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L'esempio di Abreu: la musica salva la gioventù difficile

11/03/2013

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Si può credere a un sogno musicale in modo così generoso e persistente, paziente e pragmatico, in modo così denso di fiducia nel futuro, da realizzarlo? Anche in condizioni ambientali negative? Anzi, proprio in quelle? Ci ha creduto José Antonio Abreu, un venezuelano dal cuore immenso, un uomo che meriterebbe il Nobel per l’Etica applicata al bene, se ci fosse. Nel 1975 ha creato “El Sistema”: un progetto di musica e vita, per aiutare i bambini più poveri e disagiati di Caracas, e poi di tutto il Venezuela, a liberarsi da un destino nero per aspirare ad una vita degna di essere vissuta. Come? Insegnando ai bimbi, anche piccolissimi, a suonare uno strumento in piccoli gruppi fino a saper suonare in una vera e propria orchestra. In modo sempre più appassionato e accurato, fino a fare del gusto di suonare “col cuore” la stella del Nord, la bussola per riorientarsi verso la bellezza, verso la gioia di vivere, verso la possibilità di essere protagonisti del proprio futuro, indipendentemente dalla nascita oscura, da una casa-baracca, da un quartiere dove la malavita domina e i morti per assassinii da gang sono quotidiani, da contesti dove imperano droga, malavita, prostituzione infantile.

«Quello che è buono e nobile per un bambino povero – sostiene Abreu – deve essere disponibile per tutti i bambini poveri. Nessuno escluso». E siccome Abreu adora la musica, e pensa che fare musica insieme sia un’opportunità di crescita in salute e di felicità, si è buttato a capofitto nel suo progetto, che ad oggi ha coinvolto più di 500.000 (!) bambini e famiglie in tutto il Venezuela. La sua creatura più famosa nel mondo, il suo “poster-boy”, come dicono gli americani? Gustavo Dudamel, direttore d’orchestra tra i più vitali e apprezzati. Oggi, a 32 anni, è il direttore vivente in testa alle vendite discografiche della Deutsche Grammophon, la più prestigiosa casa editrice di musica classica del mondo.

Nato da una famiglia modesta, Dudamel ha iniziato a suonare il violino a dieci anni, proprio in uno dei gruppi per bambini creati da Abreu. A dodici ha cominciato a dirigere i suoi coetanei. A diciotto, Abreu («che vede quello che sarai tra dieci anni») lo ha nominato direttore dell’Orchestra Sinfonica Simón Bolívar, quella dei giovani. A ventitré ha vinto il prestigioso concorso Gustav Mahler per direttori d’orchestra in Bamberg. Da allora la carriera è stata fulminante. Ma Gustavo, che da Abreu ha appreso anche l’arte della sobrietà e della generosità, è rimasto entusiasta, affabile e non viziato. Col primo stipendio ha comprato la cucina nuova alla nonna. Pur richiesto e strapagato in tutto il mondo, passa venti settimane l’anno in Venezuela, a insegnare e a dirigere gratuitamente bambini e ragazzi della scuola di musica.

Li ho sentiti alla Scala alcuni mesi fa, dove Dudamel era arrivato con un jumbo di musicisti ventenni, titolari nella Simón Bolívar. Che energia, che entusiasmo, quanta vita e bellezza. Pelle d’oca e commozione fino alle lacrime. Persino il paludato pubblico della Scala è rimasto travolto da questa passione, da quest’anima. Ancor più, sapendo che tutti quei ragazzi provenivano da favelas tragiche, ed erano arrivati a suonare con pieno merito nei migliori teatri del mondo.

Ascoltate e guardatevi il Mambo, o la Gazza ladra, diretti da Dudamel e suonati dai suoi musicisti-ragazzi, registrati su You Tube, per sentire, vedere, capire che cosa vuol dire credere nella musica per farne una leva di entusiasmo e passione nella vita. Una leva anche di disciplina, perché non si diventa grandi in nulla, tanto meno nella musica, se non ci si applica a fondo e quotidianamente con passione, costanza, impegno, dedizione totale. Senza il sogno-progetto di Abreu, i formidabili talenti di Dudamel (e di migliaia di altri ragazzi) sarebbero rimasti inespressi. Oggi lui vuole continuare la missione del suo maestro e mentore, e dare a milioni di ragazzi nel mondo le stesse opportunità che lo hanno reso felice attraverso la musica.

Sì, è buono e giusto credere ai propri sogni, di più se sono grandi e generosi. E metterci tutta la vita per realizzarli. La musica li porterà al cielo. Riportiamo la musica ai bambini, nelle scuole, nei paesi, nelle città. L’esempio venezuelano è convincente. Perché non farne tesoro anche da noi, invece di lasciare allo sbando la nostra gioventù? E perché non imparare da Abreu? Un grande uomo che merita di essere annoverato tra i Giusti del nostro tempo!

Adolescenti e giovani Ballo, musica, canto e recitazione Bambini Educazione

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