Blandy LM, Beevers WA, Fitzmaurice K, Morris ME.
Therapeutic argentine tango dancing for people with mild Parkinson's disease: a feasibility study
Front Neurol. 2015 May 27; 6: 122. doi: 10.3389/fneur.2015.00122. eCollection 2015
Valutare l’efficacia e la sicurezza della danza, e in particolare del tango argentino, nella cura dei sintomi del morbo di Parkinson: è questo l’obiettivo dello studio condotto da L.M. Blandy e collaboratori, della School of Allied Health a Bundoora, Australia.
Le persone colpite dal Parkinson sperimentano un’ampia serie di disturbi del movimento e dell’equilibrio, con aumentato rischio di cadute. In questo contesto, la depressione e l’ansia peggiorano ulteriormente il quadro clinico e la qualità di vita. La danza terapeutica può facilitare il movimento e l’equilibrio, e migliorare l’aderenza alle terapie.
La ricerca ha coinvolto sei pazienti affetti da Parkinson leggero o moderato (tre uomini e tre donne, età media 64 anni). Per minimizzare il rischio di cadute, sono stati fissati due requisiti di ingresso: età non superiore ai 75 anni, indipendenza di movimento.
I partecipanti hanno seguito due lezioni di tango la settimana, di un’ora ciascuna, per quattro settimane, gestite da un insegnante professionista. Alle lezioni hanno presenziato anche i fisioterapisti.
La fattibilità e la sicurezza dell’iniziativa sono state misurate attraverso il livello di partecipazione attiva dei/delle pazienti, l’aderenza alle indicazioni dell’insegnante, la stanchezza accumulata e la sicurezza (misurata in termini di cadute ed eventi avversi). I livelli di depressione e di benessere sono stati misurati con il Beck Depression Inventory e il questionario Euroqol-5D, amministrati prima e dopo le lezioni.
Questi, in sintesi, gli interessanti risultati:
- durate le lezioni non si sono verificati eventi avversi, e il metodo si quindi è dimostrato sicuro;
- l’aderenza al programma è stata dell’89%;
- la depressione è migliorata.
Il tango argentino può dunque essere utilizzato, con un’attenta selezione dei/delle pazienti, per migliorare l’umore e la qualità di vita delle persone colpite dal morbo di Parkinson.