Che cosa trattiene sempre più coppie dal concepire un figlio, optando invece per un cane, un gatto o altri animali d’affezione? L’Italia è un Paese peculiare. Sul fronte procreativo guida la tendenza dell’Europa, soprattutto occidentale, a posticipare sempre più la nascita del primo figlio rispetto ai tempi ideali della biologia.
Con i suoi 32 anni e 3 mesi di età media al primo figlio batte tutti. Paese di cicogne e cicogni molto tardivi, inizia lento la stagione procreativa. Più degli altri coltiva il sogno-illusione che si possa aver un figlio anche molto tardi, biologicamente parlando. Ha il primato mondiale di primi figli dopo i quarant’anni, con il suo 9% che è più del doppio della media europea per questa fascia di età (4%), ma anche di infertilità legata all’età. Nel 2020, complice la paura del Covid, in Italia sono nati circa 15.000 bambini in meno rispetto a 2019. Le proiezioni mostrano un trend di riduzione delle nascite, che continuerà nei decenni a venire, solo in parte compensato dalle nascite dei figli di immigrati. Siamo un Paese che invecchia, con meno voci e risa di bambini: 183 persone, con 65 anni o più, ogni cento bambini e ragazzi con meno di 15 anni. Siamo un Paese che si spopolerà, anche se continuiamo a erodere terreni vivi per costruire case, strade e derivati urbani: al 1° gennaio 2021 contiamo 59.257.566 mila abitanti, oltre 380.000 in meno rispetto al 1° gennaio 2020. Le famiglie sono 25 milioni e 600 mila: sono formate da 2,3 componenti in media. Un bambino ogni 3 coppie. In compenso, cresce allegro il numero di animali d’affezione che abitano il nostro Paese: oltre 60 milioni. Il rapporto tra persone e animali scelti è circa 1:1, con un aumento degli amanti dei cani, ora attestati a oltre 7 milioni. Ben il 38,8% delle famiglie italiane ha un cane o un gatto, con Sardegna da record con il suo 53,5% (tutti dati ISTAT).
Quali fattori contribuiscono a posticipare la nascita del primo figlio o a spostare l’investimento affettivo su un animale? L’età della donna alla prima gravidanza cresce quanto maggiore è il suo investimento sullo studio e la realizzazione professionale: questo è in linea con il trend mondiale. Quello che differenzia l’Italia non è l’investimento femminile su studio e lavoro (peraltro più basso della media europea): è molto altro. L’età procreativa della coppia si posta in avanti per ragioni economiche, di reddito minimo per poter far crescere un figlio. Primo problema: abbiamo il tasso di disoccupazione giovanile più alto d’Europa, il più alto numero di giovani, oltre due milioni, non impegnati nello studio, nella formazione o nel lavoro (NEET), e oltre un milione e quattrocentomila redditi di cittadinanza. E se insegnassimo a pescare invece di dare ogni giorno il pesce quotidiano? Avere un figlio incarna più di tutto la voglia fisica di vita e la gioia di proiettarsi in avanti con entusiasmo ed energia. Il denominatore comune di molti giovani che rimandano la scelta del figlio, o non lo avranno, è proprio la sfiducia in sé stessi e nel futuro. Secondo problema: l’epidemia di paura, emozione molto infettiva. Paura di perdere la libertà personale («Adesso faccio quello che voglio, ma dopo?»). Paura di troppe rinunce: sul tempo libero per se stessi e gli svaghi, sui tipi di spesa, sul divertimento, sui viaggi. Vuoi mettere la cuccagna permanente della coppia DINK (“double income, no kids”, doppio reddito e niente figli)? Paura della responsabilità, educativa e non solo: «Un figlio è per sempre, tutto il resto no». Paura delle rinunce e dei sacrifici: «I miei amici con figli sono tutti pappe, pannoloni e biberon. Che noia!». Paure delle difficoltà degli adolescenti d’oggi: «Da piccoli son tanto carini, ma appena crescono ti ritrovi in casa un marziano aggressivo che ascolta solo gli amici e i genitori non li vede più». Paura di rivivere infanzie e adolescenze infelici. Paura della deriva del mondo, dell’inquinamento, della crisi economica. Di nuovo paura del futuro. Terzo problema: il ritardo procreativo, fino allo scacco del desiderio tardivo di un figlio. Non ultimo, l’usura del desiderio intenso e pervadente di avere un figlio, che anima l’amore passione dei primi tempi, se si aspetta troppo. L’eros intiepidito può diventare affetto, ma la cicogna ormai è volata via.
Per limiti economici, per paura, per egoismo, per scacco o per scelta, ecco il sorriso per l’animale d’affezione: costa molto meno di un figlio. Dà meno responsabilità. Ti ama senza condizioni. Non vede le tue rughe o la tua pancia. Non ti tradirà. Non ti lascerà. Riempirà le tue solitudini. Ti regalerà un sorriso anche nei giorni bui… Dato confortante: chi ha figli ha spesso animali d’affezione. Un bel mix di fiducia nel futuro e capacità di assaporare affetti intensi e diversi nel presente, con le sue ombre e le sue luci.
