Cara Professoressa, ho letto con dolore e partecipazione la lettera di A.M. pubblicata sul numero 39 di Anna. Volevo porle alcune domande riguardo ai “seduttori” che molte donne, in ogni epoca, hanno incontrato sul loro cammino. Il narcisismo, cui lei fa riferimento, è una malattia psichiatrica? Questi bambini mal cresciuti diventeranno mai uomini anche in senso affettivo, e non solo anagrafico? Una cura farmacologica o il ricorso a una terapia individuale o di coppia può risolvere il problema? Io credo che alcuni di questi narcisi abbiano un tempo conosciuto l’amore, ma proprio il fatto di avere subito un rifiuto li abbia portati a reagire in questo modo sconsiderato verso le donne. Il senso delle mie domande è: nella loro vita, sulla loro strada possono imbattersi finalmente nella donna giusta e guarire, o per loro non esiste possibilità di riscatto? La prego ci dia qualche delucidazione in merito. Grazie.
Anna
Anna
Cara Anna, inizio dall’ultima domanda che lei apre su un’insidiosissimo baratro. Quale?! Quello che aspetta tutte le donne quando, in qualche vulnerabile momento della loro vita, hanno pensato di essere “la” donna giusta, capace di convertire all’amore l’incallito seduttore, nonché narciso vampiro. A (quasi) tutte le donne che si sono innamorate della fantasmagorica seduzione del vero narciso è capitato di pensare: “Io lo convertirò all’amore vero” , versione amorosa dell’altrettanto pericoloso: “Io ti salverò”. Nella realtà, la possibilità di questa conversione è estremamente difficile. Il che non significa impossibile, ma certamente poco probabile. In compenso il numero di donne che si sono metaforicamente fracassate il cuore in quest’impresa rischiosa e incertissima è immenso.
Perché questa pericolosità? Perché, diversamente da quanto lei generosamente e fiduciosamente pensa, il narciso non è un uomo che si è “chiuso in difesa” perché ferito da un rifiuto. Sono due storie e due profili di uomo e di vita completamente diversi. L’uomo ferito non è affatto un narciso. E può davvero (ri)sciogliersi se incontra una donna (o un uomo) che lo sappia amare. Lì l’amore che cura può trovare la sua espressione migliore. E viceversa, se la ferita è lei. Tutt’altra storia con i narcisi veri. Nel narciso (vampiro) di cui descrivo il grado estremo, la capacità di amare non si è sviluppata fin dalla più tenera età. In parallelo, e contrariamente a quanto il suo comportamento sicuro di sé, vincente, aggressivo e competitivo può far pensare, ha una scarsa fiducia nel meritare di essere amato. Siccome questo pensiero è inaccettabile, coattivamente si rassicura continuando a sedurre. Attraverso l’innamoramento totale che è spesso in grado di evocare, placa (per poco) le sue ansie di inadeguatezza. Non appena la vittima della seduzione è cotta a puntino, perde ogni interesse ai suoi occhi. Lo tedia. Da straordinaria, ora che è conquistata, diventa insignificante. Irrilevante. E il nostro riparte per un’altra avventura. L’amore adorante che donne (e uomini: i narcisi vampiri possono anche essere felicemente omosessuali o bisessuali) dedicano al narciso è la linfa che nutre il suo io gonfiato (“ipertrofico”), al quale cui manca una base affettiva sicura per avere un equilibrio interiore che si alimenti da sé. Attenzione alla differenza: la fiducia è sul fronte emotivo, ed è l’altra faccia della capacità di amare in un rapporto di reciprocità. L’alta autostima è invece sul fronte cognitivo, di giudizio che questi uomini (ma anche donne, le narcise vampire sono ugualmente diffuse!) alimentano su di sé, anche grazie allo specchio adorante del mondo che li circonda. In compenso, in genere grazie a qualità fisiche, di bellezza e di attrattiva, e psichiche, di intelligenza, vivacità, charme, a volte unite a dosi generose di feromoni, questi uomini sono anche molto attraenti sessualmente. Se la donna non è in fase vulnerabile, ossia non si fa catturare dal periglioso pensiero “io gli insegnerò ad amare”, e prende il narciso per quello che è, può anche divertirsi molto, senza mettere troppo in gioco il cuore. E la partita può essere perfino esaltante, quando la segreta simmetria di intelligenza e gioco seduttivo è ben calibrata. Tuttavia, raramente il narciso accetta questo gioco, impegnativo e rischioso per il suo, di cuore. Preferisce l’asimmetria, il gioco di seduzione garantito: ha un’intuizione pazzesca della donna che è pronta a donargli l’anima. E’ una malattia, il narcisismo? No, quando è “egosintonico” ossia presente a piccole dosi, legato a un sano senso di sé, e senza distruttività. Lo è, patologico, e molto, quando il narcisismo è espressione di un disturbo di personalità, quando porta a comportamenti emotivamente distruttivi se non, di fatto, addirittura sadici. Morale? Annusateli bene, i narcisi veri. E… girate alla larga, se non siete supersolide e supercorazzate. Perché darsi anima e corpo, per poi finire nel cestino delle donne usate?
