“Ho 38 anni, sono stata ricoverata a settembre per minaccia d’aborto, non ho figli e ci tenevo a questa gravidanza. Purtroppo ho avuto un aborto spontaneo. Oltre al dolore, ho provato una forte rabbia nei confronti dei ginecologi del reparto, per la loro freddezza. Solo un ginecologo era fuori dagli schemi lì dentro, come umanità e professionalità. Prima di entrare in sala operatoria ero molto angosciata: lui mi ha rassicurato e mi ha dato una carezza. Sono felicemente sposata, eppure nei giorni successivi non ho fatto altro che pensare a lui. Ci si può innamorare del proprio ginecologo?“.
Luisella R. (Latina)
Luisella R. (Latina)
Cara Luisella, sì, può succedere di provare emozioni intense nei confronti di una persona, e in particolare un medico, che ci ha mostrato sensibilità, dedizione, umanità, in un momento di dolore fisico ed emotivo, qual è la perdita di un bambino molto desiderato. Questo temporaneo attaccamento è possibile quando l’ambiente ospedaliero si presenti ostile, indifferente, noncurante. Quando si ha la sensazione di essere un oggetto, un corpo, e non una persona che sta soffrendo. Ecco che allora anche la parola gentile, la rassicurazione, il sobrio gesto affettuoso prima dell’intervento chirurgico – che vuol solo dire: «Non avere paura, sono qui, avrò cura di te» – può scatenare quel terremoto di emozioni che chiamiamo, a torto o a ragione, “innamoramento”. Emozioni cui siamo più vulnerabili quando il sentimento di solitudine o di dolore nasca da un lutto importante, reale e simbolico, qual è l’aborto spontaneo, soprattutto a 38 anni. Il quel momento il medico “che ci salva”, in una situazione che è drammatica per la donna che la vive, assume un’importanza immensa. Innamorarsi significa allora consentirsi di sognare, di sentirsi vivi, di guardare avanti, di non restare incistati sotto il peso della perdita subita.
Che destino hanno questi sentimenti?
Dipende dai protagonisti: lei e suo marito, oltre al medico. Un buon ginecologo sa che queste emozioni possono nascere: e può continuare ad essere premuroso, gentile, sensibile e umano, senza dar adito a confusioni e ambiguità di relazione. E senza superare la giusta distanza tra medico e paziente. Anche la donna che vive questo momento di trasporto emotivo – che in linguaggio psicoanalitico viene chiamato “transfert” – dovrebbe consentirselo senza forzare le situazioni. Vissuta con lievità, l’emozione rientra, e il rapporto medico-paziente che abbia saputo attraversare un momento intenso senza confusioni può continuare ad essere gratificante, positivo e di grande qualità, medica e umana. Ma perché ci sia chiarezza di rapporti, è essenziale che la coppia – coniugale o meno – sia emotivamente solida e affiatata. Quanto più i due partner sapranno affrontare insieme il dolore per la perdita di un figlio desiderato, tanto più sarà possibile dare a queste emozioni, che l’hanno così sorpresa, il giusto posto e un limitato ascolto, fino a ritrovare una piena serenità. Magari sognando, con più concretezza, un altro bambino insieme a suo marito.
Prevenire e curare – Come affrontare il dolore di un aborto
Un aborto spontaneo di un figlio desiderato è una prova drammatica. Per affrontarla al meglio è utile:
- parlarne con una donna molto affezionata: gli studi ci dicono che la presenza della mamma, di una sorella, di un’amica cara riduce significativamente lo stress e il dolore per la perdita subita;
- se il contraccolpo depressivo è intenso e prolungato, o se non c’è una presenza amica su cui contare, può essere utile un aiuto psicoterapeutico e un antidepressivo;
- il partner dovrebbe mostrare affetto, presenza, sensibilità: certo, anche lui ha subito la stessa perdita; tuttavia c’è un dolore del corpo, oltre che emotivo, che nella prima fase è più acuto per la donna;
- la coppia, insieme, può attraversare il dolore per riaprirsi con il cuore pronto a un altro bambino.
- parlarne con una donna molto affezionata: gli studi ci dicono che la presenza della mamma, di una sorella, di un’amica cara riduce significativamente lo stress e il dolore per la perdita subita;
- se il contraccolpo depressivo è intenso e prolungato, o se non c’è una presenza amica su cui contare, può essere utile un aiuto psicoterapeutico e un antidepressivo;
- il partner dovrebbe mostrare affetto, presenza, sensibilità: certo, anche lui ha subito la stessa perdita; tuttavia c’è un dolore del corpo, oltre che emotivo, che nella prima fase è più acuto per la donna;
- la coppia, insieme, può attraversare il dolore per riaprirsi con il cuore pronto a un altro bambino.