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Cocaina, pericolo mortale

07/06/2013

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“Gentile professoressa, sto leggendo “Zero zero zero” di Roberto Saviano, sull’industria della cocaina e la diffusione di questa droga nel mondo. E’ una testimonianza sconvolgente sul piano etico e sociale, ma io vorrei saperne di più anche dal punto di vista medico. Molti dicono che la coca, a differenza di altre sostanze, non fa male e non crea dipendenza: è vero? Che cosa è bene sapere? E quali messaggi dobbiamo passare ai nostri figli?”.
Cesare B. (Milano)
Gentile signor Cesare, la ringrazio per l’opportunità che mi offre di tornare su un tema che mi sta molto a cuore: gli effetti biologici e psicologici della cocaina sono gravissimi, e tutti noi – famiglie, scuola, media, medici, istituzioni – dobbiamo moltiplicare le iniziative di informazione ed educazione, soprattutto nei confronti dei giovani e delle fasce potenzialmente più vulnerabili della popolazione.

Perché la cocaina è così diffusa?

La coca agisce sui livelli di dopamina, un neurotrasmettitore che opera in tre aree cerebrali:
- la via appetitiva, che governa il desiderio fisico e mentale, la voglia di fare e di affermarsi;
- l’area motoria;
- l’area cognitiva che coordina il pensiero logico-lineare.
La cocaina aumenta la sensazione di energia e la resistenza alla fatica, anche quando le forze fisiche sono in ribasso per lo stress o la carenza di sonno, amplifica il piacere fisico e mentale, e riduce il senso di fame. Ma il conto da pagare, in termini di rischi per la salute, è altissimo.

Per quale motivo?

La cocaina ha una specifica tossicità per il muscolo cardiaco (miocardio) e i vasi sanguigni, in particolare quelli del cuore (le coronarie) e quelli cerebrali. Può quindi causare danni molto gravi, come l’infarto miocardico e l’ischemia miocardica, più o meno silente. L’uso cronico, inoltre, può provocare aterosclerosi, miocardiopatia, aritmie e ipertensione grave, che a sua volta può predisporre alle emorragie cerebrali.

Da cosa dipende una tossicità così grave?

Da quattro variabili fondamentali: dalle caratteristiche chimiche di base, da come è tagliata, da come la si assume, e dal livello di stress personale. Molti pensano che sniffarla esponga a rischi minori rispetto all’iniezione endovena. Ma questo è un tragico errore. La mucosa nasale, infatti, è molto estesa (un metro quadrato e mezzo, finemente ripiegato su se stesso) ed è ricchissima di recettori direttamente collegati al cervello: l’assorbimento nasale è quindi velocissimo, da pochi secondi a qualche minuto, e le concentrazioni della sostanza nel sangue raggiungono il picco già dopo 30-60 minuti. Il rischio massimo di danni cardiaci si corre quindi durante la prima ora dopo l’assunzione, ma è possibile che la tossicità si manifesti, sino all’infarto, anche dopo qualche giorno dalla sniffata.

Perché la cocaina è così dannosa per il cuore?

Per una complessa serie di fattori. Da un lato, la coca ha un potente effetto neurochimico sui recettori alfa e beta adrenergici, e causa quindi un aumento della frequenza del battito cardiaco e della pressione arteriosa: due fenomeni che accrescono la richiesta di ossigeno da parte del cuore. L’effetto alfa adrenergico, però, causa anche un vasospasmo coronarico, che riduce l’apporto di sangue, e quindi di ossigeno, al muscolo cardiaco.
A questo punto, affamato e al tempo stesso privato dell’ossigeno, il miocardio va in sofferenza (angina): e se questa situazione persiste, il danno per il cuore diventa irreversibile e si ha il vero e proprio infarto. Se è coinvolta solo una piccola area, questo danno può anche non dare sintomi (infarto silente) ed essere in parte recuperato. Se invece l’infarto è massivo, come succede soprattutto nei giovani, si ha rapidamente la morte.

