Lucia (Cuneo)
Il principio attivo della nuova pillola è l’ulipristal acetato, una sostanza in grado di interferire con il meccanismo dell’ovulazione fino a 120 ore (5 giorni) dopo il rapporto a rischio, impedendo l’incontro fra ovocita e spermatozoo. Il Consiglio Superiore di Sanità, organo consultivo tecnico-scientifico del Ministro della Salute, ha dato il nulla osta alla commercializzazione, stabilendo però che il farmaco possa essere prescritto solo dopo un test di gravidanza precoce effettuato da un ginecologo. Per la messa in vendita definitiva, occorrerà anche il via libera dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Secondo il Consiglio Superiore di Sanità il test di gravidanza è necessario perché, se la fecondazione è già avvenuta e l’embrione è annidato in utero, l’ulipristal non agisce più e potrebbe anzi provocare dei danni. Tuttavia saremo l’unico Paese a richiedere il test (negli altri paesi Europei è già in commercio da tempo senza questa clausola all’uso).
L’ulipristal acetato ha un’azione più lunga rispetto a quella del levonorgestrel, contenuto nella “pillola del giorno dopo”. Per entrambi, l’efficacia contraccettiva massima, 95% circa, si registra entro 12 ore dal rapporto non protetto. Dopo 120 ore, l’efficacia del levonorgestrel scende al 25 per cento, mentre quella dell’ulipristal acetato rimane più elevata. In ogni caso, sarà meglio non attendere troppo nemmeno con la nuova pillola: con il passare delle ore, infatti, anche la potenza biochimica dell’ulipristal si riduce, aumentando il rischio di una gravidanza indesiderata. Da questo punto di vista, quindi, il test prescritto dal Consiglio Superiore di Sanità rappresenta un fattore critico, perché allunga il tempo che intercorre fra il rapporto a rischio e l’assunzione del farmaco, riducendone potenzialmente l’efficacia.
La pillola ha effetti indesiderati di lieve entità: mal di testa, nausea, lievi dolori addominali, perdite di sangue, irregolarità mestruali. Vere e proprie controindicazioni mediche all’assunzione non ce ne sono, se si escludono eventuali allergie agli eccipienti.
Da tutto ciò – e mi ricollego a quanto sottolineavo in apertura – si capisce bene come la pillola dei cinque giorni dopo non sia un’alternativa alla contraccezione tradizionale e non possa essere utilizzata con regolarità, anche perché questo significherebbe che la donna ha sistematicamente rapporti non protetti, con grandi rischi sul fronte delle infezioni e della fertilità. Malattie come la Chlamydia, infatti, possono comportare non solo dispareunia profonda, dolore pelvico cronico e infezioni pelviche, ma anche occlusione delle tube con conseguente rischio di gravidanze extrauterine o di sterilità. E il Papillomavirus può essere cancerogeno, giusto per menzionare due tra le malattie sessualmente trasmesse più frequenti. La contraccezione d’emergenza può essere utile nel caso in cui il profilattico si rompa durante il rapporto, oppure quando la donna – in via del tutto eccezionale – si trovi coinvolta in una situazione di intimità imprevista.
In tutti gli altri casi, la disponibilità dei prodotti di emergenza non elimina la necessità che ogni donna sessualmente attiva, e responsabile, pianifichi con il proprio ginecologo una strategia contraccettiva su misura. I metodi oggi a disposizione sono molti, dalla pillola a basso dosaggio al cerotto, dalla spirale all’anello vaginale, per non parlare del profilattico, che difende anche dalle malattie sessualmente trasmesse e che l’uomo – fatta eccezione per la coppia stabile e fedele – dovrebbe usare sempre, in ogni rapporto e sin dall’inizio del rapporto.
La pillola del giorno dopo
La pillola abortiva
Pillola abortiva - RU486 Pillola dei cinque giorni dopo Pillola del giorno dopo