L’annuncio è stato dato il 15 giugno scorso al Congresso Internazionale Eurogin 2016, a Salisburgo. I Papillomavirus costituiscono una famiglia numerosa di oltre 100 ceppi, responsabili di patologie impegnative, sempre più diffuse a causa della crescente promiscuità vissuta senza la protezione del profilattico. In Italia si registrano ogni anno 80.000 nuovi casi di condilomi genitali nei maschi e 130.000 nelle femmine: patologie che, pur benigne, richiedono esami e terapie impegnative, ripetute e dolorose, soprattutto nella donna. Dati sottostimati, oltretutto, perché non sempre queste patologie vengono segnalate al Ministero della Salute. Gli HPV oncogeni causano inoltre i molto più temibili carcinomi: ogni anno, in Italia, provocano ben 2.000 nuovi casi di carcinomi (oro-faringeo, quindi della bocca e della gola, ano-rettale e del pene) tra gli uomini e 4.400 nuovi casi (oro-faringeo, vaginale e della cervice uterina) tra le donne.
Perché sono così pericolosi? Gli HPV hanno una peculiarità: un codice genetico che usa il nostro stesso alfabeto (acido desossiribonucleico, DNA) per cui tendono a inserirsi nel nostro stesso DNA, dentro il nucleo delle cellule infettate. Lì l’HPV può causare effetti biologici diversi. Può infatti: 1. essere eliminato: è possibile che l’organismo elimini il virus spontaneamente (“clearance”), dopo un’infezione transitoria a tutti gli effetti, anche se non sappiamo quali fattori possano favorire questo esito felice; 2. restare silente per anni, del tutto asintomatico, dando luogo a un “portatore sano”, uomo o donna che sia, pericoloso però per chi venga contagiato. Oppure può attivarsi e, a seconda del ceppo, può causare: 3. condilomi, proliferazioni cellulari benigne, ma molto infettive, che una volta erano chiamate “creste di gallo” perché erano più frequenti sui genitali degli uomini promiscui; 4. lesioni precancerose; e, se queste non vengono curate, 5. carcinomi invasivi a carico del collo dell’utero, della vagina e della vulva, nella donna; del pene nell’uomo; della bocca, dell’ano e della vescica in entrambi. Il carcinoma del collo dell’utero è il primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come causato totalmente da un’infezione da HPV.
Il vaccino è sicuro? Sì, perché non contiene DNA virale: è quindi diverso dai vaccini con virus attenuati, come avviene per la rosolia o l’epatite. L’antigene, ossia la sostanza che viene iniettata nel nostro corpo col vaccino per stimolare la difesa immunitaria, è una proteina (L1) del capside, ossia del solo rivestimento del virus, della sua “carrozzeria”, come spiego alle pazienti. Questa proteina non ha alcuna capacità infettante né dannosa, poiché non contiene DNA. Ci è utile perché si comporta da vero e proprio “numero di targa”, che consente poi all’organismo di individuare il virus pericoloso da eliminare. E le reazioni avverse? Possono essere attivate dagli eccipienti, per esempio dalle proteine dell’uovo contenute nel vaccino.
Vaccinandoci, o vaccinando i nostri figli, idealmente tra gli 11 e i 12 anni, alziamo dunque uno scudo formidabile contro un virus pericoloso per la salute e per la stessa vita: quando i carcinomi vengono diagnosticati tardi, possono essere fatali. Ci si può vaccinare anche dopo i 12 anni? Sì: il vaccino ha dimostrato di dare una risposta anticorpale adeguata, con appropriata protezione vaccinale, fino ai 45 anni. Ed è probabile che protegga anche dopo questa età, perché la risposta del sistema immunitario di un organismo sano, seppure più avanti negli anni, è la stessa.
E’ saggio vaccinare anche i figli maschi? Sì, sia per proteggere il futuro del giovane uomo, perché gli HPV, oltre a causare condilomi e carcinomi, possono anche ridurre la fertilità; sia per solidarietà e protezione verso le donne con cui vostro figlio potrebbe far l’amore per una notte o per la vita. In Italia già 9 Regioni prevedono la vaccinazione anche per i giovani maschi, in attesa che venga approvato il Piano Nazionale Prevenzione Vaccini 2016-2018, che include la vaccinazione anti-HPV universale.
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