Come si crea la dipendenza?

Attraverso la cosiddetta “legge della ricompensa”, che regola molti comportamenti umani e animali, e spinge a cercare e ricercare le sensazioni che stare bene. Il senso di forza quasi onnipotente generato dalla cocaina tende, in parallelo, a creare l’illusione di poter smettere quando si vuole. In realtà, quando l’effetto eccitatorio si spegne e la dopamina crolla al di sotto dei livelli normali, la persona si sente così svuotata e priva di forze, che il desiderio di un’altra dose diventa incontenibile. L’astinenza biochimica crea quindi la dipendenza psicologica, e poco per volta, senza nemmeno accorgersene, uno diventa ostaggio della sostanza.

Chi è più a rischio di usare la coca?

Il primo interludio del libro di Saviano – che fra l’altro, con quel ritmo implacabile, è uno straordinario pezzo di bravura narrativa – ci dice che chiunque può diventare un consumatore abituale. Entrando un po’ più nel dettaglio delle motivazioni di fondo, i soggetti maggiormente a rischio sono coloro che non sanno affrontare le difficoltà della vita e le sue frustrazioni, e che non sanno trarre dalle difficoltà un’occasione per mettersi in discussione, rinforzare le proprie motivazioni e affinare le proprie competenze. Coloro che credono che il corpo sia una macchina da far andare a mille, senza rispettarne i limiti e le esigenze di riposo. Coloro che cercano le scorciatoie, invece di accettare la fatica e la disciplina che il lavoro comporta.

E chi è più a rischio per i danni che essa comporta?

Innanzitutto gli adolescenti, perché il loro cervello è più vulnerabile agli effetti eccitatori e alla dipendenza psicologica indotta dalla sostanza. Poi le persone depresse, con disturbi d’ansia e personalità di tipo borderline, e i ragazzi che hanno deficit di attenzione con iperattività. Ma, in realtà, va ribadito con forza che chiunque è a rischio, anche la prima volta che ne fa uso.
Un altro dato da tenere presente è che non esiste una relazione lineare certa fra dose e rischio cardiaco, e quindi non è vero che il danno si verifichi solo ad alte dosi: in realtà anche quantità minime possono provocare una lesione cardiaca. Tuttavia, non esiste alcuna protezione nemmeno nell’essere consumatori abituali.

E' vero che la coca è in rapida diffusione anche fra le donne?

Purtroppo sì. La polvere bianca è in ascesa anche fra le giovani e meno giovani, e nel 75% dei casi è associata all’alcol: un mix micidiale perché dà origine al coca-etilene, una sostanza che prolunga gli effetti tossici di entrambe le sostanze soprattutto nelle donne, che hanno un deficit fisiologico dell’enzima che metabolizza l’alcol. Ma il dato più inquietante è che il 5% delle donne incinte fra i 15 e i 44 anni dichiara di assumere coca (e il 10% beve, e il 16% fuma). I rischi fetali, in questi casi, sono altissimi: i bambini nascono con un cranio e un cervello più piccoli, deficit comportamentali, motori e cognitivi, e crisi di astinenza sin dai primi giorni di vita (sindrome da astinenza neonatale, SAN).

In sintesi

La cocaina è pericolosissima e crea una dipendenza maligna, esattamente come tutte le altre droghe. Il messaggio da passare ai nostri figli è dunque quello di tenersene alla larga, e rifiutare con decisione ogni offerta di consumo, anche se gli altri ne fanno uso con disinvoltura. I rischi che abbiamo visti sono sempre in agguato, fulminei e devastanti: e dopo è troppo tardi. Educare i giovani a un’assunzione di responsabilità verso la propria salute fisica e psichica è quindi un’imperativo categorico per tutti coloro che non vogliono che la “zero zero zero” si trasformi in una sentenza di morte.

Apparato e patologie cardiovascolari Cocaina

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