Francesca L. (Lucca)
Nella maturazione normale della sessualità è del tutto fisiologica l’evoluzione dalla prima alla terza dimensione, con alcune differenze, rispetto al passato, che oggi stanno diventando cardinali. L’autoerotismo, per esempio, che è massimo nell’adolescenza, ha sempre rappresentato la prima esperienza di piacere di per sé, fisico e mentale. Rapidamente, tuttavia, l’immaginario si arricchiva delle fantasie e dell’attrazione romantica, più o meno platonica, che sbocciava poi nell’innamoramento-amore-passione per consolidarsi infine nel progetto procreativo e familiare. In altri termini, l’esperienza del piacere si collocava progressivamente all’interno di una dimensione relazionale, prima immaginata e sognata, poi vissuta nella realtà. Dinamiche educative fortemente polarizzate consentivano più esperienze fisiche ai ragazzi e più fantasie romantico-sentimentali, di intimità e di amore, alle ragazze. Oggi invece assistiamo a un progressivo svincolarsi della sessualità dalla dimensione della relazione e un esasperarsi della dimensione del piacere per gli adolescenti (e gli adulti!) di entrambi i sessi. Anzi, un vero e proprio cristallizzarsi su questa prima fase di erotismo edonistico, dove l’unica aspirazione sembra diventare il sentire un piacere sempre più intenso, a qualsiasi costo.
Le ragioni del corpo
Box 1. Sesso chimico: quali sostanze?
- la metanfetamina in cristalli (sintetica, viene inalata, iniettata o fumata);
- il gamma-idrossi-butirrato, noto come “droga dello stupro”, perché cancella la memoria, e se unito all’alcol può portare al coma;
- il mefedrone, che ha effetti simili all’ecstasy, con esiti allucinatori a dosi elevate.
In comune hanno un’azione selettiva sull’amigdala, l’area del cervello in cui transitano le vie nervose che mediano le cosiddette “emozioni di comando fondamentali”: desiderio/voglia/piacere; collera/rabbia; ansia/paura; panico con angoscia di separazione.
Nello specifico queste droghe agiscono su due sistemi cardinali della vita e della sessualità, con meccanismi opposti: da un lato, causano superattivazione del sistema dopaminergico – ossia di quella parte del cervello che presiede al desiderio e all’eccitazione sessuale – e amplificano le sensazioni di piacere; dall’altro, silenziano il sistema adrenergico dell’ansia e della paura, riducendo nettamente la percezione dei pericoli, personali e ambientali, associati alla sessualità indiscriminata.
Le ragioni del cuore
I rischi della sessualità indiscriminata
I rischi relativi all’attività sessuale indiscriminata includono:
1. l’aumentata diffusione di malattie sessualmente trasmesse, quali l’HIV, in risalita, e i cui danni sul cervello sono potenziati dall’uso di sesso chimico; il gran ritorno della sifilide, a torto creduta scomparsa; la diffusione beffarda dei Papillomavirus, responsabili non solo dei carcinomi del collo dell’utero, ma anche dei cancri anorettali, della vescica, della bocca e del collo; l’impennata di clamidia e gonorrea, pericolose per la fertilità e affezioni dolorose croniche (dal dolore pelvico cronico, nella donna, all’artrite gonococcica, in entrambi i sessi). Un incremento di malattie che sta creando notevole allarme ai servizi sanitari inglesi al punto che la ricercatrice Hannah McCall e collaboratori hanno appena pubblicato sul tema del chemsex un puntuale articolo sul British Medical Journal (BMJ) del novembre 2015;
2. la non consensualità, soprattutto se sono coinvolti minorenni, con effetti tanto maggiori quanto più forti sono l’effetto euforizzante da un lato e il silenziamento della paura dall’altro. Paura a giuste dosi necessaria per evitare i rischi e pericoli connessi alla promiscuità indiscriminata;
3. le gravidanze indesiderate, anche da partner ignoti.
I rischi neurologici del sesso chimico includono i danni a carico del sistema dopaminergico, ossia di quelle parti del cervello che usano la dopamina come neurotrasmettitore principale. L’eccitazione avvelenata, come chiamo il sesso chimico, presenta un conto pesante non solo in termini di dipendenza, ma anche di danno neurologico su più aree del cervello, oltre che di alterazione del sistema immunitario nel cervello (cfr. box 2). In particolare, sono colpite:
- la via del desiderio (“appetitiva”) con un danno delle cellule nervose che è anatomico, ossia biologico, e non solo funzionale, e che sta alla base della dipendenza fisica e psicologica da queste droghe;
- il sistema motorio: la dopamina coordina non solo il sistema delle emozioni appetitive e quindi del desiderio. E’ anche il neurotrasmettitore chiave dei neuroni motori, che governano il movimento (sistema nigro-striatale). Ecco perché l’uso protratto di queste sostanze può triplicare (!) il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson: un rischio neurologico a lungo termine totalmente trascurato;
- l’area del pensiero logico-lineare, che ci consente di pensare in modo rigoroso e coerente. Negli utilizzatori abituali di metanfetamina è stata dimostrata una specifica difficolta di pianificare il da farsi (“cognitive planning”);
- l’area della memoria: recentemente la dopamina è stata individuata anche nell’ippocampo, la parte del cervello che è il regno della memoria. I problemi di memoria verbale, rilevati nelle persone che hanno fatto uso protratto di sesso chimico, potrebbe radicarsi anche nella lesioni delle cellule nervose che producono dopamina in questa parte del cervello.
Rischi pesanti dunque, sessuali, neurologici e immunitari, ai quali i consumatori di sesso chimico sembrano del tutto indifferenti. Per ignoranza? Per scarsa informazione? Per banalizzazione dei rischi («Tanto a me non succede»)? O perché l’urgenza ossessiva di un’euforia sessuale indiscriminata e semipermanente azzera qualsiasi attenzione all’autoprotezione e al futuro? Quanta autodistruzione c’è dietro questa ossessionata ricerca del piacere? Questo quadro mi ricorda i topi cui viene messo un elettrodo nell’area del cervello che dà la sensazione di piacere/ricompensa (“reward system”). Continuano a premere con la zampina la levetta che attiva l’elettrodo, senza più mangiare né dormire, fin quasi a morirne sfiniti. Siamo uomini o topi?
Box 2. La metanfetamina "brucia" il cervello
- le funzioni della glia, ossia delle cellule “nutrici” dei neuroni, che da protettive diventano aggressive, aumentando lo stato di “neuroinfiammazione”, ossia di incendio biochimico del cervello, che lo distrugge gradualmente;
- la capacità di difesa del cervello stesso contro le sostanze tossiche ma anche contro virus come l’HIV, che proprio nel cervello ha una delle sedi di attacco e persistenza principali.
Adolescenti e giovani Cervello / Sistema nervoso centrale Clamidia Dipendenze, droghe e doping Eccitazione Emozioni e fattori emotivi Gonorrea Malattie sessualmente trasmesse Memoria e ricordi / Amnesia Morbo di Parkinson Neuroinfiammazione Papillomavirus Rapporti sessuali Sesso chimico Sifilide Sistema immunitario