«Sii sempre impeccabile con le parole», dice il primo accordo di Don Miguel Angel Ruiz, di origine tolteca, autore di “I quattro accordi” (Il giardino dei libri Editore): perché la parola è magia pura, è il dono più potente che noi umani abbiamo. Quanti lo percepiscono, lo rispettano, lo coltivano?
Il suggerimento di Ruiz è potente e profondo, ancora più prezioso in tempi in cui volgarità, sciatteria e aggressività del linguaggio sono pervadenti ed epidemici. Tutto ciò che facciamo si basa su accordi che abbiamo fatto: con noi stessi, con gli altri, con Dio, con la vita. Ma gli accordi più importanti sono quelli, non sempre del tutto consapevoli, che facciamo con noi stessi: ci aiutano a comprendere chi siamo, ciò che è possibile, ciò che è impossibile, come possiamo o dovremmo comportarci. Purtroppo molti di questi accordi nascono dalla paura, divorano le nostre energie e distruggono la nostra autostima.
Che cosa significa “essere impeccabili con le parole”? L’espressione è raffinata. Mi piace molto perché viaggia a due livelli. Nel primo indica scelta accurata e consapevole delle parole che usiamo. Un allenamento attento e costante, che presuppone leggere tanto, studiare, essere curiosi delle radici delle parole, quell’etimologia che tanto ci aiuta a comprenderne la potenza, il valore, le sfumature, le implicazioni sottili e profonde. Questa conoscenza da sola, tuttavia, non basta. Il secondo livello, potente e condizionante, riguarda la conoscenza di sé e dei propri stati emotivi. Richiede la ricerca e l’impegno nel cercare di modularli: con un uso calmo e profondo del respiro, del tono di voce, del volume, della musicalità stessa delle parole scelte. Questa sintonia fra scelta lessicale e tono emotivo, che la anima e la illumina, aiuta ad avere la lucidità, la pacatezza, la saggia distanza dalle cose e dagli eventi perché le parole scelte esprimano tutta la loro forza, la loro bellezza e capacità “trasformativa”, di plasmare in meglio noi stessi e gli altri.
La parola è come una spada a doppio taglio: può creare un sogno magnifico o distruggere tutto. Può renderci liberi o schiavi, capaci di esprimere i nostri talenti e realizzare i nostri sogni, o lasciarci preda dei nostri distruttivi furori. Attenzione: se ci abbandoniamo all’ira, alla collera, alla gelosia, all’invidia, all’odio, e con le nostre parole spariamo veleni emotivi verso gli altri, in realtà stiamo usando la nostra parola soprattutto contro noi stessi. Iracondi della vita e del web, meditate. Se invece le nostre parole, scelte con pacatezza e cura, esprimono rispetto e amore, creeremo intorno a noi atmosfere più affettuose, limpide e serene. Basta vedere come i bambini siano quasi ipnotizzati dalle voci tenere, morbide e calde, avvolgenti come carezze invisibili, e dalle parole che esprimono tenerezza e dolcezza. E come siano terrorizzati e scoppino a piangere disperati quando sentono intorno parole e toni violenti, volgari e brutali.
Essere impeccabili nelle parole, e nei modi con cui le pronunciamo, è una ricerca affascinante che dura tutta la vita. Per realizzarla, nonostante le mille contrarietà, i disappunti, i motivi di irritazione e conflitto quotidiani, vengono in aiuto gli altri accordi. Il secondo raccomanda: «Non prendere nulla in modo personale». Facile a dirsi, diranno i lettori. Vero. Tuttavia, se la smettiamo di sentirci importanti e sempre al centro del nostro (piccolo) mondo, possiamo riuscire a coltivare quella distanza di sicurezza, che ci aiuta a mantenere maggiore calma, serenità e controllo, sia dei tumulti del nostro cuore, sia dell’ambiente che ci circonda. Non prendere le parole altrui in modo personale è uno scudo potente. All’opposto, prendere le cose in modo personale consente ai proiettili velenosi delle parole violente degli altri di entrare in noi, ferirci o ucciderci. Il terzo accordo raccomanda di «non supporre nulla». Troppo spesso le nostre supposizioni, distorte da stati emotivi negativi, da collera, invidia e rabbia, ci portano a visioni della realtà e a giudizi del tutto errati, innescando reazioni negative a catena, in noi e negli altri. Basta osservare le dinamiche dei litigi coniugali. E’ sempre meglio chiedere con garbo, piuttosto che supporre, per evitare conflitti e incomprensioni. Infine, recita il quarto accordo, «fai sempre del tuo meglio».
Piano piano, attraverso la ricerca delle parole impeccabili si arriva a una rara serenità interiore. E alla capacità di regalare a noi stessi e agli altri piccoli e dolci raggi di luce, parole scelte che sono vere carezze per l’anima. Perché non provarci?