Con i suoi 32 anni e 3 mesi di età media al primo figlio batte tutti. Paese di cicogne e cicogni molto tardivi, inizia lento la stagione procreativa. Più degli altri coltiva il sogno-illusione che si possa aver un figlio anche molto tardi, biologicamente parlando. Ha il primato mondiale di primi figli dopo i quarant’anni, con il suo 9% che è più del doppio della media europea per questa fascia di età (4%), ma anche di infertilità legata all’età. Nel 2020, complice la paura del Covid, in Italia sono nati circa 15.000 bambini in meno rispetto a 2019. Le proiezioni mostrano un trend di riduzione delle nascite, che continuerà nei decenni a venire, solo in parte compensato dalle nascite dei figli di immigrati. Siamo un Paese che invecchia, con meno voci e risa di bambini: 183 persone, con 65 anni o più, ogni cento bambini e ragazzi con meno di 15 anni. Siamo un Paese che si spopolerà, anche se continuiamo a erodere terreni vivi per costruire case, strade e derivati urbani: al 1° gennaio 2021 contiamo 59.257.566 mila abitanti, oltre 380.000 in meno rispetto al 1° gennaio 2020. Le famiglie sono 25 milioni e 600 mila: sono formate da 2,3 componenti in media. Un bambino ogni 3 coppie. In compenso, cresce allegro il numero di animali d’affezione che abitano il nostro Paese: oltre 60 milioni. Il rapporto tra persone e animali scelti è circa 1:1, con un aumento degli amanti dei cani, ora attestati a oltre 7 milioni. Ben il 38,8% delle famiglie italiane ha un cane o un gatto, con Sardegna da record con il suo 53,5% (tutti dati ISTAT).
Quali fattori contribuiscono a posticipare la nascita del primo figlio o a spostare l’investimento affettivo su un animale? L’età della donna alla prima gravidanza cresce quanto maggiore è il suo investimento sullo studio e la realizzazione professionale: questo è in linea con il trend mondiale. Quello che differenzia l’Italia non è l’investimento femminile su studio e lavoro (peraltro più basso della media europea): è molto altro. L’età procreativa della coppia si posta in avanti per ragioni economiche, di reddito minimo per poter far crescere un figlio. Primo problema: abbiamo il tasso di disoccupazione giovanile più alto d’Europa, il più alto numero di giovani, oltre due milioni, non impegnati nello studio, nella formazione o nel lavoro (NEET), e oltre un milione e quattrocentomila redditi di cittadinanza. E se insegnassimo a pescare invece di dare ogni giorno il pesce quotidiano? Avere un figlio incarna più di tutto la voglia fisica di vita e la gioia di proiettarsi in avanti con entusiasmo ed energia. Il denominatore comune di molti giovani che rimandano la scelta del figlio, o non lo avranno, è proprio la sfiducia in sé stessi e nel futuro. Secondo problema: l’epidemia di paura, emozione molto infettiva. Paura di perdere la libertà personale («Adesso faccio quello che voglio, ma dopo?»). Paura di troppe rinunce: sul tempo libero per se stessi e gli svaghi, sui tipi di spesa, sul divertimento, sui viaggi. Vuoi mettere la cuccagna permanente della coppia DINK (“double income, no kids”, doppio reddito e niente figli)? Paura della responsabilità, educativa e non solo: «Un figlio è per sempre, tutto il resto no». Paura delle rinunce e dei sacrifici: «I miei amici con figli sono tutti pappe, pannoloni e biberon. Che noia!». Paure delle difficoltà degli adolescenti d’oggi: «Da piccoli son tanto carini, ma appena crescono ti ritrovi in casa un marziano aggressivo che ascolta solo gli amici e i genitori non li vede più». Paura di rivivere infanzie e adolescenze infelici. Paura della deriva del mondo, dell’inquinamento, della crisi economica. Di nuovo paura del futuro. Terzo problema: il ritardo procreativo, fino allo scacco del desiderio tardivo di un figlio. Non ultimo, l’usura del desiderio intenso e pervadente di avere un figlio, che anima l’amore passione dei primi tempi, se si aspetta troppo. L’eros intiepidito può diventare affetto, ma la cicogna ormai è volata via.
Per limiti economici, per paura, per egoismo, per scacco o per scelta, ecco il sorriso per l’animale d’affezione: costa molto meno di un figlio. Dà meno responsabilità. Ti ama senza condizioni. Non vede le tue rughe o la tua pancia. Non ti tradirà. Non ti lascerà. Riempirà le tue solitudini. Ti regalerà un sorriso anche nei giorni bui… Dato confortante: chi ha figli ha spesso animali d’affezione. Un bel mix di fiducia nel futuro e capacità di assaporare affetti intensi e diversi nel presente, con le sue ombre e le sue luci.
Ambiente, natura e animali Genitori e figli Gravidanza tardiva Natalità Riflessioni di vita