Perché questa pericolosità? Perché, diversamente da quanto lei generosamente e fiduciosamente pensa, il narciso non è un uomo che si è “chiuso in difesa” perché ferito da un rifiuto. Sono due storie e due profili di uomo e di vita completamente diversi. L’uomo ferito non è affatto un narciso. E può davvero (ri)sciogliersi se incontra una donna (o un uomo) che lo sappia amare. Lì l’amore che cura può trovare la sua espressione migliore. E viceversa, se la ferita è lei. Tutt’altra storia con i narcisi veri. Nel narciso (vampiro) di cui descrivo il grado estremo, la capacità di amare non si è sviluppata fin dalla più tenera età. In parallelo, e contrariamente a quanto il suo comportamento sicuro di sé, vincente, aggressivo e competitivo può far pensare, ha una scarsa fiducia nel meritare di essere amato. Siccome questo pensiero è inaccettabile, coattivamente si rassicura continuando a sedurre. Attraverso l’innamoramento totale che è spesso in grado di evocare, placa (per poco) le sue ansie di inadeguatezza. Non appena la vittima della seduzione è cotta a puntino, perde ogni interesse ai suoi occhi. Lo tedia. Da straordinaria, ora che è conquistata, diventa insignificante. Irrilevante. E il nostro riparte per un’altra avventura. L’amore adorante che donne (e uomini: i narcisi vampiri possono anche essere felicemente omosessuali o bisessuali) dedicano al narciso è la linfa che nutre il suo io gonfiato (“ipertrofico”), al quale cui manca una base affettiva sicura per avere un equilibrio interiore che si alimenti da sé. Attenzione alla differenza: la fiducia è sul fronte emotivo, ed è l’altra faccia della capacità di amare in un rapporto di reciprocità. L’alta autostima è invece sul fronte cognitivo, di giudizio che questi uomini (ma anche donne, le narcise vampire sono ugualmente diffuse!) alimentano su di sé, anche grazie allo specchio adorante del mondo che li circonda. In compenso, in genere grazie a qualità fisiche, di bellezza e di attrattiva, e psichiche, di intelligenza, vivacità, charme, a volte unite a dosi generose di feromoni, questi uomini sono anche molto attraenti sessualmente. Se la donna non è in fase vulnerabile, ossia non si fa catturare dal periglioso pensiero “io gli insegnerò ad amare”, e prende il narciso per quello che è, può anche divertirsi molto, senza mettere troppo in gioco il cuore. E la partita può essere perfino esaltante, quando la segreta simmetria di intelligenza e gioco seduttivo è ben calibrata. Tuttavia, raramente il narciso accetta questo gioco, impegnativo e rischioso per il suo, di cuore. Preferisce l’asimmetria, il gioco di seduzione garantito: ha un’intuizione pazzesca della donna che è pronta a donargli l’anima. E’ una malattia, il narcisismo? No, quando è “egosintonico” ossia presente a piccole dosi, legato a un sano senso di sé, e senza distruttività. Lo è, patologico, e molto, quando il narcisismo è espressione di un disturbo di personalità, quando porta a comportamenti emotivamente distruttivi se non, di fatto, addirittura sadici. Morale? Annusateli bene, i narcisi veri. E… girate alla larga, se non siete supersolide e supercorazzate. Perché darsi anima e corpo, per poi finire nel cestino delle donne usate?