Il suggerimento di Ruiz è potente e profondo, ancora più prezioso in tempi in cui volgarità, sciatteria e aggressività del linguaggio sono pervadenti ed epidemici. Tutto ciò che facciamo si basa su accordi che abbiamo fatto: con noi stessi, con gli altri, con Dio, con la vita. Ma gli accordi più importanti sono quelli, non sempre del tutto consapevoli, che facciamo con noi stessi: ci aiutano a comprendere chi siamo, ciò che è possibile, ciò che è impossibile, come possiamo o dovremmo comportarci. Purtroppo molti di questi accordi nascono dalla paura, divorano le nostre energie e distruggono la nostra autostima.
Che cosa significa “essere impeccabili con le parole”? L’espressione è raffinata. Mi piace molto perché viaggia a due livelli. Nel primo indica scelta accurata e consapevole delle parole che usiamo. Un allenamento attento e costante, che presuppone leggere tanto, studiare, essere curiosi delle radici delle parole, quell’etimologia che tanto ci aiuta a comprenderne la potenza, il valore, le sfumature, le implicazioni sottili e profonde. Questa conoscenza da sola, tuttavia, non basta. Il secondo livello, potente e condizionante, riguarda la conoscenza di sé e dei propri stati emotivi. Richiede la ricerca e l’impegno nel cercare di modularli: con un uso calmo e profondo del respiro, del tono di voce, del volume, della musicalità stessa delle parole scelte. Questa sintonia fra scelta lessicale e tono emotivo, che la anima e la illumina, aiuta ad avere la lucidità, la pacatezza, la saggia distanza dalle cose e dagli eventi perché le parole scelte esprimano tutta la loro forza, la loro bellezza e capacità “trasformativa”, di plasmare in meglio noi stessi e gli altri.
La parola è come una spada a doppio taglio: può creare un sogno magnifico o distruggere tutto. Può renderci liberi o schiavi, capaci di esprimere i nostri talenti e realizzare i nostri sogni, o lasciarci preda dei nostri distruttivi furori. Attenzione: se ci abbandoniamo all’ira, alla collera, alla gelosia, all’invidia, all’odio, e con le nostre parole spariamo veleni emotivi verso gli altri, in realtà stiamo usando la nostra parola soprattutto contro noi stessi. Iracondi della vita e del web, meditate. Se invece le nostre parole, scelte con pacatezza e cura, esprimono rispetto e amore, creeremo intorno a noi atmosfere più affettuose, limpide e serene. Basta vedere come i bambini siano quasi ipnotizzati dalle voci tenere, morbide e calde, avvolgenti come carezze invisibili, e dalle parole che esprimono tenerezza e dolcezza. E come siano terrorizzati e scoppino a piangere disperati quando sentono intorno parole e toni violenti, volgari e brutali.
Essere impeccabili nelle parole, e nei modi con cui le pronunciamo, è una ricerca affascinante che dura tutta la vita. Per realizzarla, nonostante le mille contrarietà, i disappunti, i motivi di irritazione e conflitto quotidiani, vengono in aiuto gli altri accordi. Il secondo raccomanda: «Non prendere nulla in modo personale». Facile a dirsi, diranno i lettori. Vero. Tuttavia, se la smettiamo di sentirci importanti e sempre al centro del nostro (piccolo) mondo, possiamo riuscire a coltivare quella distanza di sicurezza, che ci aiuta a mantenere maggiore calma, serenità e controllo, sia dei tumulti del nostro cuore, sia dell’ambiente che ci circonda. Non prendere le parole altrui in modo personale è uno scudo potente. All’opposto, prendere le cose in modo personale consente ai proiettili velenosi delle parole violente degli altri di entrare in noi, ferirci o ucciderci. Il terzo accordo raccomanda di «non supporre nulla». Troppo spesso le nostre supposizioni, distorte da stati emotivi negativi, da collera, invidia e rabbia, ci portano a visioni della realtà e a giudizi del tutto errati, innescando reazioni negative a catena, in noi e negli altri. Basta osservare le dinamiche dei litigi coniugali. E’ sempre meglio chiedere con garbo, piuttosto che supporre, per evitare conflitti e incomprensioni. Infine, recita il quarto accordo, «fai sempre del tuo meglio».
Piano piano, attraverso la ricerca delle parole impeccabili si arriva a una rara serenità interiore. E alla capacità di regalare a noi stessi e agli altri piccoli e dolci raggi di luce, parole scelte che sono vere carezze per l’anima. Perché non provarci?
Comunicazione Educazione Emozioni e fattori emotivi Riflessioni di vita