Luigi M. (Milano)
Che cosa accade al cervello?
Se questi sintomi persistono, soffre una seconda area del cervello, il lobo limbico: ed ecco che l’umore si abbassa, a volte fino alla depressione. Questo disturbo può colpire circa un terzo delle donne che dopo la menopausa hanno vampate e insonnia, in parte per l’effetto diretto della carenza estrogenica, in parte per quello indiretto dovuto alla scarsa qualità del sonno, alla riduzione dell’energia vitale, alla stanchezza crescente. La terza area del cervello destinata a soffrire è quella deputata al pensiero, la corteccia cognitiva, con conseguente difficoltà a ricordare i nomi, a concentrarsi, a mantenere il filo del discorso. Poi ci sono altri sintomi meno conosciuti ma non meno importanti: la perdita del desiderio, la secchezza vaginale, il dolore osteoarticolare, l’indebolimento dei denti, la perdita di tono muscolare, la secchezza agli occhi.
Come si possono combattere tutti questi sintomi?
1) curare la qualità del sonno, che è il principale custode dell’area neurovegetativa del cervello. L’ideale sarebbe dormire otto ore a notte;
2) fare movimento fisico regolare. Un’ora di passeggiata veloce al giorno riduce del 30% le infiammazioni che si verificano in menopausa. Si può anche spezzare l’ora in due mezze ore, magari andando e tornando a piedi dal lavoro, ma bisogna impegnarsi a farlo tutti i giorni;
3) ridurre l’introito calorico. Ogni dieci anni il metabolismo rallenta del 10-20%, e con la menopausa il ritmo metabolico si abbassa ulteriormente. Ecco perché bisogna prestare attenzione all’alimentazione, riducendo la quantità delle porzioni, facendo pasti leggeri la sera e favorendo una dieta povera di grassi e di zuccheri, e ricca di frutta, verdura, legumi, cereali, carne bianca, pesce e formaggi freschi;
4) fare attenzione all’alcol. Le donne hanno una sensibilità agli alcolici doppia rispetto ai maschi, e la sensibilità aumenta con l’arrivo della menopausa. Ecco perché sarebbe opportuno non andare oltre i 2-3 bicchieri di vino la settimana e non bere mai di sera, perché l’alcol contribuisce a scatenare le tachicardie notturne;
5) ridurre lo stress, concedendosi un’ora di yoga, facendo pilates o qualsiasi altra attività che aiuti a distendersi e a rilassarsi.
E sul fronte terapeutico?
Anche se in Italia è ancora guardata con sospetto a causa di numerosi pregiudizi (vi fa ricorso solo il 3% delle donne), la TOS offre numerosi benefici: infatti, oltre a intervenire direttamente sui sintomi della menopausa, dimezza il rischio di malattie cardiovascolari, protegge dall’osteoporosi, attenua i dolori articolari e la progressione dell’artrosi, riduce il rischio di cancro al colon senza aumentare il rischio di cancro al seno.
Quali sono i casi in cui la terapia ormonale davvero non si può fare?
Che cos'è, infine, la menopausa precoce?
In un terzo delle menopause spontanee, la causa è genetica e familiare: avere avuto una madre, una zia o una sorella che siano andate in menopausa prima dei 40 anni può quindi essere un importante fattore predittivo. Negli altri due terzi è invece del tutto occasionale: le cause possono essere associate a malattie autoimmuni (gli autoanticorpi possono attaccare anche l’ovaio, distruggendo gli ovociti), a patologie come l’insufficienza renale cronica o il lupus eritematoso sistemico, all’anoressia (la riduzione qualitativa e quantitativa di calorie danneggia anche l’ovaio) e al fumo, che in generale anticipa la menopausa di circa due anni.
I sintomi sono gli stessi della menopausa normale, aggravati dall’angoscia che comporta il viverli in età così giovane. Per combatterli, se non ci sono controindicazioni, è opportuno iniziare una TOS con ormoni bioidentici, cioè uguali a quelli prodotti dall’ovaio, per ridare subito all’organismo la linfa perduta.
Depressione Menopausa e premenopausa Menopausa iatrogena Menopausa precoce Sonno e disturbi del sonno Tachicardia Terapia ormonale sostitutiva Vampate di calore