L’altrettanto adorabile bambino ha quattro anni. Figlio unico e viziatissimo di genitori tardivi, è sveglio, ma poco governato. Improvvisamente scoppia in collere furiose contro il malcapitato che in quel momento provoca la sua irritazione. Le sue urla: «Vai via!!!!», lanciate tra i singhiozzi arrivano al quinto piano. Difficile capire che cosa le scateni. Gentilmente la mamma invita l’ospite che misteriosamente ha causato la furia a togliersi di vista, «così il bambino si calma». In realtà questo comportamento della mamma dà al bambino la sensazione che le sue urla abbiano sortito l’effetto voluto: far allontanare l’indesiderato. Anche in questo caso la nonna (un’altra kapò?) ritiene che il bambino andrebbe governato con immediata fermezza: ma guai a contrastare la linea educativa dei genitori. «Se oso dire qualcosa, non me lo fanno vedere più. E a me dispiacerebbe moltissimo. Ma se a quattro anni si comporta così, cosa farà a quindici o venti?».
I bambini italiani sono i più maleducati d’Europa. Che cosa ci vuole a educarli con amore e fermezza? L’Italia, insieme all’Irlanda, è il Paese con la più alta età materna al primo figlio (31 anni e tre mesi). Ed ha il record del mondo per le prime gravidanze dopo i 40 anni. E’ possibile che l’età avanzata dei genitori, l’avere spesso figli unici, a lungo desiderati, con almeno sei adulti adoranti a disposizione (due genitori e quattro nonni), renda i genitori stessi incapaci di tenere una linea educativa con un minimo di fermezza? Ostaggio di una distorsione percettiva per cui dell’amatissima creatura si vedono solo gli indicibili pregi e talenti, e nessun difetto o limite che vada corretto? Purtroppo le stesse difficoltà educative si notano anche in genitori più giovani, con qualche lodevolissima eccezione. «A me interessa solo che il bambino sia felice e diventi un adulto felice», aggiunge un’altra mamma. Certo! Chi potrebbe non essere d’accordo con una visione così beneaugurante? Il punto critico, tuttavia, è un altro: siamo così sicuri che l’impulsività infantile non governata, in modi e tempi appropriati, sia un fattore di felicità? Non credo.
E’ fondamentale per la serenità stessa del bambino imparare fin da piccoli che esistono limiti e regole da rispettare. Che esiste un principio di autorità e che sono gli adulti a dare le regole di una famiglia e di una casa. Che esistono paroline magiche: «per favore», «grazie mille», che vanno accompagnate da un comportamento gentile e da un sorriso per chiedere ciò che si desidera. Che un bambino non può decidere a suon di urla quello che oggi succede in casa e domani a scuola o nella vita. Chiamare un bambino “il piccolo tiranno”, con compiaciuta complicità, non fa il bene del bambino. Ne farà un bambino narciso, abituato ad essere al centro di un’attenzione adorante, incapace di conquistarsi le cose, e quindi di assaporarle poi con soddisfazione, perché ha già tutto, l’amore innanzitutto, prima ancora di desiderarlo. Sarà un bambino incapace di accettare le frustrazioni, le difficoltà, le sconfitte, di cui è disseminata ogni vita, perché il suo Io è fragile, gonfiato dall’adorazione e dai “bravoooo” sperticati, qualsiasi cosa, anche minima, faccia. Il principio della “frustrazione ottimale”, dei piccoli e grandi “no”, motivati e chiari, che aiutano a strutturare la personalità, è caduto nell’oblio. Domina il “voglio”, subito, tutto e adesso. Per diritto di nascita, quale essa sia (il lassismo educativo è trasversale), e non per merito, né per conquista personale. E’ questo il cammino per essere felici?
Autocontrollo Autorealizzazione Bambini Educazione Famiglia e rapporti familiari Narcisismo Rapporto mamma-bambino Riflessioni di vita