Quali segnali ci mettono così rapidamente in allerta, pronti a virare dalla calma alla guerra? Pronti a lasciare in un secondo il comandante dei tempi di pace, il sistema “parasimpatico”, per seguire a testa bassa e lancia in resta il comandante dei tempi di guerra, il “simpatico”? Che siano di coppia, familiari, professionali o sociali, i meccanismi coinvolti nelle guerre umane sono sempre gli stessi. Visivi, certamente. Una mimica aggressiva, del volto e della postura, mette immediatamente in allarme l’interlocutore. Uditivi, parimenti: il tono di voce stridente, violento, teso, arrogante, ci percuote come uno schiaffo mettendoci in allerta e provocando un’escalation di decibel fino all’urlo, in pochi secondi. I più potenti, i più pervadenti, tuttavia, sono i segnali olfattivi. Viaggiano in forma di feromoni, prodotti dalle ghiandole sudoripare e sebacee, in pochissimi secondi, in risposta a segnali nervosi e ormonali (l’adrenalina che ci sale nel sangue). Non sono avvertiti consapevolmente. Ma arrivano rapidissimi, in modo subliminale, alla parte più antica e primitiva del cervello, il rinencefalo, e in parte al lobo limbico, aree che mediano le risposte automatiche (“neurovegetative”), quelle che ci preparano in un secondo all’attacco o alla fuga, ed emotive.
La questione purtroppo non interessa solo chi in quel momento provoca la nostra collera, e l’ambiente in cui ci troviamo. Quell’odore ci resta addosso, impregna i nostri vestiti, ci avvolge come una nuvola nera, con una scia di negatività che contagia chiunque si avvicini, bambini innanzitutto. Per esempio, quando si torna a casa, dopo esserci infuriati in ufficio, in auto o al telefono con chicchessia. I bambini sono sensori finissimi di rabbia e aggressività, perché il loro sistema nervoso è predisposto a rispondere proprio ai feromoni e agli odori di allarme essenziali per la loro sopravvivenza, per richiamare l’attenzione di un adulto che li protegga e li salvi. Ecco perché quando sentono odore di rabbia e di aggressività si mettono a piangere disperatamente. Provocando, del tutto inconsapevolmente, ulteriore rabbia e collera in quell’adulto che a torto si sente provocato anche da quel pianto. Cui spesso risponde con altre urla, altre ondate di feromoni d’attacco e purtroppo, a volte, con percosse.
C’è modo per ridurre la portata di queste collere infettive? La prima è l’educazione all’autocontrollo, al respirare lentamente e profondamente, a saper mettere un ammortizzatore emotivo tra noi e gli altri. E’ il respiro lento e profondo che consente di modulare mimica e postura, ma anche tono di voce e situazioni. Che ci dà quei secondi in più per calibrare una risposta più pertinente e non sterilmente aggressiva. Per sedare la mischia all’inizio. Per calmare gli animi. Non sempre funziona, d’accordo, ma almeno attenua frequenza e numero dei furori quotidiani, soprattutto nei collerici per carattere. La seconda è il movimento fisico, che consente di scaricare in modo motorio, del tutto naturale, le emozioni che altrimenti ci intossicano corpo, mente e vita di relazione. Dovrebbe essere quotidiano, soprattutto nei periodi ad alta tensione emotiva. Il terzo è farsi una doccia e cambiarsi d’abito non appena rientrati a casa: per togliersi di dosso quei feromoni di guerra che magari sono stati provocati sul lavoro e che altrimenti inquinerebbero tutta l’atmosfera in cui si vive. Sistema facile da usare, e utilissimo se diventa una sana abitudine. Per riscegliere il comandante dei tempi di pace, almeno per amore di coloro che ci amano.
Aggressività e violenza Autocontrollo Bambini Carattere Collera Educazione Emozioni e fattori emotivi Olfatto / Feromoni / Anosmia Riflessioni di vita Sistema simpatico/parasimpatico Sport e movimento fisico