Che cosa potrebbe indurre gli uomini a essere un po’ più prudenti nel loro sfarfallare amoroso? Incoraggiandoli, se non altro, ad usare rigorosamente il profilattico fin dall’inizio del rapporto, in ogni tipo di rapporto, specie se occasionale? Forse il sapere che corrono seri rischi personali (visto che della salute delle donne non sembrano preoccuparsi molto…), poiché la promiscuità potrebbe aumentare non solo il rischio di infezioni sessualmente trasmesse, ma anche di tumori. Questo è vero sia per i carcinomi (anorettali, del glande e dell’orofaringe, nonché della vescica) causati dal Papillomavirus, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, sia per il carcinoma della prostata, che poi colpisce al cuore la vita sessuale e, a volte, la stessa vita.
Secondo la ricerca di S. Caini e collaboratori, condotta su ben 47 studi controllati e pubblicata su Cancer Epidemiology (agosto 2014), gli uomini che hanno avuto un’infezione sessualmente trasmessa nell’arco della vita hanno un rischio relativo di carcinoma prostatico aumentato del 49%. Sì, 49%! In particolare, l’infezione da gonococco (“gonorrea”) da sola aumenta il rischio relativo del 20%. Poiché le infezioni sessualmente trasmesse e il cancro della prostata sono in netto aumento nel mondo, la prevenzione di queste infezioni potrebbe ridurre una causa comportamentale modificabile del carcinoma prostatico stesso. Pur sapendo che la causa del cancro è sempre multifattoriale, con fattori genetici e immunologici, comportamentali e ambientali che interagiscono con pesi diversi nel singolo individuo.
Curioso: la malattia che presenta il “peso” causale più elevato è la gonorrea, a torto considerata banalissima, perché facilmente diagnosticabile e curabile nell’uomo con gli antibiotici. E’ causata dalla Neisseria Gonorrhea, un germe che si trasmette per via sessuale, per contatto con oggetti infetti e attraverso il canale da parto. Quest’infezione non è banale, per molte ragioni:
1. non è limitata all’uretra (uretrite gonococcica), dove causa il sintomo più evidente, la secrezione spontanea di liquido purulento, una volta chiamato “scolo”: tende invece ad avere localizzazioni extragenitali, in bocca (orofaringe), sul collo dell’utero e nell’ano, frequenti dal 30 al 100% degli studi, a seconda dei gruppi di soggetti testati. Per esempio, l’infezione orofaringea aumenta di quasi sei volte in caso di sesso orale non protetto con sconosciuti/e;
2. può diffondersi per via sanguigna e colpire il fegato (epatite), le articolazioni (artrite gonococcica) e il muscolo cardiaco (miocardite);
3. in tutte le mucose infette anche la Neisseria Gonorrheae, come altri microrganismi nemici, può localizzarsi in biofilm patogeni: si tratta di “trincee” mucopolisaccaridiche fatte di zuccheri e proteine, prodotte dagli stessi germi e poste a filo delle mucose, in cui questi microrganismi vivono a basso ritmo metabolico, non raggiungibili dagli antibiotici e pronti a riaggredire l’organismo non appena le difese immunitarie si abbassino;
4. sta diventando “incurabile” per il crescere esponenziale di resistenze agli antibiotici, in particolare alle cefalosporine, presenti già nel 25% dei casi;
5. può aumentare il rischio di carcinoma prostatico.
E’ plausibile che le infezioni sessuali possano aumentare il rischio di carcinomi? Sì. Le possibili azioni oncogene sono:
- dirette, quando il microrganismo, per esempio il Papillomavirus oncogeno, si inserisce nel DNA cellulare e blocca i geni oncosoppressori che normalmente ci proteggono dai geni che predispongono ai tumori;
- indirette, attraverso la presenza di sostanze chimiche cancerogene che si concentrino per esempio nello smegma, la secrezione bianca posta tra prepuzio e glande. L’infezione sessualmente trasmessa diventerebbe in tal caso un marcatore di promiscuità e igiene inadeguata, più che un fattore specificamente cancerogeno;
- aspecifiche ma potenti, quando l’infiammazione causata dall’infezione colpisce cronicamente i tessuti. Le infiammazioni sono oggi chiamate “silent killer”, killer silenziosi, proprio per la loro capacità di promuovere anche lo sviluppo di carcinomi.
