Oggi invece, in tempi in cui la preparazione, in tutti i campi, è sempre più approssimativa ed aleatoria, lo spazio dato alla fortuna nelle vite personali, ma anche nella società, è cresciuto in modo esponenziale. Il recente esito dei Mondiali di calcio ci ricorda invece come rigore, preparazione, metodo e disciplina possano portare sul tetto di quel mondo, anche nel gioco. Figurarsi nella vita… Non si arriva “per fortuna” quattro volte in semifinale, anche se poi la fortuna, con il Mario tedesco di turno, ha premiato chi più aveva coltivato con metodo la “virtus” del valore personale e della squadra. E che cosa affina il valore personale? Non basta avere talento, bisogna allenarlo, quotidianamente. L’eccellenza non si improvvisa, anche se il colpo d’ala, quando si è già preparatissimi, può decidere le sorti di una partita, di una carriera o di una vita.
C’è tuttavia un aspetto in più, che differenzia il vincente dal talentuoso che farà poco nella vita e, in modo ancor più drammatico, dal perdente: il modo con cui si rapportano ai migliori. Il vincente per metodo osserva i migliori, li studia, li ammira, li stima, cerca di cogliere i loro segreti, le loro tecniche, le loro strategie. Li sceglie come modello, si mette in discussione, riprova. Non dice mai «Lo so», ma «Ci provo, mi impegno», se un maestro, un istruttore, un allenatore, un genitore gli fa notare un difetto, un problema, oppure un limite su cui lavorare per migliorare. Ascolta con attenzione le osservazioni costruttive (certo, se fatte con rispetto e competenza) e continua ad osservare i migliori che sono il suo riferimento e il suo stimolo. Il talentuoso inconcludente, il mediocre, il perdente totale hanno con i migliori un rapporto che è segnato dall’invidia. Non vedono o, meglio, non vogliono vedere i sacrifici, l’impegno, il rigore che comunque sottende il percorso di ogni persona che si realizza davvero nella vita, specialmente se ci riesce da sola. Preferiscono cercare di demolirla, almeno nel loro pensiero, sottolineandone i difetti, veri o presunti, e i limiti, come se invidia e denigrazione potessero appannare il migliore e far diventare loro dei vincenti. L’unico talento dei mediocri è unirsi per distruggere i migliori. A volte ci riescono, e questa è una perdita secca non solo per la persona di qualità distrutta dall’invidia, ma soprattutto per la società. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, l’invidia e la denigrazione, con il loro carico di veleno, tornano al mittente, che continuerà i suoi giorni sempre più frustrato, arrabbiato, bilioso, davvero perdente nella corsa lunga della vita. Mentre chi continua a lavorare su di sé, a migliorarsi, ad apprendere dai migliori, con ammirazione e rispetto, si nutre della loro luce, della loro energia, del loro carisma, e impara a fare quei salti di livello nel valore personale che fanno poi il vero vincente. Che al mattino si sveglia contento di sé, col sorriso. Ecco perché è fondamentale dare questo esempio ed educare i figli ad imparare dai migliori, mettendosi sempre costruttivamente in discussione.
In sintesi: dimmi come ti rapporti con un vincente vero, specialmente se nel tuo stesso campo, nello sport, nel lavoro o nella vita, e ti dirò chi sei. A tutte le età.