Hagström H, Simon TG, Roelstraete B, Stephansson O, Söderling J, Ludvigsson JF.
Maternal obesity increases the risk and severity of NAFLD in offspring
J Hepatol. 2021 Nov;75(5):1042-1048. doi: 10.1016/j.jhep.2021.06.045. Epub 2021 Jul 18
Valutare l’impatto dell’obesità materna sul rischio di steatosi epatica non alcolica (nonalcoholic fatty liver disease, NAFLD) nel neonato: è questo l’obiettivo dello studio coordinato da Hannes Hagström, ed espressione del Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia) e della Harvard Medical School di Boston (USA).
A partire dai dati dello studio nazionale di coorte ESPRESSO, i ricercatori hanno individuato tutte le persone residenti in Svezia, e di età non superiore a 25 anni, affette da steatosi epatica non alcolica diagnosticata tramite biopsia fra il 1992 e il 2016: complessivamente, 165 pazienti.
Ogni caso è stato abbinato per genere e anno di nascita con un massimo di 5 controlli sani (n = 717).
Attraverso lo Swedish Medical Birth Register sono poi stati recuperati l’indice di massa corporea (BMI) delle madri a inizio gravidanza e ogni altro possibile fattore confondente.
Dal calcolo degli odds ratio rettificati (aOR) è emerso che il BMI materno correla, sia in positivo che in negativo, con il rischio di NAFLD nel neonato:
- madre sottopeso: aOR 0.84; 95% CI 0.14-5.15;
- madre normopeso: aOR 1 (valore di riferimento);
- madre sovrappeso: aOR 1.51; 95% CI 0.95-2.40;
- madre obesa: aOR 3.26; 95% CI 1.72-6.19.
Lo studio rivela inoltre che:
- le forme più gravi di NAFLD (fibrosi o cirrosi confermate da biopsia) sono del pari più frequenti fra i neonati delle donne sovrappeso (aOR 1.94; 95% CI 0.96-3.90) e obese (aOR 3.67; 95% CI 1.61-8.38);
- gli indici di rischio per il NAFLD non cambiano in misura significativa quando si tenga conto dei casi di pre-eclampsia e diabete gestazionale;
- parametri comportamentali e socio-economici come il fumo, la provenienza da altri Paesi e un curriculum scolastico inferiore a 10 anni non alterano l’impatto primario del BMI materno, che si presenta quindi come un fattore di rischio indipendente.
I risultati della ricerca confermano quindi l’importanza di iniziare la gravidanza in peso forma (d’altronde fondamentale per ogni aspetto della salute), dando spazio al movimento fisico quotidiano e a una corretta alimentazione già nei mesi precedenti il concepimento.