Ora centinaia di famiglie sono nella disperazione. Parlare del tragico bilancio dei morti non deve farci dimenticare il domani terribile che aspetta molti dei sopravvissuti. In un secondo, molti genitori annichiliti ricorderanno il figlio, la figlia usciti di casa felici, per una bella serata con gli amici. In un incubo, sono ora nella gelida lista dei morti. O dei feriti, per i quali non c’è speranza di vita. O per i quali la vita sarà un tormento forse peggiore della morte.
Che la vita continui come prima, si dice. Giusto, non facciamoci intimidire. Fra poco volerò a Parigi per scalo, nella mia rotta per Città del Messico, ove mi reco per un convegno. Non cambierò il programma. Ma è un dettaglio trascurabile. Continuare come prima non basta. Questa morte che ci inquieta ogni giorno, per volontà arbitraria e fanatica, ci chiama a ripensare le nostre effimere vite. Questa voglia omicida che stermina e sevizia innocenti con l’indifferenza con cui si schiaccia un insetto, anzi con orgoglio e arroganza, ed entra suicida nel gorgo della morte, ci chiama all’azione. Non solo nel segno della chiusura arroccata, comprensibile ma sterile. Non solo nel segno della vendetta, che porterà a infinite altre morti. Tutti possiamo morire in un secondo, in questa guerra trasversale con nemici che diventano visibili solo quando uccidono. Ed è troppo tardi. Il come vivere ora, questo farà la differenza.
L’eredità morale che ci lasciano queste vite stroncate, o irreparabilmente lese, mi sembra infatti un’altra. Impegnarci tutti in prima persona per migliorare il livello etico delle nostre vite. Quest’Occidente debosciato, inerte, passivo, corrotto, che procede incerto con slogan altisonanti, deve imparare una lezione profonda da questa tragedia che ci tocca tutti, se abbiamo un cuore. A livello individuale, a livello pubblico e politico. Usare questa vita, così unica e così breve, per fare il bene. Per togliere la corruzione morale, così pervasiva, dal nostro agire. Per togliere questa overdose di interessi personali dai nostri comportamenti. Per credere, anche da laici, che una vita degna di essere vissuta deve avere ideali alti. Essere generosa, ciascuna nel proprio ambito di azione. Una risposta di rinnovato impegno morale, in tutte le sue declinazioni, nelle nostre vite quotidiane, è la risposta più concreta, solida, energica e coraggiosa al fanatismo e all’oscurantismo. Perché crediamo al valore della libertà, rispettosa dei diritti, dello spazio e della vita degli altri. Perché crediamo al valore della vita ben vissuta, di cui ogni giorno scrive una pagina che deve meritare di essere scritta.
Se fossi uno di questi ragazzi e ragazze morti, o feriti e forse uccisi nell’anima, vorrei non essere morta invano.
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