“Li prenderete, vero?” chiede ai carabinieri la ragazza violentata a Guidonia da cinque delinquenti mentre era appartata con il fidanzato in un momento di intimità. Prenderli, in questa Italia, che senso ha? Ammesso di trovarli, avranno tutte le attenuanti possibili. In ogni caso, saranno di nuovo rapidamente fuori, tra indulti e altri privilegi che qui hanno solo i delinquenti. Se extracomunitari, l’espulsione sarà un farsa. E il rischio di ulteriori ritorsioni e violenze da parte del o dei violentatori sarà reale e pesantissimo.
E la ragazza violentata, invece, quanto a lungo dovrà soffrire, dopo? Nessuno pensa che ognuna di queste ragazze ha un rischio concreto di gravidanza: come può sentirsi una donna che scopre di essere incinta dopo uno stupro? Certo, in ogni pronto soccorso i medici dovrebbero raccomandare l’uso immediato della contraccezione d’emergenza, la pillola del giorno dopo. Ma quanti lo fanno? E se la ragazza per convinzioni religiose non se la sente? Come può portare avanti una gravidanza concepita in queste condizioni? E tra tutte quelle che non denunciano la violenza, quante pensano a prendere subito questo contraccettivo? Lo stato di shock rende difficile anche il pensare a questa possibilità. Eppure questa è una conseguenza concreta e tragica.
E le malattie sessualmente trasmesse? Cinque delinquenti che ti violentano quante malattie, anche gravi, possono trasmettere? Non ci si pensa, ma il diverso periodo di incubazione di queste malattie rende ansiosa l’attesa dei diversi test anche dopo mesi dallo stupro. Purtroppo non ci sono cure preventive per molte di queste infezioni sessuali. E così una donna rischia concretamente di essere infettata e rovinata irreparabilmente nel corpo e nella mente. Lo stupro configura a tutti gli effetti, anche dal punto di vista medico, oltre che psichico, una lesione personale gravissima da perseguire con estrema severità e non con l’insultante e banalizzante leggerezza che vediamo nel nostro Paese.
Poi ci si chiede perché le donne denunciano le violenze subite solo nel 4% cento dei casi. Ma a che serve parlare? Per subire l’ennesima umiliazione degli interrogatori, gli sguardi curiosi , giudicanti o malevoli delle persone, il giudizio sociale pesante, lo stigma di essere un corpo oltraggiato, violato, ferito e magari anche ammalato? Per rischiare di vivere dopo in una situazione di ricatti, minacce e violenze, come era successo alla ragazza piemontese che è stata poi uccisa dal suo violentatore, al tempo denunciato, dopo anni di persecuzioni fisiche e psichiche? Un caso infelice? No: dati statunitensi rivelano che, dopo la denuncia, una donna violentata su tre subisce ritorsioni e ricatti dal violentatore o i suoi amici. Un rischio ulteriore che non può essere sottovalutato.
La deriva delle norme in corso e la banalizzazione della violenza come “problema minore” dell’ordine pubblico fa sì che noi donne ci sentiamo sempre meno tutelate e sempre più esposte all’aggressività violenta di maschi, italiani o immigrati che siano. Che siano “bravi ragazzi” che hanno agito sotto l’effetto di droghe non è un’attenuante, ma un’aggravante. Punto. E se sono extracomunitari, la pena deve essere del pari esemplare e certa. Soprattutto certa, fino al completamento dell’espiazione. E basta anche con la mitologia del povero immigrato. Ci sono immigrati di qualità, che meritano a tutti gli effetti lo status di cittadino italiano, con diritti e doveri. Ma anche una pletora di banditi, la cui esistenza è fatta di espedienti e furti, che hanno contribuito a ridurre drasticamente la sicurezza nel nostro Paese: vanno perseguiti con decisione, fino in fondo.
E che cosa dire della frustrazione delle Forze dell’Ordine? Perché devono fare mesi di indagini per poi vedersi beffate dalla sostanziale impunità regalata ai delinquenti?
Come molti italiani sono delusa dalle periodiche promesse elettorali sull’ordine pubblico e sulla certezza della pena. Anzi, come moltissimi cittadini mi sento francamente presa in giro.
Purtroppo, in questo aspro gennaio in cui gli stupri quotidiani sono diventati un bollettino di guerra, angoscia e addolora il vedere ogni giorno che l’area della violenza sessuale non si limita alle donne. I periodici scandali sulla pedofilia in ambito religioso, contro bambini che non possono difendersi, perché bambini o perché, ancora peggio, con diverse disabilità, lasciano agghiacciati. Credo che la Chiesa, prima di predicare contro la contraccezione, dovrebbe seriamente lavorare al proprio interno per la moralizzazione del comportamento sessuale di alcuni dei suoi religiosi, o l’espulsione dal corpo ecclesiale. Non si può predicare contro le pagliuzze altrui se non si guardano prima le proprie travi. Sull’inescusabile delitto della violenza sui bambini Gesù Cristo per primo ha scelto parole di fuoco.
Abuso sessuale: approfondimenti disponibili sul sito della Fondazione Alessandra Graziottin
Abuso, molestie, stalking, violenza sessuale e domestica Furto / Ladrocinio Legislazione e giustizia Riflessioni di vita