Non le scrivo per un problema o un disturbo. Ma per conoscere il suo pensiero su un tema su cui sto riflettendo molto. Lei non lo sa, ma sono cresciuta un po’ con lei, leggendo le sue risposte su Anna cui mia mamma è abbonata. Lei non lo sa, ma tante volte ha dato risposte ai miei dubbi e qualche volta mi sono sentita anche consolata, soprattutto quando ho avuto qualche scottatina in amore e mi sono ritrovata nella storia di una lettrice cui lei rispondeva. Due mesi fa, chattando, ho conosciuto un ragazzo con cui è nata una bellissima corrispondenza. Adesso lui preme per conoscermi, io da un lato vorrei, dall’altro ho paura. Ho paura di rovinare tutto, paura di bruciare questa rara intimità che si è creata, paura di essere delusa, paura che nasca una passione che però potrebbe distruggere quest’intesa magica. Le chiedo, cara dottoressa cui voglio tanto bene, quanto conta l’attesa, nell’amicizia e nell’amore? E quanto di questa magìa viene distrutta – lo dico soprattutto per un’esperienza precedente che mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca – quando si asseconda l’impulso che viene dall’attrazione fisica, dalla facilità, oggi, di far sesso anche con quasi-sconosciuti?
Lorenza
Lorenza
Cara, cara Lorenza. Che piacere questa lettera, scritta con una grafia deliziosa e in un italiano sempre più raro a trovarsi. Aveva ragione Marguerite Yourcenar, quando in “Memorie di Adriano” diceva che la raffinatezza del linguaggio rispecchia la profondità del pensiero. Con tenerezza, mi fai una domanda essenziale, oggi, e che tutti ci dovremmo porre: quanto conta l’attesa, non solo nell’amore, ma anche nella vita?
Ho riaperto per te un libro che ho molto amato, tanti anni fa: “Trasgressioni” (Bollati Boringhieri, 1992) di M. Masud Khan, principe pachistano e raffinato psicoanalista a Londra. Ti rispondo con le sue parole, che trovo straordinarie: “Attendere fa parte della natura dell’uomo. Da tempo immemorabile l’uomo attende qualcuno, o con devozione attende a qualcuno: una divinità, un dio, una persona amata. Alcuni, trascendendo questi vincoli, attendono a se stessi: sono i mistici. Così anch’essi attendono a. Gli enigmi e i paradossi dell’attesa sono fra le creazioni più nobili della mente e dell’animo dell’uomo. Tutti coloro che hanno intrapreso grandi viaggi negoziano l’attesa. (…) L’attesa è l’esperienza cruciale di chiunque cerchi di costruirsi i propri strumenti per sperimentare se stesso e gli altri. L’attesa, la lunga attesa, può essere salute e può essere malattia. Colui che attende trova. La non-attesa garantisce la non-scoperta…”.
Lorenza cara, saper aspettare, nutrendo reciprocamente il tempo interiore di emozioni, sentimenti, conoscenza reciproca, dialoghi intensi anche sulla natura del mondo, fa crescere la nostra anima, la nostra capacità di ascolto, di fantasia, di immaginazione, di empatia. Capisco le tue paure, le comprendo a fondo: Internet può riservare amare sorprese, quando dal mondo dell’immaginario ci si confronta con la realtà, la “vera verità” dell’altro, o altra che sia. Ci possono deludere la sua fisicità, la sua quotidianità, i suoi modi, i mille segnali sensoriali che la via virtuale omette e che nella vita sono i primi a stabilire la misteriosa alchimia dell’attrazione fisica e dell’amore. Io ho una piccola regola: mai farsi forzare. E’ saggio cercare di ascoltare il proprio tempo e fare le cose quando ci si sente davvero pronti per farle. Se l’altro, o altra, ci vuole davvero bene, ci aspetterà. Chiaro, l’attesa deve essere salute, e non malattia. E quindi non segnale in realtà di angosce irrisolte, di difficoltà sostanziali, fisiche o psichiche, a confrontarsi con l’altro nella vita reale, anche nel far l’amore. Penso per esempio alla donna che soffre di vaginismo, in cui l’attesa di un rapporto completo copre in realtà un problema importante con la sua sessualità, come ho analizzato in dettaglio nel mio libro “Il dolore segreto” (Mondadori). Ma non mi sembra il tuo caso. Intuisco invece che sta maturando in te una senso del tempo oggi raro a trovarsi, e una capacità di riflessione su di te e il mondo che arricchirà non solo il tuo cuore ma anche il ragazzo che ha la fortuna di amarti.
Ho riaperto per te un libro che ho molto amato, tanti anni fa: “Trasgressioni” (Bollati Boringhieri, 1992) di M. Masud Khan, principe pachistano e raffinato psicoanalista a Londra. Ti rispondo con le sue parole, che trovo straordinarie: “Attendere fa parte della natura dell’uomo. Da tempo immemorabile l’uomo attende qualcuno, o con devozione attende a qualcuno: una divinità, un dio, una persona amata. Alcuni, trascendendo questi vincoli, attendono a se stessi: sono i mistici. Così anch’essi attendono a. Gli enigmi e i paradossi dell’attesa sono fra le creazioni più nobili della mente e dell’animo dell’uomo. Tutti coloro che hanno intrapreso grandi viaggi negoziano l’attesa. (…) L’attesa è l’esperienza cruciale di chiunque cerchi di costruirsi i propri strumenti per sperimentare se stesso e gli altri. L’attesa, la lunga attesa, può essere salute e può essere malattia. Colui che attende trova. La non-attesa garantisce la non-scoperta…”.
Lorenza cara, saper aspettare, nutrendo reciprocamente il tempo interiore di emozioni, sentimenti, conoscenza reciproca, dialoghi intensi anche sulla natura del mondo, fa crescere la nostra anima, la nostra capacità di ascolto, di fantasia, di immaginazione, di empatia. Capisco le tue paure, le comprendo a fondo: Internet può riservare amare sorprese, quando dal mondo dell’immaginario ci si confronta con la realtà, la “vera verità” dell’altro, o altra che sia. Ci possono deludere la sua fisicità, la sua quotidianità, i suoi modi, i mille segnali sensoriali che la via virtuale omette e che nella vita sono i primi a stabilire la misteriosa alchimia dell’attrazione fisica e dell’amore. Io ho una piccola regola: mai farsi forzare. E’ saggio cercare di ascoltare il proprio tempo e fare le cose quando ci si sente davvero pronti per farle. Se l’altro, o altra, ci vuole davvero bene, ci aspetterà. Chiaro, l’attesa deve essere salute, e non malattia. E quindi non segnale in realtà di angosce irrisolte, di difficoltà sostanziali, fisiche o psichiche, a confrontarsi con l’altro nella vita reale, anche nel far l’amore. Penso per esempio alla donna che soffre di vaginismo, in cui l’attesa di un rapporto completo copre in realtà un problema importante con la sua sessualità, come ho analizzato in dettaglio nel mio libro “Il dolore segreto” (Mondadori). Ma non mi sembra il tuo caso. Intuisco invece che sta maturando in te una senso del tempo oggi raro a trovarsi, e una capacità di riflessione su di te e il mondo che arricchirà non solo il tuo cuore ma anche il ragazzo che ha la fortuna di amarti.
Capacità di attesa Innamoramento Internet, videogiochi e televisione