Marisa disperata (Rimini)
Anche la mortalità è ben diversa: guardiamo i dati italiani (ISTAT), per restare con i piedi per terra ragionando sui dati del nostro Paese. In Italia le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte, raggiungendo quasi il 40%, mentre il tumore della mammella è in decima posizione, costituendo il 2% delle cause di mortalità. La prima osservazione è chiara: la percezione emotiva dei rischi sul fronte della salute è del tutto svincolata dal loro peso reale. Addirittura, le malattie da trombosi colpiscono il doppio dei tumori, in entrambi i sessi. La buona notizia è che possono essere evitate, almeno in un caso su tre, in uomini e donne. E comunque posticipate, di anni e decenni: con una conquista essenziale, in termini di longevità in salute. E quindi di autonomia, dignità, benessere e qualità della vita, personale ma anche della famiglia, altrimenti logorata da anni di assistenza ad anziani affetti da patologie invalidanti che potevano essere evitate o posticipate. Impegnarsi per prevenire le malattie cardiovascolari, trombosi in testa, è quindi un grande regalo che facciamo non solo a noi stessi, ma anche ai nostri figli.
Box 1. Come prevenire la trombosi
- Praticare attività fisica aerobica quotidiana: benissimo il camminare veloci ogni giorno, almeno 45 minuti, perché è un formidabile fattore di protezione
- Ridurre i livelli di colesterolo e altri lipidi fin da giovani, con opportuna attività fisica, alimentazione adeguata e farmaci appropriati
- Evitare il fumo e ridurre al minimo l’alcol
- Mantenere il peso forma
- Mantenere la pressione nei limiti di norma
- Mantenere la glicemia a livelli normali, perché il diabete mal controllato è uno dei leader della gang che uccide il cuore
Le ragioni del corpo
La trombosi arteriosa è causata soprattutto da:
- accumulo di placche di colesterolo al di sotto dell’endotelio, la parete cellulare, viva e dinamica, che riveste la parte interna dei vasi. Basta un minimo danno da accumulo di colesterolo e queste cellule endoteliali si infiammano molto. Da un lato liberano sostanze che fanno contrarre il vaso e richiamano piastrine, che aderiscono alla lesione e predispongono ai trombi; dall’altro riducono la produzione di fattori che mantengono fluido il sangue (anticoagulanti) e aumentano la produzione di fattori pro-coagulanti;
- ridotta elasticità delle pareti vasali, che diventano sempre più rigide, causando l’arteriosclerosi;
- riduzione del diametro dei vasi (stenosi), causata dall’ingrossarsi delle placche di colesterolo, con alterazioni del flusso che facilitano l’aggregazione delle piastrine e il trombo;
- aumentata resistenza dei vasi periferici, che contribuisce anche all’ipertensione.
La trombosi venosa colpisce soprattutto gli arti inferiori. Tra i fattori di rischio più frequenti ci sono:
- le vene varicose, perché è più probabile il ristagno di sangue e il prevalere dei fattori pro-coagulanti;
- l’immobilità (sarebbero frequenti le trombosi post-operatorie, se non si facesse ormai di routine la profilassi con l’eparina);
- l’inattività fisica;
- il sovrappeso, l’obesità, il diabete mal controllato, perché in tali casi prevale la produzione di sostanze infiammatorie, anche da parte del tessuto adiposo, e di fattori procoagulanti.
Se c’è un’aggravante infettiva e/o infiammatoria, compare anche la tromboflebite.
I fattori genetici possono contribuire ad entrambe perché aumentano la coagulabilità del sangue.
Come è possibile prevenire la trombosi?
I risultati possono essere diversi:
- semaforo verde per la terapia ormonale sostitutiva, se dagli esami non emerge nessun gene anomalo, nonostante le trombosi in famiglia, che potrebbero allora essere comparse per effetto di inadeguati stili di vita e malattie personali;
- semaforo giallo se emerge un solo fattore di rischio in eterozigosi, ossia ereditato da un solo genitore, e se il suo impatto può essere ridotto, per esempio dall’assunzione di una vitamina protettiva come l’acido folico, che abbassa l’omocisteina, marcatore di rischio cardiovascolare (omocisteina che invece aumenta se vi sono precisi fattori di rischio genetici quali MTHFR, in eterozigosi). Anche in presenza di fattori genetici è possibile fare la terapia ormonale locale, vaginale, per contrastare almeno la sindrome genitourinaria della menopausa, che causa secchezza vaginale, dolore ai rapporti e cistiti, di cui lei soffre, con un farmaco locale sicuro come il prasterone;
- semaforo rosso se invece compaiono fattori di rischio genetici importanti, specie se in omozigosi, ossia ereditati da entrambi i genitori.
E’ l’attenta valutazione clinica dei fattori di rischio genetici e/o acquisiti (per stili di vita inadeguati e/o malattie personali) a far poi scegliere la strategia migliore anche per controllare una menopausa molto sintomatica. Mille auguri di cuore!
Box 2. La genetica non è un destino
Genetica e fattori genetici Ictus Infarto Menopausa e premenopausa Stili di vita Terapia ormonale sostitutiva Trombosi e rischio tromboembolico