Mio marito me l’aveva detto tante volte: “Non lo fare. A me piaci così, con le tue rughette attorno agli occhi quando ridi. Sei bella così”. Oppure: “Non ti toccare: non sopporto quelle facce false, tutte uguali, tirate, a negare la verità del tempo. Patetiche.” Abbiamo 25 anni di matrimonio, con alti e bassi, come tutti, ma un legame forte dentro al cuore. Due figlie, una sedici, l’altra diciotto anni, molto belle, e un po’ difficili, come tutte le adolescenti. Una vita normale. Però a me, con la menopausa, per giunta un po’ anticipata, a 47 anni, m’è venuto un colpo di vecchiaia: mi sono vista occhiaie insopportabili, la pelle che di colpo ha perso elasticità, luminosità, freschezza. Insomma, ho cominciato a pensare seriamente a qualche ritocchino. Una mia amica, stessa età, a cui un minilifting è particolarmente ben riuscito (“sembra solo più riposata” è il commento di tutti) mi ha convinto. Me lo sono fatto anch’io: riuscito abbastanza bene (“Benissimo”, dicono le mie figlie, per una volta tanto solidali con me: “Mamma sei ringiovanita di 10 anni!”), anche se riconosco che in effetti un po’ la mia aria l’ho persa. “Non sei più tu”, è stato il commento, tra il glaciale e il furioso, di mio marito. Pensavo che la collera gli sarebbe passata. Invece non si conosce mai abbastanza una persona, nemmeno il proprio marito, nemmeno dopo 25 anni di matrimonio, dottoressa. Sono passati sei mesi, ma ho paura che sia rotto davvero qualcosa di essenziale. Si è allontanato da me. Facciamo ancora l’amore, ma molto meno di prima, di fatto solo se lo cerco io e, soprattutto, con molta meno partecipazione. Non è più tornato sull’argomento. E nemmeno io, che non ho voglia di riaprire un vespaio. Ma sono preoccupata e amareggiata. Mi aiuti a capire perché il marito della mia amica l’ha presa benissimo e il mio ne ha fatto una tragedia… che non si risolve.
Marina
Marina
Ci provo, gentile amica, anche se solo suo marito potrebbe spiegarle la complessità delle emozioni che ha vissuto quando ha visto il suo viso ritoccato. La prima, la più evidente ragione della collera, è che lei lo abbia fatto nonostante il suo esplicito e reiterato invito a non farlo... Si potrebbe dire: “Ma lei è libera di fare quello che vuole, no?!”. Tuttavia, è possibile che per suo marito la questione non fosse estetica. E nemmeno una questione di potere, del tipo, “qui comando io” con la conseguente collera da lesa maestà. No, la questione non è così banale. Da come lei lo descrive nella sua lunga lettera, mi sembra che il problema sia un altro. Il significato che il suo viso aveva per lui, con la sua verità, anche con quelle rughette che lui amava e che dunque non erano “brutte” ma un segno amato di distinzione. Lei e i suoi occhi che ridono, diversi dalle altre e diversi da prima, da quando eravate più giovani, anche per quello erano un segno speciale. O così erano percepiti. In quello rughette c’era la sua ma anche la vostra storia, forse un segno di appartenenza, e anche il segno che l’esclusività del suo amore poteva bastare. Il suo: “A me piaci così”. Oppure: “Sei bella così”, indicavano proprio questo. “E’ lo sguardo di chi la guarda che dà ad ogni città la sua forma” diceva Italo Calvino ne ”Le città invisibili”. Ma questo è tanto più vero per un viso, per un corpo amato. Quello che vediamo contiene proiezioni, distorsioni, affetti ed è una sintesi di dinamiche squisitamente soggettive, oltre che obiettive. Così, anche se il suo viso è più liscio , più “giovane”, come dicono le sue figlie, suo marito ha perso qualcosa che segnava un senso di appartenenza profonda. E forse anche il senso di un tempo morbido, in cui i giorni passano tranquilli e non si distingue il segno del tempo, in un giorno dopo l’altro. Paradossalmente, la chirurgia estetica, con il suo sforzo di far tornare il tempo indietro, o almeno illudersi di farlo, dà uno strappo secco, al quieto passare del tempo. Come un dolore acuto, o un evento che segna comunque un giorno. Non sempre, o non necessariamente per tutti, piacevole. “Quante storie”, diranno molte lettrici, per un minilifting. E tuttavia, pur essendo personalmente favorevole alla chirurgia estetica fatta con intelligenza e senso della misura, riconosco che l’effetto emotivo che può avere, su noi stessi e sui partner, o sugli altri, può essere molto vario, come la sua storia dimostra. Molti mariti sono favorevoli alla chirurgia estetica. Qualcuno la fa anche su di sé, come se la moglie, cominciando a sperimentarla, avesse rotto un tabù. Molti sono indifferenti, altri nemmeno se ne accorgono. Alcuni, un gruppo minore, reagisce come suo marito. E’ un amore più intenso, quest’ultimo? O un amore più vulnerabile? Non so dire. Di certo, la sua storia sottolinea di non sottovalutare l’opinione del partner, specie quando è così netta.
E a lei, che dire? Il dispiacere autentico che sento nelle sue parole, mi fa suggerire di ricominciare. Torni a corteggiarlo lei, senza più tornare su ieri. Ci si può ritrovare, dopo aver temuto di essersi quasi perduti. Per fortuna, il riconoscersi profondo è fatto d’altro, oltre le rughette. Forse su marito non sta aspettando altro. Ma non può essere lui a fare il primo passo. Forse questa lontananza emotiva ha fatto capire molte cose positive a tutti e due. E, dopo questo scossone, può portarvi molta nuova freschezza dentro il cuore. Auguroni, davvero.
E a lei, che dire? Il dispiacere autentico che sento nelle sue parole, mi fa suggerire di ricominciare. Torni a corteggiarlo lei, senza più tornare su ieri. Ci si può ritrovare, dopo aver temuto di essersi quasi perduti. Per fortuna, il riconoscersi profondo è fatto d’altro, oltre le rughette. Forse su marito non sta aspettando altro. Ma non può essere lui a fare il primo passo. Forse questa lontananza emotiva ha fatto capire molte cose positive a tutti e due. E, dopo questo scossone, può portarvi molta nuova freschezza dentro il cuore. Auguroni, davvero.