E la cocaina? Le tossicodipendenti che in Italia hanno chiesto aiuto medico e psicologico sono 27.000. C’è da temere che altrettante o più stiano ancora vivendo la fase esaltata del «Ma se mi sento da dio, cosa vuoi che mi faccia di male!», e non abbiano iniziato a fare i conti con il lato oscuro che la droga presenterà. La polvere bianca è in ascesa nel gradimento di donne giovani e meno giovani, nel 75% dei casi associata ad alcol: un mix micidiale, perché crea il “coca-etilene”. Questa sostanza prolunga gli effetti tossici di entrambi soprattutto nelle donne che hanno un deficit fisiologico dell’enzima che metabolizza l’alcol.
Perché la coca è così sottilmente pericolosa? Perché va ad agire soprattutto sulla dopamina, un neurotrasmettitore che troviamo in particolare in tre aree cerebrali: nella via appetitiva (che governa il gusto di esplorare, il desiderio fisico e mentale, l’estroversione, la voglia di fare e di conquistare, e il piacere che ne deriva: è il cosiddetto ”seeking-appetitive-lust system”); nell’area motoria; e nell’area che governa il pensiero logico-lineare.
Perché un numero crescente di donne è sedotto dalla coca e dal suo primo complice, l’alcol? Per le stesse ragioni dei maschi, ma con una vulnerabilità doppia, a parità di dosi. La usano innanzitutto perché la polvere bianca aumenta chimicamente la sensazione di energia, di potenza, di capacità illimitata, anche quando le forze fisiche sono in ribasso per lo stress e/o la carenza di sonno: per questo vi ricorrono molte donne che non riescono più a reggere la competizione sul fronte professionale. La replica all’insidioso «Non ce la faccio più» non è una sana autocritica, una messa in discussione delle propria vita e delle priorità, ma una spinta chimica: una tirata e via, per illudersi di potere stare al passo con ritmi esasperanti e situazioni distruttive. La coca aumenta la resistenza alla fatica, nel breve termine: e sembra la soluzione magica di ogni senso di inadeguatezza. Nel lungo termine, tuttavia, il crescere della fatica e dello stress fisico e nervoso, che nel frattempo si accumulano come spazzatura tossica nel corpo e nella mente, e gli effetti negativi della droga stessa preparano le condizioni per un crollo da cui può non esserci ritorno: ipertensione, infarti cardiaci ed emorragie cerebrali presentano il primo conto, che può essere fatale, sul fronte cardiovascolare, mentre i danni cerebrali usurano in modo progressivamente complesso lucidità, capacità di analisi, comportamento e qualità del sonno, senza il quale il cervello perde la capacità di funzionamento ottimale, favorendo depressione grave, ansia distruttiva e pensieri ossessivi. La coca aumenta il piacere fisico e mentale: e sempre più donne, come gli uomini, cercano un erotismo fisicamente travolgente, indipendentemente da coinvolgimenti affettivi, spesso per avere una risposta sessuale che altrimenti non arriva più, o è ”annebbiata” e impoverita. «Mi serve per sentirmi viva», mi dice una giovane donna di 25 anni: ed è ben triste che un corpo così giovane si senta vivo solo se drogato. La coca riduce il senso di fame: il suo uso sta crescendo tra le donne con disturbi del comportamento alimentare, specie di tipo restrittivo fino alla franca anoressia. Non solo rende più facile il digiunare o limitarsi a spuntini minimi, ma modifica anche la percezione di sé. La donna magra e affamata si vede allora bella, luminosa, anzi scintillante e onnipotente.
Se le motivazioni generali all’uso di droghe, e coca in particolare, sono le stesse tra donne e uomini, nella donna c’è una conseguenza esclusiva: i danni al bambino se la coca viene assunta in gravidanza. «Chi vuoi che sia così incosciente da farlo?», si chiedono in molti. Purtroppo il 5% delle donne incinte tra i 15 e i 44 anni dichiara di assumere coca, il 10% alcol, il 16% di fumare: una percentuale allarmante, anche perché il dato è probabilmente sottostimato. Con quali conseguenze? Un dato grezzo dà subito l’idea del potente impatto biologico fetale: i bambini nati da donne che hanno fatto uso di cocaina (documentato dalla presenza dei suoi metaboliti nelle urine) hanno alla nascita cranio e cervello più piccoli, con conseguenze a livello comportamentale, motorio e della capacità di pensare e apprendere. Certo, questi rischi sono modulati dalla qualità delle cure dopo la nascita: ma è probabile che una mamma che ha bisogno di droghe per affrontare la vita quotidiana prima della gravidanza abbia ancora più difficoltà a gestirla dopo la nascita del piccolo, anche per il rischio di depressione più alto in chi ha fatto uso di droghe eccitanti e alcol.
Che fare? Mai banalizzare l’insidiosità delle droghe: il fatto che in molti usino la coca non è garanzia di innocuità, anzi. Non illudersi: «Tanto smetto quando voglio». La dipendenza psicologica, attivata dall’aumentato senso di benessere e di capacità di resistenza alla fatica, è un potentissimo fattore di motivazione a ricercarla, a dosi e con frequenza crescenti. Non rimandare la richiesta di aiuto: più dura l’uso, più è difficile liberarsene, perché la dipendenza biologica si intreccia a quella psichica. Non usarla in gravidanza, perché i problemi, dopo, raddoppiano. Attenzione: se la via per la parità nella vita e nella carriera è dura, le illusorie scorciatoie con la droga la rendono impraticabile, e alla fine, impossibile.
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