“Sono molto preoccupata per la mia unica figlia, di 36 anni, fumatrice accanita. Adesso da due anni cerca un figlio, senza risultato. Apparentemente sia lei che il marito sono a posto, tutti gli esami sono abbastanza regolari, ma questo nipotino tanto atteso non arriva. Io ho cercato di dire a mia figlia di smettere di fumare, che magari anche quello non aiuta e forse le fa qualche danno sulla possibilità di avere bambini. Lei dice che fumare la calma, che io sono ansiosa per niente, e che il fumo non c’entra con la fertilità. Mi aiuti lei a capire se la mia preoccupazione nasce solo dall’ansia o se nei miei timori c’è del vero. Grazie di cuore”.
Maria F., Bolzano
Maria F., Bolzano
Gentile signora, con il buon senso e gli occhi del cuore lei ha proprio visto giusto. La sua non è ansia, ma motivata preoccupazione. Il fumo è un grande nemico della fertilità delle donne, sia prima del concepimento, sia durante la gravidanza. Gli idrocarburi policiclici, che sono le sostanze cancerogene prodotte dalla combustione del tabacco, e gli altri 50 cancerogeni ad essi associati, entrano nel circolo sanguigno e raggiungono tutti i tessuti, dove causano danni, come le dicevo, innanzitutto di tipo tossico oltre che cancerogeno. E’ quindi saggio smettere di fumare, qualora si sia malauguratamente iniziato, per proteggere sia la salute generale, sia quel grande e vulnerabile dono che è la possibilità di diventare mamme.
Quali sono i danni per la fertilità della donna?
Molti studi scientifici dimostrano che il fumo è dannoso innanzitutto perché riduce la probabilità di concepimento per un danno tossico diretto sull’ovaio: le cellule riproduttive femminili, gli ovociti, contenuti nei follicoli ovarici, sono infatti cellule delicate, molto vulnerabili al danno tossico da fumo. Non solo. Le fumatrici hanno anche minori probabilità di successo nella fecondazione assistita. Pensi che l’effetto del fumo sulla percentuale di nati vivi da fecondazione assistita è così drammatico che equivale all’effetto negativo di un aumento di età femminile di 10 anni rispetto all’indice di fertilità che si ha verso i 20-30 anni! In termini semplici, la donna che fuma è come se dal punto di vista riproduttivo avesse 10 anni in più di quelli anagrafici. Un’argomentazione che ha solidissime basi mediche e che, da sola, dovrebbe indurre sua figlia a riconsiderare il suo atteggiamento verso il fumo. Oltretutto, a 36 anni, sono presenti altri fattori che riducono la fertilità e non è certo il caso di peggiorarli con quest’abitudine, per fortuna modificabile con volontà e determinazione.
Il fumo è negativo anche durante la gravidanza?
Sì. E’ stato dimostrato che aumenta il rischio sia di aborto sia di malformazioni fetali. Inoltre il fumo provoca vasocostrizione nei vasi placentari: per questo può alterare il decorso della gravidanza, aumentando la probabilità di insufficienza placentare e di parto prematuro. Una placenta in cui il sangue circola meno bene riduce la nutrizione del bambino. Questo può causare un insufficiente accrescimento fetale, per cui il bambino può nascere “piccolo per la data”: ossia di peso inferiore a quello giusto per la settimana di gravidanza in cui nasce. Non ultimo, è tossico anche per il bambino, per il quale costituisce un vero e proprio “abuso” in utero.
E' vero che il fumo può anticipare la menopausa?
Purtroppo sì. L’azione tossica sui follicoli ne causa una maggiore distruzione, che dal punto di vista clinico si traduce in una menopausa anticipata di circa due anni. Considerando che l’1 per cento delle donne ha la menopausa spontanea (Premature Ovarian Failure, POF) prima dei 40 anni, e che il 25 per cento delle donne che si rivolgono ai centri della menopausa italiani l’ha avuta tra i 40 e i 45 anni (il 15 per cento spontanea, il 10 per cento provocata da ovariectomia bilaterale), è saggio non fumare per non aumentare il rischio di un prematuro esaurimento dell’ovaio.
Nella donna, il fumo può causare altri tipi di cancro, oltre a quello al polmone?
Sì, gli idrocarburi policiclici prodotti dal fumo, assorbiti nel sangue, raggiungono e sono cancerogeni per molti altri organi. Ecco perché le fumatrici hanno anche più tumori al seno, al collo dell’utero (in cui il fumo potenzia l’azione cancerogena dei papillomavirus contratti attraverso i rapporti) e alla vescica (perché le sostanze cancerogene vengono poi escrete dal rene e si concentrano in vescica specialmente durante la notte, agendo così a lungo sulle cellule che la rivestono). Perché farsi così tanto male da sole?
Approfondimento – Cresce in Italia il popolo delle fumatrici
In Italia, purtroppo, il fumo è donna! Ben 4 milioni di donne fumano (il 21 per cento). Nel nostro Paese il numero dei fumatori maschi è in calo mentre le donne che fumano sono sempre di più: di conseguenza negli uomini c’è una riduzione del 15 per cento del tumore ai polmoni, mentre nelle donne questo cancro è aumentato di ben il 30 per cento negli ultimi anni. Parità non dovrebbe significare copiare il peggio dei comportamenti maschili!
In particolare:
- è sempre più precoce l’età di inizio (11-12 anni);
- l’incremento del fumo è del 70 per cento nelle ragazze, mentre è del 33 per cento negli uomini;
- le ragazze iniziano prima dei coetanei maschi (in maggioranza prima dei 16 anni) e fumano un maggior numero di sigarette (che sono anche più forti);
- purtroppo la cultura in questo caso non è affatto un deterrente: sono proprio le ragazze e le donne più istruite a fumare di più!
In particolare:
- è sempre più precoce l’età di inizio (11-12 anni);
- l’incremento del fumo è del 70 per cento nelle ragazze, mentre è del 33 per cento negli uomini;
- le ragazze iniziano prima dei coetanei maschi (in maggioranza prima dei 16 anni) e fumano un maggior numero di sigarette (che sono anche più forti);
- purtroppo la cultura in questo caso non è affatto un deterrente: sono proprio le ragazze e le donne più istruite a fumare di più!
Fertilità e infertilità Fumo Gravidanza Menopausa e premenopausa Stili di vita Tumori e linfomi