Marina L. (Grosseto)
Perché esiste ancora questo ritardo diagnostico sul dolore?
Perché abbiamo abbandonato la semeiotica, quella capacità di ascoltare accuratamente i sintomi, di visitare con grande attenzione ai segni che la malattia dà di sé, perdendo quell’intelligenza indiziaria che sola mette il medico in grado di “leggere” i sintomi in un quadro organico, con una diagnosi (il conoscere attraverso i sintomi), una prognosi (l’anticipare l’evoluzione della malattia in base all’esperienza clinica e alla letteratura scientifica) e una terapia efficace. Che esiste, in particolare per le cistiti che compaiono 24-72 ore dopo un rapporto sessuale, purché si affrontino i diversi fattori che concorrono a causare e mantenere l’infiammazione e il dolore, come ha fatto la sua ginecologa.
Quali sono gli errori più comuni in caso di cistiti dopo rapporto?
Prevenire e curare – Guarire la cistite dopo i rapporti con la strategia giusta
- regolarizzare l’intestino, con probiotici e lassativi di massa;
- rilassare il muscolo elevatore dell’ano, con stretching, automassaggio, fisioterapia e biofeedback elettromiografico (una tecnica che ottimizza la capacità di rilassare il muscolo); in casi selezionati è indicata la tossina botulinica;
- normalizzare l’ecosistema vaginale, mediante estrogeni locali, vitamina C o ovuli di acido borico;
- “calmare” la cellula infiammatoria iperattiva, il “mastocita”, con palmitoiletanolamide, una sostanza naturale che riduce l’infiammazione;
- ridurre il dolore, con antidolorifici e, nei casi gravi, antiepilettici, che riducono il numero di segnali del dolore che arrivano al cervello;
- ridurre lo stress, che amplifica la percezione del dolore;
- sospendere i rapporti sessuali vaginali finché la cistite non è completamente risolta. Riprenderli poi con gradualità, utilizzando un lubrificante vaginale e facendo attenzione che il muscolo elevatore sia rilassato e la lubrificazione naturale adeguata.
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