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Covid-19: gli effetti protettivi della vitamina D

07/06/2020

Covid-19: gli effetti protettivi della vitamina D
“Science News” - Segnalazioni e commenti on line su articoli scientifici di particolare interesse
Commento a:
Grant WB, Lahore H, McDonnell SL, Baggerly CA, French CB, Aliano JL, Bhattoa HP.
Evidence that vitamin D supplementation could reduce risk of influenza and COVID-19 infections and deaths
Nutrients. 2020 Apr 2; 12 (4): 988. doi: 10.3390/nu12040988


Analizzare il ruolo della vitamina D nella prevenzione delle infezioni respiratorie e, in particolare, delle complicanze polmonari da Covid-19: è questo l’obiettivo dello studio coordinato da William Grant, del “Sunlight, Nutrition, and Health research Center” di San Francisco, Stati Uniti.
La vitamina D riduce il rischio di infezioni attraverso diversi meccanismi, fra cui:
- l’induzione di catelicidina e defensine, proteine che frenano la replicazione virale;
- la riduzione della concentrazione di citochine pro-infiammatorie, che danneggiano il rivestimento dei polmoni predisponendo alle polmoniti;
- l’aumento della concentrazione di citochine antinfiammatorie.
Numerosi studi osservazionali e trial clinici, inoltre, indicano che la supplementazione di vitamina D riduce il rischio di influenza.
Queste le principali evidenze a supporto del ruolo della vitamina D nella prevenzione del Covid-19:
- la pandemia è esplosa in inverno, quando le concentrazioni di 25-idrossivitamina D erano a livello minimo;
- il numero di casi nell’emisfero meridionale, in estate al momento dell’inizio del contagio, è rimasto contenuto;
- la carenza di vitamina D ha un ruolo dimostrato nella patogenesi della sindrome respiratoria acuta;
- la letalità del virus aumenta con l’età e con la presenza di comorbilità croniche, che a loro volta si associano a basse concentrazioni di 25-idrossivitamina D.
La dose raccomandata per le persone a rischio di influenza e/o Covid-19 è di 10.000 IU/d di vitamina D3 per alcune settimane, scendendo poi a 5.000 IU/d, in modo da raggiungere rapidamente e mantenere nel tempo una concentrazione di 25-idrossivitamina D superiore a 40-60 ng/mL (100-150 nmol/L). Per le persone già colpite dal coronavirus, potrebbero essere utili dosi ancora maggiori, sempre sotto stretto controllo medico.
Trial randomizzati controllati e ampi studi osservazionali potranno contribuire a valutare e a perfezionare queste raccomandazioni.
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