Francesco R.
Qual è la sua esperienza di medico al riguardo?
Non abbiamo tuttavia studi sistematici sul ruolo della “voglia di vivere” e sul ruolo dell’amore nella guarigione. La medicina ufficiale giudica quindi queste esperienze come “aneddotiche”, non scientifiche. Tuttavia gli studi sul ruolo biologico dell’aspettativa positiva o negativa (il cosiddetto effetto “placebo” o “nocebo”) nel condizionare la risposta a farmaci o stimoli dolorosi comincia a indicare la strada per capire come le emozioni positive possano aiutarci concretamente nel processo di guarigione o, almeno, di riduzione dell’aggressività di una malattia.
A parità di stadio di malattia, e di qualità delle cure, ritengo che sia possibile che chi sta combattendo una patologia grave possa ricevere un aiuto in più da una diversa capacità di attivare, a livello emotivo, le proprie difese organiche. Per una madre di famiglia, questo aiuto può arrivare dall’amore dei figli. Per una professionista, dalla passione per il proprio lavoro. Per la sua ragazza, può davvero essere stato questo amore forte e inatteso.
Quali sono i meccanismi biologici che consentono alle emozioni positive di tradursi in forza vitale?
Quale?
Quanto conta in tutto questo il nostro personale atteggiamento verso la vita?
Il matrimonio ci potrà dare ancora più forza?
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