Liliana B. (Pescara)
La vera demenza di Alzheimer è provocata dall’accumulo nel cervello di una sostanza tossica per le cellule nervose, la beta-amiloide. Questa malattia può essere genetica, oppure “sporadica”, ossia senza familiarità. L’amnesia è provocata dalla distruzione progressiva dei neuroni “colinergici”, che coordinano appunto la memoria e il pensiero. Quando la malattia compare in forma clinica, l’80% di queste cellule è già andato distrutto e non è più possibile curarsi in modo efficace: ecco perché è fondamentale prevenirne l’insorgenza.
Le donne sono più vulnerabili degli uomini all’Alzheimer, perché la salute del loro cervello dipende in modo cruciale dai livelli di estrogeni. Al punto che la menopausa precoce, soprattutto dopo l’asportazione chirurgica delle ovaie, aumenta del 46% il rischio di ammalarsi, a meno che non si faccia una terapia ormonale sostitutiva almeno fino ai 51 anni, ma io consiglio molto più a lungo (se non ci sono controindicazioni maggiori). Gli ormoni non mettono al riparo da ogni rischio, ma possono aiutarci a migliorare il nostro invecchiamento, in sinergia con i giusti stili di vita.
La terapia estrogenica è più efficace se viene iniziata subito dopo la menopausa. Può invece diventare controproducente in età avanzata, quando la marcata aterosclerosi tende a scompensare sotto l’effetto degli estrogeni assunti tardivamente. La terapia, quindi, va fatta sempre sotto controllo medico, senza autoprescrizioni.
Inoltre, è importante adottare uno stile di vita sano: alimentazione equilibrata, sonno regolare, movimento fisico quotidiano (anche leggero), niente fumo, poco alcol. E tenere sempre il cervello in allenamento, dedicando ogni giorno un po’ di tempo alla lettura e all’apprendimento di qualcosa di nuovo e appassionante. Faccia visitare la mamma da un neurologo esperto in deterioramento cognitivo, così da fare una giusta diagnosi, per iniziare terapie adeguate. E le stia vicina: l’affetto resta prezioso, anche quando sembra che sia meno avvertito.
Tutti i sintomi della demenza
- amnesia: il deficit colpisce dapprima eventi sporadici della vita quotidiana (per esempio, ricordarsi che cosa si è mangiato a pranzo), poi si estende alla memoria “prospettica” (tenere a mente gli impegni della settimana), alla memoria “retrograda” (ricordare gli eventi del passato) e alla memoria “semantica” (che conserva le conoscenze acquisite nel corso della vita);
- afasia: disturbo della comprensione e/o della produzione del linguaggio;
- aprassia: incapacità di compiere gesti coordinati e finalizzati a uno scopo, anche se la volontà e la capacità motoria sono inalterate.
Perché gli estrogeni proteggono dall'Alzheimer?
- favoriscono la capacità delle cellule nervose di riparare i danni prodotti dall’invecchiamento e dalle sostanze tossice metaboliche ed ambientali;
- facilitano la produzione di neurotrofine e di altri fattori di sopravvivenza cellulare;
- rinforzano la plasticità sinaptica (ossia la capacità dei neuroni di stabilire connessioni fra loro);
- hanno un’azione antiossidante;
- potenziano l’azione di un gene che aumenta la resistenza delle cellule nervose all’azione tossica della beta amiloide.
Il gruppo di ricercatori coordinati da Alessandro Peri, del Dipartimento di Fisiopatologia Clinica dell’Università di Firenze, ha infatti recentemente scoperto come l’effetto degli estrogeni sia mediato da uno specifico gene, il Seladin-1 (Selective Alzheimer’s Disease Indicator-1). Questo gene sembra indurre la sintesi di colesterolo intracellulare che, in quantità adeguate, crea nella membrana cellulare un’efficace barriera nei confronti di molti agenti tossici tra cui la beta-amiloide, responsabile dell’Alzheimer. Ecco perché gli estrogeni rallentano l’invecchiamento cerebrale!
Il pericolo non viene solo dall'Alzheimer
- adottare stili di vita sani ed equilibrati;
- in caso di diabete, tenere sotto stretto controllo la glicemia;
- assumere vitamina B12 e acido folico, se carenti;
- controllare periodicamente che la tiroide funzioni bene;
- curare l’ipertensione;
- usare costantemente il profilattico, a meno che non si viva in coppia stabile e fedele.
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