L’Italia brucia. Gli incendi dolosi sono aumentati quest’anno del 75% (sic!) rispetto al 2011. Oltre 6.200 dall’inizio dell’anno, con punte fino a 150 al giorno. Negli ultimi 10 anni, in cui questo scempio è aumentato in modo drammatico, oltre 50.000 incendi dolosi hanno devastato l’Italia. Perché sono aumentati? Perché i delinquenti che li appiccano sanno di farla franca nella assoluta maggioranza dei casi. Ci dica il Ministro degli Interni: quanti degli almeno 50.000 che hanno appiccato i fuochi (dietro un incendio doloso c’è almeno un criminale) sono stati individuati e processati per questo? Pochissimi. Possiamo tollerare ancora questo scempio che ci lede tutti? Parlarne, come fanno in TV, con il tono piatto di chi racconta dell’inevitabilità della pioggia? Attenzione: si tratta di crimini prevenibili, per i quali ormai bisogna avere tolleranza zero. Come cittadini dobbiamo allora agire con determinazione per evitare questa progressione di devastazioni, che ci danneggia tutti, perché toglie a tutti noi vita, bellezza, ossigeno, salute, ricchezza ambientale: beni inestimabili, che non possiamo più lasciar distruggere con indifferenza.
Il danno è complesso: immediato, per i forestali e i pompieri feriti o morti mentre cercano di spegnere gli incendi; per la distruzione di migliaia di ettari di boschi, con i loro alberi centenari, e la devastazione di colture e di case; per l’assassinio degli animali che vivono nei boschi, di cavalli e cani, come è successo in Maremma; per i costi quantizzabili, sia per il valore di quanto viene distrutto, sia in acqua usata per spegnere gli incendi; in elicotteri e aerei; in lavoro; e i costi non quantizzabili, ma non meno importanti: quanto valgono il polmone verde d’Italia, sempre più ridotto, la sua bellezza e il suo ruolo per la nostra salute?
Nel medio-lungo termine, la distruzione dei boschi crea le tragiche premesse del peggiorare di danni causati dalle alluvioni. La perdita delle profonde e ben strutturate radici dei grandi alberi fa mancare quella preziosa “rete biologica” di contenimento profondo del terreno, che viene allora travolto dalle piogge abbondanti con ulteriori devastazioni, come hanno mostrato le più recenti alluvioni. A ciò va aggiunta la perdita di quello strato soffice, spugnoso, creato delle foglie degli alberi, che mantiene microclima, flora e fauna, e protegge ulteriormente la stabilità del terreno e la salute del bosco.
In tempi di crisi, le risorse ambientali vanno protette e tutelate con ancora maggiore responsabilità e rigore. Altrimenti si diventa complici passivi e rassegnati. Esiste una legge sugli incendi boschivi (lunga e contorta): n. 353 del Codice Penale, del 21 novembre 2000. Prevede una reclusione da 4 a 10 anni dell’incendiario colto in flagranza di reato: di fatto, evento rarissimo. Ecco l’impunibilità su cui fanno leva questi delinquenti. E allora, che cosa si potrebbe fare? Prevedere per legge la perquisizione dei sospetti e delle loro case, specie quando nei paesi “si sa chi appicca i fuochi” come dicono spesso i Carabinieri che, stando così la norma, hanno le mani legate; qualificare l’incendio doloso come terrorismo ambientale e raddoppiare le pene di reclusione, senza possibilità di riduzioni per indulto o altro; prevedere la confisca dei beni, a seppur minimo risarcimento del disastro compiuto; impedire per 50 anni la costruzione di edifici nelle aree distrutte.
Non parliamo più di “piromani”, persone affette da manìa incendiaria, termine del tutto parziale e inadeguato. Si tratta di delinquenti gravi, di terroristi, di assassini di vita, bellezza e salute. Come cittadini, avvisiamo subito i pompieri al minimo incendio; evitiamo fuochi nei boschi e barbecue; rieduchiamoci ed educhiamo i nostri figli ad avere più amore e rispetto per questa terra meravigliosa, che ci ospita con infinita bellezza e dolcezza, e che noi ripaghiamo con proterva violenza e crudele indifferenza.
La terra, i boschi, gli animali, le colture sono le nostre radici, il nostro ossigeno, la nostra identità: siamo noi e il futuro dei nostri figli. Da difendere con cura e da amare, con passione e dedizione.
Il danno è complesso: immediato, per i forestali e i pompieri feriti o morti mentre cercano di spegnere gli incendi; per la distruzione di migliaia di ettari di boschi, con i loro alberi centenari, e la devastazione di colture e di case; per l’assassinio degli animali che vivono nei boschi, di cavalli e cani, come è successo in Maremma; per i costi quantizzabili, sia per il valore di quanto viene distrutto, sia in acqua usata per spegnere gli incendi; in elicotteri e aerei; in lavoro; e i costi non quantizzabili, ma non meno importanti: quanto valgono il polmone verde d’Italia, sempre più ridotto, la sua bellezza e il suo ruolo per la nostra salute?
Nel medio-lungo termine, la distruzione dei boschi crea le tragiche premesse del peggiorare di danni causati dalle alluvioni. La perdita delle profonde e ben strutturate radici dei grandi alberi fa mancare quella preziosa “rete biologica” di contenimento profondo del terreno, che viene allora travolto dalle piogge abbondanti con ulteriori devastazioni, come hanno mostrato le più recenti alluvioni. A ciò va aggiunta la perdita di quello strato soffice, spugnoso, creato delle foglie degli alberi, che mantiene microclima, flora e fauna, e protegge ulteriormente la stabilità del terreno e la salute del bosco.
In tempi di crisi, le risorse ambientali vanno protette e tutelate con ancora maggiore responsabilità e rigore. Altrimenti si diventa complici passivi e rassegnati. Esiste una legge sugli incendi boschivi (lunga e contorta): n. 353 del Codice Penale, del 21 novembre 2000. Prevede una reclusione da 4 a 10 anni dell’incendiario colto in flagranza di reato: di fatto, evento rarissimo. Ecco l’impunibilità su cui fanno leva questi delinquenti. E allora, che cosa si potrebbe fare? Prevedere per legge la perquisizione dei sospetti e delle loro case, specie quando nei paesi “si sa chi appicca i fuochi” come dicono spesso i Carabinieri che, stando così la norma, hanno le mani legate; qualificare l’incendio doloso come terrorismo ambientale e raddoppiare le pene di reclusione, senza possibilità di riduzioni per indulto o altro; prevedere la confisca dei beni, a seppur minimo risarcimento del disastro compiuto; impedire per 50 anni la costruzione di edifici nelle aree distrutte.
Non parliamo più di “piromani”, persone affette da manìa incendiaria, termine del tutto parziale e inadeguato. Si tratta di delinquenti gravi, di terroristi, di assassini di vita, bellezza e salute. Come cittadini, avvisiamo subito i pompieri al minimo incendio; evitiamo fuochi nei boschi e barbecue; rieduchiamoci ed educhiamo i nostri figli ad avere più amore e rispetto per questa terra meravigliosa, che ci ospita con infinita bellezza e dolcezza, e che noi ripaghiamo con proterva violenza e crudele indifferenza.
La terra, i boschi, gli animali, le colture sono le nostre radici, il nostro ossigeno, la nostra identità: siamo noi e il futuro dei nostri figli. Da difendere con cura e da amare, con passione e dedizione.
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