Palacios S, Currie H, Mikkola TS, Dragon E.
Perspective on prescribing conjugated estrogens/bazedoxifene for estrogen-deficiency symptoms of menopause: a practical guide
Maturitas. 2015 Apr; 80 (4): 435-40. doi: 10.1016/j.maturitas.2015.01.003. Epub 2015 Jan 24
Valutare gli studi più recenti sull’efficacia della terapia a base di estrogeni coniugati e bazedoxifene (che non è un ormone) nella cura dei sintomi legati alla menopausa in donne con utero: è questo l’obiettivo della review condotta da Santiago Palacios e collaboratori, dell’Instituto Palacios di Madrid, Spagna.
Le linee guida attuali raccomandano che la terapia ormonale sostitutiva (TOS) per le donne con utero includa un progestinico, per prevenire l’iperplasia endometriale. Tuttavia, molte delle preoccupazioni legate alla TOS sono proprio legate all’impiego del progestinico: si pensi al rischio cardiovascolare, alla densità della mammella e al sanguinamento vaginale iregolare.
La terapia a base di estrogeni coniugati e bazedoxifene – un modulatore selettivo del recettore estrogenico – è un’opzione priva di progestinico studiata per le situazioni in cui le formulazioni tradizionali non sono appropriate.
Questa nuova soluzione è stata studiata in cinque ampi ampi studi di fase 3 a doppio cieco, randomizzati e contro placebo (denominati Selective estrogens Menopause and Response to Therapy, SMART). In particolare si è studiata, su un arco temporale di 12 settimane, l’efficacia di una combinazione di 0,45 milligrammi di estrogeni coniugati e 20 milligrammi di bazedoxifene sui sintomi vasomotori e sulla massa ossea, e la sua sicurezza per il seno e l’endometrio.
Questi, in sintesi, i risultati:
- la terapia ha ridotto significativamente il numero e la gravità delle vampate in confronto al placebo (verifica effettuata alla quarta e alla dodicesima settimana)
- a differenza della terapia tradizione con progestinici, e del placebo, la combinazione di estrogeni e bazedoxifene non aumenta la densità del seno;
- la cura riduce l’incidenza del sanguinamento irregolare;
- in due studi su tre, la nuova terapia ha rivelato di avere un favorevole profilo di tollerabilità;
- gli eventi vascolari sono rari (meno dell’1 per mille).
Si tratta di un’ottima notizia per le donne in menopausa con utero. La terapia ha infatti il pregio di proteggere sia la mammella sia l’utero dal possibile effetto negativo, ancorché minimo, degli estrogeni usati nelle terapie ormonali. Perché il bazedoxifene riesce in questo compito protettivo? Perché è un “cugino” del tamoxifen, farmaco noto alle donne perché usato per prevenire sia il tumore al seno, sia sue eventuali recidive dopo una prima diagnosi. Entrambi sono “modulatori selettivi del recettore estrogenico” (Selective Estrogen Receptor Modulators, SERM). Il bazedoxifene è molto interessante perché, diversamente dal tamoxifen, oltre alla mammella protegge anche l’endometrio, che è la mucosa interna dell’utero.