“Ho 35 anni e purtroppo mi è stata diagnosticata l’artrite reumatoide. Vorrei prendere la pillola, ma ho ricevuto pareri contrastanti. Chiaramente non vorrei peggiorare la mia malattia ma al tempo stesso vorrei una contraccezione sicura, soprattutto adesso. Lei cosa suggerirebbe?”.
Adelina G. (Sondrio)
Adelina G. (Sondrio)
Gentile Adelina, posso rassicurarla, basandomi sull’evidenza scientifica emersa da due importanti studi, rispettivamente svedese e inglese. In quei Paesi tutta la popolazione è monitorata dal punto di vista sanitario in modo rigoroso e quindi le osservazione cliniche che derivano dai loro studi sono particolarmente solide e indicative poi per la nostra pratica clinica.
Il primo studio, svedese, è andato a valutare l’impatto di diversi eventi riproduttivi sul rischio di comparsa dell’artrite reumatoide, una malattia autoimmune che ha una base genetica. E’ caratterizzata da produzione di autoanticorpi che attaccano i connettivi delle articolazioni, prima di mani e piedi, poi in generale, ed è associata a un variabile grado di infiammazione, dolore e progressiva alterazione articolare. Il dato molto confortante è che l’utilizzo della pillola contraccettiva riduce il rischio di comparsa della malattia, fino al 63% se utilizzata per 7 anni o più.
E quando la malattia è già iniziata? Anche qui buone notizie per lei: secondo un altro studio rigoroso inglese, la contraccezione ormonale assunta prima o all’inizio della malattia (come nel suo caso) dà i migliori risultati nel ridurre la progressione della patologia e l’intensità dei sintomi e, di conseguenza, contribuisce a migliorare la qualità della vita.
Il meccanismo d’azione è legato alle nettamente minori fluttuazioni degli estrogeni rispetto al ciclo naturale: più gli estrogeni fluttuano, più vengono prodotti fattori dell’infiammazione da parte delle cellule che ci difendono (i nostri soldati, purtroppo sregolati nelle forme autoimmuni). Se questo è vero, una pillola in continua (ma anche un cerotto transdermico o un anello vaginale), assunta senza pause e senza ciclo, dovrebbe dare i migliori risultati, evitando i peggioramenti (“flare”) che molte donne affette da malattie autoimmuni e/o infiammatorie lamentano in coincidenza delle mestruazioni. Mi faccia sapere. Un carissimo augurio!
Il primo studio, svedese, è andato a valutare l’impatto di diversi eventi riproduttivi sul rischio di comparsa dell’artrite reumatoide, una malattia autoimmune che ha una base genetica. E’ caratterizzata da produzione di autoanticorpi che attaccano i connettivi delle articolazioni, prima di mani e piedi, poi in generale, ed è associata a un variabile grado di infiammazione, dolore e progressiva alterazione articolare. Il dato molto confortante è che l’utilizzo della pillola contraccettiva riduce il rischio di comparsa della malattia, fino al 63% se utilizzata per 7 anni o più.
E quando la malattia è già iniziata? Anche qui buone notizie per lei: secondo un altro studio rigoroso inglese, la contraccezione ormonale assunta prima o all’inizio della malattia (come nel suo caso) dà i migliori risultati nel ridurre la progressione della patologia e l’intensità dei sintomi e, di conseguenza, contribuisce a migliorare la qualità della vita.
Il meccanismo d’azione è legato alle nettamente minori fluttuazioni degli estrogeni rispetto al ciclo naturale: più gli estrogeni fluttuano, più vengono prodotti fattori dell’infiammazione da parte delle cellule che ci difendono (i nostri soldati, purtroppo sregolati nelle forme autoimmuni). Se questo è vero, una pillola in continua (ma anche un cerotto transdermico o un anello vaginale), assunta senza pause e senza ciclo, dovrebbe dare i migliori risultati, evitando i peggioramenti (“flare”) che molte donne affette da malattie autoimmuni e/o infiammatorie lamentano in coincidenza delle mestruazioni. Mi faccia sapere. Un carissimo augurio!
Prevenire e curare – L'allattamento al seno aumenta il rischio di sviluppare l'artrite reumatoide
Secondo lo studio svedese, l’allattamento al seno:
- aumenta di quasi 5 volte il rischio di sviluppare la malattia in soggetti geneticamente predisposti;
- l’effetto è tanto maggiore quanto più prolungato è l’allattamento al seno del piccolo (fino a più di 9 volte per allattamenti superiori ai 17 mesi).
- aumenta di quasi 5 volte il rischio di sviluppare la malattia in soggetti geneticamente predisposti;
- l’effetto è tanto maggiore quanto più prolungato è l’allattamento al seno del piccolo (fino a più di 9 volte per allattamenti superiori ai 17 mesi).
Allattamento / Svezzamento Artrite reumatoide Pillola contraccettiva Pillola contraccettiva continuativa