli animali hanno un ruolo particolare e prezioso. Nei millenni, la convivenza naturale con gli animali del bosco, del cielo, della terra e dell’acqua, ha arricchito il nostro linguaggio onirico di simboli universali e potenti. All’animale il regista silenzioso che ogni notte tesse la trama dei nostri sogni affida un ruolo particolare: quello di incarnare la nostra vita istintuale più profonda e dimenticata. L’animale può dirci che una malattia mortale è in agguato. Oppure che la nostra vita sta attraversando un periodo di straordinaria esperienza fisica, oltre che emotiva, di felicità, di cui non avere paura, anche se la passione può essere così squassante da indurci ad addomesticarla, a volte uccidendola. Perché solo così ci sembra possa rientrare nei più quieti schemi esistenziali che ci sono così rassicuranti e familiari. Può dirci che la nostra parte più tenera e vera può tornare a vivere, anche dopo un agguato mortale. Altre volte l’animale ci dice verità che non vorremmo vedere: che siamo noi gli assassini di un’altra anima, o della bellezza del mondo. In altri casi ancora, l’animale può rappresentare i dilemmi, i tormenti, le potenzialità del nostro istinto religioso, oggi così lacerato. L’animale del sogno, come dice James Hillman, psicoanalista junghiano che sull’argomento ha scritto pagine difficili e profonde, può allora essere una vera e propria teofanìa, una manifestazione del divino. “La ricchezza degli animali è nascosta – dice Hillman – Essi sono i portatori di un fuoco che non si vede e di una parola che non si sente”. O che non siamo più capaci di ascoltare. L’animale del sogno è il nostro benefattore segreto: dentro di noi c’è un’intera arca di Noè che può parlarci dei nostri turbamenti profondi, delle nostre paure, ma anche della direzione in cui crescere, della speranza di cui nutrirci, della forza cui attingere per tornare a combattere quando siamo esausti per le dure battaglie della vita, dei valori etici per cui vale ancora la pena di vivere e di credere, nonostante tutto. Esso compensa una condizione umana troppo razionale e snaturalizzata. Nella capacità di dialogare con gli animali che abitano i nostri sogni, nell’ascolto che meritano, nel messaggio spesso cruciale che ci portano, c’è una delle chiavi di accesso più preziose alla nostra verità esistenziale più negletta. Nelle notti d’estate, nella solitudine silenziosa che avvolge i nostri sogni mentre il corpo giace addormentato, c’è un’opportunità speciale di ri-sintonizzarci con le acque profonde della nostra anima.
Non ultimo, l’animale del sogno ci invita anche ad un rapporto diverso con gli animali del mondo. In un dialogo più intimo, e affettuoso e rispettoso, con quel frammento di divino che vive non solo dentro di noi ma anche dentro la bellezza di una marmotta, di una farfalla, di un delfino, di una rondine, e anche di una formica e di un topolino.
“Andavo a cavallo, a pelo, su un magnifico cavallo, grande, nero, dal pelo lucido. Io non ho mai montato un cavallo, anche se è un animale che mi affascina. Però mi fa anche tanta paura. Eppure, nel sogno mi sentivo sicura, felice, leggera, un tutt’uno con quell’animale stupendo, il corpo pieno di energia, come se non avessi mai fatto altro nella vita... Una corsa nel vento, in riva al mare e una sensazione magnifica di felicità. Mi sono svegliata con una gioia dentro che non ricordavo. Ci ho pensato tanto: un sogno così non l’avevo mai fatto, prima. Che sia legato a questo nuovo amore?”. Innamorata per la prima volta in modo profondo e appassionato, la giovane donna sta scoprendo la sua sensualità, fino a quel momento addormentata. E il sogno le regala un’intuizione di carnale, emozionante felicità.
“Che spavento! Che orrore! Camminavo in un bosco e dal terreno venivano su serpenti. Urlavo e non sapevo più dove andare. Mi sono svegliata col cuore in gola. Che paura!...”.