Prevenire le infezioni sessualmente trasmesse potrebbe allora ridurre il rischio di tumori, anche alla prostata. Uomini, vi par poco?
Secondo la ricerca di S. Caini e collaboratori, condotta su ben 47 studi controllati e pubblicata su Cancer Epidemiology (agosto 2014), gli uomini che hanno avuto un’infezione sessualmente trasmessa nell’arco della vita hanno un rischio relativo di carcinoma prostatico aumentato del 49%. Sì, 49%! In particolare, l’infezione da gonococco (“gonorrea”) da sola aumenta il rischio relativo del 20%. Poiché le infezioni sessualmente trasmesse e il cancro della prostata sono in netto aumento nel mondo, la prevenzione di queste infezioni potrebbe ridurre una causa comportamentale modificabile del carcinoma prostatico stesso. Pur sapendo che la causa del cancro è sempre multifattoriale, con fattori genetici e immunologici, comportamentali e ambientali che interagiscono con pesi diversi nel singolo individuo.
Curioso: la malattia che presenta il “peso” causale più elevato è la gonorrea, a torto considerata banalissima, perché facilmente diagnosticabile e curabile nell’uomo con gli antibiotici. E’ causata dalla Neisseria Gonorrhea, un germe che si trasmette per via sessuale, per contatto con oggetti infetti e attraverso il canale da parto. Quest’infezione non è banale, per molte ragioni:
1. non è limitata all’uretra (uretrite gonococcica), dove causa il sintomo più evidente, la secrezione spontanea di liquido purulento, una volta chiamato “scolo”: tende invece ad avere localizzazioni extragenitali, in bocca (orofaringe), sul collo dell’utero e nell’ano, frequenti dal 30 al 100% degli studi, a seconda dei gruppi di soggetti testati. Per esempio, l’infezione orofaringea aumenta di quasi sei volte in caso di sesso orale non protetto con sconosciuti/e;
2. può diffondersi per via sanguigna e colpire il fegato (epatite), le articolazioni (artrite gonococcica) e il muscolo cardiaco (miocardite);
3. in tutte le mucose infette anche la Neisseria Gonorrheae, come altri microrganismi nemici, può localizzarsi in biofilm patogeni: si tratta di “trincee” mucopolisaccaridiche fatte di zuccheri e proteine, prodotte dagli stessi germi e poste a filo delle mucose, in cui questi microrganismi vivono a basso ritmo metabolico, non raggiungibili dagli antibiotici e pronti a riaggredire l’organismo non appena le difese immunitarie si abbassino;
4. sta diventando “incurabile” per il crescere esponenziale di resistenze agli antibiotici, in particolare alle cefalosporine, presenti già nel 25% dei casi;
5. può aumentare il rischio di carcinoma prostatico.
E’ plausibile che le infezioni sessuali possano aumentare il rischio di carcinomi? Sì. Le possibili azioni oncogene sono:
- dirette, quando il microrganismo, per esempio il Papillomavirus oncogeno, si inserisce nel DNA cellulare e blocca i geni oncosoppressori che normalmente ci proteggono dai geni che predispongono ai tumori;
- indirette, attraverso la presenza di sostanze chimiche cancerogene che si concentrino per esempio nello smegma, la secrezione bianca posta tra prepuzio e glande. L’infezione sessualmente trasmessa diventerebbe in tal caso un marcatore di promiscuità e igiene inadeguata, più che un fattore specificamente cancerogeno;
- aspecifiche ma potenti, quando l’infiammazione causata dall’infezione colpisce cronicamente i tessuti. Le infiammazioni sono oggi chiamate “silent killer”, killer silenziosi, proprio per la loro capacità di promuovere anche lo sviluppo di carcinomi.
Prevenire le infezioni sessualmente trasmesse potrebbe allora ridurre il rischio di tumori, anche alla prostata. Uomini, vi par poco?
Cancro della prostata Gonorrea Infiammazione Malattie sessualmente trasmesse Papillomavirus Profilattico Tumori e linfomi