L’iniziativa sui taxi gratuiti a Jesolo, per i giovani con tasso alcolico elevato all’uscita dalle discoteche, è inquietante. Sul fronte dei giovani, non sarebbe più efficace riprendere in modo deciso il tema sanzioni? Perché questa società ha così paura di punire, di sanzionare, perché “tutto va capito” e, di fatto, pericolosamente normalizzato? Perché si continua a stare dalla parte di chi fa del male, invece che dalla parte delle vittime, le persone innocenti travolte, ferite e uccise da chi guida ubriaco? Perché l’onda lunga dell’abbietto “nessuno tocchi Caino” continua a ramificarsi anche nei partiti che dovrebbero tutelare la legalità? Io sto dalla parte di Abele, in tutti i suoi volti e le sue forme.
Da cittadina che mette il rispetto della vita, altrui e propria, al primo posto, sono indignata nell’assistere alla crescente normalizzazione di comportamenti illegali, arrivando talora a premiarli. Se si devono spendere soldi pubblici per dare il taxi gratis a qualcuno, trovo etico darlo all’anziano o all’anziana soli e malati, per andare a fare una visita medica, non a dei giovani ubriachi.
Per affrontare il serio problema degli incidenti sotto effetto di alcol e stupefacenti servono rigore, impegno educativo e lungimiranza. Nell’emergenza attuale, servirebbero molto di più controlli di polizia a tappeto con etilometro nei parcheggi fuori dalle discoteche. Con una sola domanda da parte degli agenti di pattuglia: «Chi di voi sarà alla guida?». Se nessuno dei due, tre, o quattro che siano, è in regola per poter guidare, subito mega-sanzione pecuniaria e sospensione della patente per sei mesi la prima volta, per un anno la seconda, per sempre la terza. Poi a casa: a piedi, o con mezzi pubblici pagati di persona, o con un genitore che torna a prendere l’amata creatura per portarsela a casa a spese proprie. Il costo dei controlli sistematici di polizia rientrerebbe immediatamente: il costo quantizzabile con le multe, ma anche con i risparmi sulle degenze ospedaliere di ricovero e riabilitazione, nonché sui danni fisici e psichici irreversibili dopo incidenti gravi; e si eviterebbero i costi non quantizzabili, ma immensi, di dolore, di strazio, di vite amputate o distrutte per le vittime innocenti coinvolte negli incidenti, ma anche per i familiari degli irresponsabili alla guida o dei loro amici in auto, feriti o morti.
Sul fronte della prevenzione, l’educazione a far conoscere i danni da alcol sul cervello e sull’intera salute dovrebbe iniziare in famiglia fin da piccoli e, a scuola, fin dalle elementari. L’abuso di alcol è in aumento drammatico: già nel 2021, rispetto al 2020, i ricoveri in Pronto Soccorso sono aumentati del 20,2% (!) secondo il Sistema di Monitoraggio dell’Alcol (SISMA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) (dati del 13 aprile 2023). Il trend continua a crescere. Chi si interroga poi sugli effetti disastrosi che l’alcol ha sul cervello, sulle potenzialità di apprendimento e di autorealizzazione, oltre che sull’intero corpo dei nostri ragazzi? Come può un genitore non capire il disastro di avere un figlio o una figlia nati sani, le cui capacità e potenzialità sono amputate dall’alcol, fino a farne un killer alla guida? Come possiamo diventare conniventi con una tragedia annunciata?
Da medico, un commento in più sulla maggiore vulnerabilità biologica delle donne: a parità di dose, per esempio due bicchieri di vino a testa, gli effetti sono doppiamente tossici per le femmine, perché abbiamo meno della metà dell’enzima “alcol-deidrogenasi”, che elimina l’alcol; perché pesiamo meno, per cui le concentrazione nel sangue e nei tessuti sono più alte; e perché la dipendenza è più rapida per la maggiore vulnerabilità delle donne all’ansia e all’insidioso effetto ansiolitico dell’alcol.
L’abuso di alcol è maggiore nei maschi, ma i ricoveri in Pronto Soccorso per minorenni sono stati rispettivamente per i maschi il 7.5% e per le femmine ben il 17.3%, del totale (fonte: SISMA). I dati sono drammatici. Vogliamo leggerli con senso di responsabilità e sguardo costruttivo al futuro? Io sto dalla parte di Abele. E Abele sono anche tutti questi giovanissimi a cui non abbiamo fatto capire per tempo che l’alcol uccide la loro mente e il loro futuro, oltre alle vite altrui.
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