La fine della vita fertile in età giovanile è un fenomeno tutt’altro che raro, ma se ne parla poco. Di recente, però, il tema è stato oggetto di un corso ECM organizzato dalla Fondazione Alessandra Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus (fondazionegraziottin.org): “Menopausa precoce, dal dolore alla salute”.
«Non si è mai abbastanza giovani per non andare in menopausa», sintetizza la professoressa Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano. «La fine del ciclo mestruale è fisiologica tra i 45 e i 55 anni. Si parla di menopausa precoce se si verifica prima dei quarant’anni, e anticipata tra i 40 e i 45», continua la professoressa. «A volte è spontanea (1 per cento delle italiane), per fattori genetici, ambientali o legati allo stile di vita. Si tratta comunque di un trauma per molte donne, che mentalmente si sentono trent’anni, anagraficamente ne hanno quaranta o meno, e biologicamente si trovano a fare i conti con un livello ormonale da cinquantenne. In un altro 4-5 per cento circa delle donne, è invece iatrogena, cioè una conseguenza di cure mediche: interventi chirurgici di asportazione delle ovaie (per esempio per endometriosi), chemioterapia o radioterapia».
I sintomi
Anche i sintomi possono essere difficili da decifrare: «Il primo segnale di allarme sono le irregolarità del ciclo: si accorcia, aumenta il flusso o compare in ritardo. Fino a saltare per un mese intero». Altre volte, ci sono avvisaglie più sfumate: «Disturbi del sonno, tachicardia notturna, peggioramento della sindrome premestruale, chili in più, pelle secca, perdita dei capelli, oltre a dolori articolari intensi nel 25% delle donne». La causa? «La fluttuazione dei livelli degli estrogeni, che sregola l’ipotalamo, la “centralina” del cervello che controlla i bioritmi (sonno, appetito, ritmo cardiaco, umore...). «Anche il desiderio che cala fino a scomparire può essere la spia di un cambiamento ormonale», sottolinea la ginecologa. «E con esso, c’è più difficoltà all’eccitazione, secchezza vaginale e crescenti difficoltà orgasmiche».
I numeri della menopausa precoce
Gli esami
La terapia
Particolare attenzione va posta all’apparato osteo-articolare: «La menopausa è nemica della salute dell’osso, causando osteoporosi e fastidiosi dolori articolari, i primi segni dell’artrosi, malattia che colpisce le donne tre volte più degli uomini perché tutte le componenti delle articolazioni hanno recettori per gli estrogeni e gli androgeni, la cui carenza accentua i processi di invecchiamento. Una terapia ormonale ben fatta può rallentare osteoporosi e artrosi». Ultimo, ma non ultimo, la TOS riduce anche il rischio di diabete e ha effetti positivi su trigliceridi, colesterolo e ipertensione, offrendo quindi protezione anche contro le malattie cardiovascolari.
Il dibattito sulla TOS
«In Italia fa la TOS il 4 per cento delle donne, contro il 57 per cento delle ginecologhe e il 59 per cento delle mogli dei ginecologi. Credo sia l’unico caso in cui i medici usano una terapia 11 volte più dei pazienti», risponde Alessandra Graziottin. «Nei Paesi Nordici (Finlandia, Norvegia, Svezia), fa la terapia il 52 per cento delle donne e l’86 per cento delle ginecologhe. Personalmente la prescrivo all’82 per cento delle mie pazienti in menopausa. Non la fa chi sta benissimo o chi ha una controindicazione grave: tumori a mammella, utero o ovaio, epatite, pregresse tromboflebiti, trombosi, ictus o infarto, malattie autoimmuni a rischio di peggioramento come il lupus eritematoso. Certo, chi viene da me sa che io sono favorevole alla terapia: c’è un’autoselezione delle pazienti che spiega perché la mia percentuale sia così elevata. Resta il fatto che da trent’anni utilizzo la terapia ormonale, perché l’esperienza mi ha insegnato che usata bene, fin dall’inizio della menopausa e con dosaggi personalizzati, dà più vantaggi per la salute e la qualità della vita che rischi: come del resto hanno dimostrato le molte “rianalisi” dei dati americani che all’inizio avevano così spaventato anche i medici».
Un dato è certo: la terapia ormonale fa bene, se usata durante o subito dopo la menopausa. Può diventare rischiosa se iniziata tardivamente, quando molte patologie cardiovascolari o neurodegenerative sono già in stadio avanzato, e se fatta con dosaggi e tipo di ormoni inappropriati o in donne già a rischio di patologie tumorali o cardiovascolari (per esempio se obese o fumatrici).
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