“Il mio gattino cadeva in una canale d’acqua lenta che confluiva in un fiume dalla corrente vorticosa. Tutti guardavano senza parlare. Senza muovere un dito per salvarlo. L’ho visto andare sotto, col movimento che fanno gli animali che annegano. Ho visto che stava andando verso la grande corrente. Piena d’angoscia mi sono buttata nell’acqua, sono andata sotto, l’ho preso con un singhiozzo in gola temendo che fosse troppo tardi. E invece ho sentito che si aggrappava con le unghiette sul mio braccio. “Allora è vivo!” mi sono detta. Mi sono data un colpo di reni e riuscivo a riemergere con il mio gattino in braccio e un’ondata di felicità, prima che la grande corrente ci travolgesse. Salvi!!! Mi sono svegliata finalmente sorridendo, dopo tanto tempo...”. Il gattino del sogno, quasi perduto e salvato, è il segno magnifico del bel lavoro psicoterapeutico che la giovane donna sta facendo con una collega per superare le ferite di un vecchio abuso, da cui nessuno l’aveva difesa.
Tra gli abitanti misteriosi dei nostri sogni, gli animali hanno un ruolo particolare e prezioso. Nei millenni, la convivenza naturale con gli animali del bosco, del cielo, della terra e dell’acqua, ha arricchito il nostro linguaggio onirico di simboli universali e potenti. All’animale il regista silenzioso che ogni notte tesse la trama dei nostri sogni affida un ruolo particolare: quello di incarnare la nostra vita istintuale più profonda e dimenticata. L’animale può dirci che una malattia mortale è in agguato. Oppure che la nostra vita sta attraversando un periodo di straordinaria esperienza fisica, oltre che emotiva, di felicità, di cui non avere paura, anche se la passione può essere così squassante da indurci ad addomesticarla, a volte uccidendola. Perché solo così ci sembra possa rientrare nei più quieti schemi esistenziali che ci sono così rassicuranti e familiari. Può dirci che la nostra parte più tenera e vera può tornare a vivere, anche dopo un agguato mortale. Altre volte l’animale ci dice verità che non vorremmo vedere: che siamo noi gli assassini di un’altra anima, o della bellezza del mondo. In altri casi ancora, l’animale può rappresentare i dilemmi, i tormenti, le potenzialità del nostro istinto religioso, oggi così lacerato. L’animale del sogno, come dice James Hillman, psicoanalista junghiano che sull’argomento ha scritto pagine difficili e profonde, può allora essere una vera e propria teofanìa, una manifestazione del divino. “La ricchezza degli animali è nascosta – dice Hillman – Essi sono i portatori di un fuoco che non si vede e di una parola che non si sente”. O che non siamo più capaci di ascoltare. L’animale del sogno è il nostro benefattore segreto: dentro di noi c’è un’intera arca di Noè che può parlarci dei nostri turbamenti profondi, delle nostre paure, ma anche della direzione in cui crescere, della speranza di cui nutrirci, della forza cui attingere per tornare a combattere quando siamo esausti per le dure battaglie della vita, dei valori etici per cui vale ancora la pena di vivere e di credere, nonostante tutto. Esso compensa una condizione umana troppo razionale e snaturalizzata. Nella capacità di dialogare con gli animali che abitano i nostri sogni, nell’ascolto che meritano, nel messaggio spesso cruciale che ci portano, c’è una delle chiavi di accesso più preziose alla nostra verità esistenziale più negletta. Nelle notti d’estate, nella solitudine silenziosa che avvolge i nostri sogni mentre il corpo giace addormentato, c’è un’opportunità speciale di ri-sintonizzarci con le acque profonde della nostra anima.
Non ultimo, l’animale del sogno ci invita anche ad un rapporto diverso con gli animali del mondo. In un dialogo più intimo, e affettuoso e rispettoso, con quel frammento di divino che vive non solo dentro di noi ma anche dentro la bellezza di una marmotta, di una farfalla, di un delfino, di una rondine, e anche di una formica e di un topolino.