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La bicicletta fa bene, ma va garantita la sicurezza

12/12/2011

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Sette e trenta del mattino. Nebbia piuttosto fitta. Il ragazzo in bicicletta esce dritto da una via secondaria, mi taglia secco la strada e attraversa senza il minimo rallentamento il vialone a quattro corsie che sto percorrendo a mia volta in bici. Per puro caso in quel momento non transita alcuna macchina. Altrimenti l’impatto gli sarebbe stato fatale. Sostanzialmente addormentato, non ha acceso alcun fanale, non ha casco né indossa un sopragiacca con i catarifrangenti. E’ solo un’ombra grigia emersa d’improvviso dalla nebbia. Con casco e luce sul casco (procurata dal mio zelante portinaio) e fanali davanti e dietro la bici, sembro un albero di Natale viaggiante. Ma almeno sono visibile anche nella nebbia. Due giorni dopo, è sera. E’ già buio. Una ragazzina in bicicletta, del pari senza fanali, senza casco, senza alcun segnale che la renda visibile, urta con i pedali contro il bordo del marciapiede. Cade davanti a un’auto che sta arrivando, per sua fortuna molto lentamente. Il conducente riesce a frenare senza schiacciarla: qualche contusione, ma davvero la ragazzina è miracolata. Bastava che l’auto fosse andata anche solo a cinquanta all’ora e non ci sarebbe stato scampo. Comincio a osservare i ragazzi e le ragazze in bicicletta. Non uno, dico uno, che abbia il casco o un fanale acceso, o un giubbino fluorescente. Il 100% di quelli che ho incontrato è invisibile. Certo, è sacrosanto che i ragazzi imparino a muoversi da soli, anche in città. Ma è meglio fare un check-up della condizione della loro bici – e della loro conoscenza del codice della strada – prima che diventino potenziali suicidi. E prima che si candidino ad incidenti gravi e a possibili menomazioni permanenti. Oltre alle sequele anche drammatiche per gli automobilisti – non sempre “pirati” e non sempre colpevoli – che possono trovarsi loro malgrado coinvolti in incidenti dalle conseguenze anche fatali. Adoro andare in bicicletta e mi farebbe piacere che le piste ciclabili diventassero un bene diffuso, come nel Nord Europa. Al momento attuale, tuttavia, per i ciclisti muoversi in città ad alto traffico è un rischio in sé che richiede ancor più avvertenza, senso di autoprotezione, rigoroso rispetto del codice della strada, delle precedenze e del diritto di tutti di non essere coinvolti in incidenti drammatici e dai risvolti angoscianti. In pratica, nel capitoletto del manuale di sopravvivenza urbana dedicato ai ciclisti di ogni età, bisognerebbe includere un check-up obbligatorio per legge: fanali anteriori e posteriori funzionanti, campanello, freni. Casco obbligatorio come per i motociclisti. E magari, in inverno, o nelle ore notturne o con nebbia, anche un giubbino fluorescente. In tempi di ristrettezze economiche, il risparmio si fa anche riscoprendo le virtù della bicicletta. Purché il risparmio in benzina e in inquinamento non diventi un costo secco in salute personale o dei familiari. Ecco perché mi sembra essenziale che ogni adulto riverifichi le condizioni della propria bici; che i genitori facciano insieme ai figli la verifica dell’idoneità e della sicurezza del mezzo dei loro rampolli. E che i vigili urbani e la polizia stradale dedichino ai ciclisti le stesse attenzioni – anche di sanzioni – che dedicano agli automobilisti. La salute è un bene prezioso. La vulnerabilità del ciclista in caso di incidente è massima: perché è veloce ma senza protezioni, a differenza di quanto avviene per tutti gli altri mezzi di locomozione, con la parziale eccezione di moto e motorini. Diventa allora essenziale investire in prudenza, in autoprotezione, come dicevo, in rispetto delle regole del codice della strada, da insegnare con accuratezza anche a scuola. Perché la passione per un mezzo sano e divertente, veloce e simpatico, economico e leggero, e che rispetta l’ambiente, non diventi motivo di angoscia e di invalidità. O di solitudine amara, per chi sopravvive a un ciclista vittima di un incidente che con più attenzioni si sarebbe potuto evitare.

Adolescenti e giovani Educazione Sport e movimento fisico

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