Donatella U. (Treviso)
I Papillomavirus sono una grande famiglia, di oltre cento ceppi “cugini” fra loro, riconoscibili per alcune caratteristiche diverse del rivestimento (capside), in particolare della proteina L1: una specie di numero di targa che consente al nostro sistema immunitario, una volta attivato dal vaccino, di riconoscere i ceppi di virus verso i quali l’organismo è stato immunizzato, per attaccarli e impedire che ci infettino.
I Papillomavirus hanno un codice genetico che usa il nostro stesso alfabeto (DNA), per cui tendono a inserirsi nel nostro stesso codice, dentro il nucleo delle cellule infettate. Lì l’HPV può avere effetti biologici diversi.
Può infatti:
- essere eliminato: è possibile che l’organismo elimini il virus spontaneamente (“clearance”), anche se non sappiamo quali fattori possono favorire questo esito felice;
- restare silente per anni, del tutto sintomatico, dando luogo a un “portatore sano”, uomo o donna che sia.
Oppure può attivarsi e, a seconda del ceppo, può causare:
- condilomi, proliferazioni cellulari benigne, dure, che una volta erano chiamate “creste di gallo” perché erano più frequenti sui genitali degli uomini promiscui. In Italia si registrano ogni anno 80.000 nuovi casi di condilomi genitali nei maschi e 130.000 nelle femmine;
- lesioni precancerose; e, se queste non vengono curate,
- carcinomi invasivi a carico del collo dell’utero, della vagina e della vulva, dell’ano, della bocca, ma anche della vescica. Il carcinoma del collo dell’utero è il primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come causato totalmente da un’infezione da HPV.
A seconda delle conseguenze del loro attacco, i Papillomavirus vengono quindi descritti in HPV ad alto o basso rischio di causare tumori (“oncogeno”).
E’ possibile riconoscere da quali ceppi siamo stati infettati: effettuando il virapap, o altri esami simili, è possibile “tipizzare” i virus contratti, per sapere se sono a basso o alto rischio oncogeno.
Come cambia la vita sessuale?
Ci sono rischi per la fertilità?
- non è compromessa in modo diretto nelle lesioni precancerose, se non sono state contratte altre malattie a trasmissione sessuale, per esempio la Clamidia;
- è lesa invece per sempre in caso di carcinomi invasivi, che richiedano l’asportazione dell’utero.
A volte l’HPV può tornare a moltiplicarsi in gravidanza (perché c’è una condizione di parziale immunodepressione), causando la ricomparsa dei condilomi. Il passaggio transplacentare è stato documentato in gravidanza solo in pazienti gravemente immunodepresse (HIV positive).
Il parto può essere naturale, vaginale, se non c’è in atto una condilomatosi florida.
In condizioni di normale salute, una pregressa e ben curata infezione da Papillomavirus non crea in genere problemi particolari durante la gestazione.
Infine, se la donna ha una relazione stabile, è sempre opportuno controllare anche il partner, con visita, penoscopia ed eventuale virapap. La donna, se è ben seguita con le cure e i controlli periodici, potrà riprendere una vita serena e in salute... ma usando sempre il profilattico!
HPV: che cosa provoca agli uomini?
Nell’uomo i Papillomavirus umani possono causare tre tipi di lesioni:
1. condilomi genitali, chiamati anche verruche veneree e, nel linguaggio comune, “creste di gallo”, più frequenti negli uomini promiscui e che non usano il profilattico. Sono causati dagli HPV 6 e 11, come nella donna;
2. carcinomi, causati dagli HPV oncogeni, specialmente alla mucosa anorettale, al glande, alla cavità della bocca (“orofaringe”) e alla vescica;
3. infertilità. L’HPV può infatti entrare anche negli spermatozoi, le cellule riproduttive maschili, e inserirsi nel loro codice genetico. L’infezione si associa a una minore motilità degli spermatozoi (meno si muovono, meno sono in grado di risalire le vie femminili per fecondare l’ovocita), riducendo la probabilità di concepimento spontaneo. Se poi avviene la fecondazione, il DNA infetto viene trasferito all’ovocita, la cellula riproduttiva femminile, comportandosi come un vero e proprio cavallo di Troia e aumentando il rischio sia di mancata fecondazione, sia di aborti precoci. Il problema può diventare rilevante anche in caso di procreazione medico-assistita (“fecondazione in vitro”).
Ecco perché anche gli uomini dovrebbero usare sempre il profilattico e vaccinare i figli maschi, meglio se con il vaccino tetravalente, che protegge dai ceppi HPV 6, 11, 16 e 18! Anche per gli uomini (e per le loro compagne), prevenire è meglio che curare!
Papillomavirus e infertilità negli uomini
- Nelle coppie infertili è opportuno cercare l’HPV, anche se al momento non sono state individuate terapie capaci di “ripulire” lo sperma infetto
- In caso di fecondazione eterologa, i donatori positivi per HPV dovrebbero essere esclusi
Che cosa fare dopo l'infezione da Papillomavirus?
Uno studio americano ha dimostrato che il vaccino quadrivalente può ridurre del 40% le recidive dell’infezione da HPV anche se la donna ha già lesioni al collo dell’utero del tipo CIN 1 o CIN 2. Questo dato è molto incoraggiante. Ne parli con il suo medico!
Tipi di vaccino contro l'HPV
- il vaccino quadrivalente protegge contro i ceppi 6 e 11, che causano i condilomi o verruche veneree, e contro il 16 e 18 che causano i carcinomi, riducendo il rischio dell’85%;
- il vaccino nonavalente protegge contro i ceppi 6-11-16-18-31-33-45-52-58, Dà quindi una protezione più ampia e articolata. Riduce il rischio di carcinomi del 97%. Quest’ultimo vaccino sarà disponibile in Italia fra ottobre e novembre.
In Italia:
- la vaccinazione nelle bambine è effettuata tra gli 11 e i 12 anni;
- in 9 Regioni (Trentino, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) viene ora effettuata la vaccinazione universale contro l’HPV, vaccinando anche il maschio;
- il Piano Nazionale Prevenzione Vaccini 2016-2018, ancora in attesa di approvazione, prevede la vaccinazione anti-HPV universale, quindi per maschi e femmine.
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